La ricerca dell’equilibrio parte inevitabilmente dal centrocampo
Con l’arrivo di Rincon in estate il centrocampo del Torino ha aumentato il tasso muscolare e quest’aspetto è sicuramente positivo perché il venezuelano si distingue per saper bloccare le ripartenze degli avversari, anche se, alle volte, per farlo ricorre a falli tattici che poi gli fanno beccare delle ammonizioni. Infatti, dopo sette giornate si ritrova già in diffida avendo ricevuto quattro cartellini gialli. Non si tratta di uno che spezza le gambe agli avversari, sia ben chiaro, ma indubbiamente, se occorre, usa le maniere forti.
Con lui a comporre il centrocampo c’è Baselli che già nello scorso campionato era passato dall’essere troppo molle a metterci la giusta grinta e determinazione che unite all’avere una buona visione del gioco e i piedi, come si dice, “educati” lo hanno portato a un livello superiore con indubbi vantaggi per il Torino.
Altro elemento che grazie ai suoi muscoli può dare man forte alla mediana è Acquah che, però, non ha ancora trovato la giusta continuità nel rendimento e in alcune circostanze si fa prendere dalla foga finendo per risultare impreciso nei passaggi o non del tutto lungimirante nel scegliere la giocata più redditizia.
Un giocatore che unisce fisicità a buone doto tecniche e capacità di gestire la palla è Obi, ma, purtroppo, la fragilità muscolare lo perseguita e troppo spesso si ritrova in infermeria per lunghi periodi.
A completare il centrocampo ci sono Valdifiori che non ha caratteristiche da grande interditore, ma sa dettare i tempi del gioco e verticalizzare la manovra, ottime doti, però, per un centrocampo a due e un attacco con tre trequartisti e una punta centrale, com’è quello del Torino, rischia di non essere del tutto funzionale. E, infine, c’è Gustafson che anche per la sua giovane età è ancora un po’ grezzo per la categoria.
Sei giocatori per un centrocampo a due sono numericamente sufficienti, però, la fragilità muscolare di Obi sommata a qualche acciacco che nell’arco della stagione può capitare ad altri, come di recente a Valdifiori e poi ad Acquah, oppure a qualche stop forzato per squalifica, come quello della scorsa settimana di Baselli, rendono la coperta corta soprattutto se avvengono in contemporanea. Mentre le caratteristiche dei singoli componenti della mediana granata, forse, non sono del tutto ideali per il gioco di Mihajlovic. Così si spiegano le difficoltà a dare equilibrio alla squadra e questo genera partite dove le lacune finiscono per incidere sul risultato.
Al Torino manca un po’ la capacità di saper gestire il possesso palla degli avversari e in particolare arginare le ripartenze dell’altra squadra. Un centrocampo più capace di fare da argine esporrebbe meno la difesa a pericoli che si trasformano in gol subiti anche se l’avversario è modesto come accaduto con il Verona, ma non solo. Dare un equilibrio alla squadra non è facile tanto più se il gioco è votato all’attacco e di conseguenza sbilancia in avanti, ma un equilibrio va trovato per centrare l’obiettivo Europa League.
La cosa più semplice è agire in sede di mercato prendendo i giocatori con le caratteristiche più adatte, ma in estate non è stato fatto a sufficienza e adesso si dovrà attendere fino a gennaio. Chissà se nel cosiddetto mercato di riparazione il Torino agirà per sopperire a questo problema? I precedenti, purtroppo, non inducono all’ottimismo, infatti, nelle passate sessioni a gennaio i rinforzi sono sempre stati numericamente minimi e, soprattutto, quasi mai si sono rivelati utili.
Mihajlovic e il suo staff non possono fare altro che studiare correttivi, magari, arrivando anche a mutare qualche aspetto del gioco per mantenere efficiente l’attacco in termini di gol fatti e rendere più solida la difesa in modo che le reti subite siano ridotte al minimo sfruttando al meglio gli uomini che hanno a disposizione per il centrocampo.