La Primavera guidata da Longo ha degli obiettivi, meglio lasciarlo dov'è. Si vedrà a giugno cosa decidere
Il Torino è in crisi e da più parti c’è chi invoca il cambio d’allenatore perché la squadra gioca in modo prevedibile e parecchi calciatori sembrano l’ombra di loro stessi e Ventura non riesce a riportare sui binari il gruppo. Fra chi vorrebbe l’esonero del mister non pochi vedrebbero di buon occhio che la panchina del Torino fosse affidata a Moreno Longo, l’allenatore della Primavera che è riuscito due anni fa a condurre i suoi giocatori alla finale per lo scudetto e nella stagione scorsa a vincere il campionato e in questa la Supercoppa.
In tre anni Longo si è visto per tre volte smontare la squadra che aveva assemblato, e non solo per raggiunti limiti di età dei suoi calciatori, e in tutte le occasioni, prendendo i giocatori che gli sono stati consegnati, ne ha fatto un gruppo valido. In questa stagione non sta dominando il campionato di categoria come fece nello scorso, però, è al quinto posto e la sua squadra è in piena lotta per i play off e fra poco più di un mese, il 14 marzo, porterà i suoi ragazzi a disputare il Torneo di Viareggio, che è una tra le competizioni giovanili più prestigiose al mondo.
Togliere Longo alla Primavera per catapultarlo nella prima squadra vorrebbe dire privare del suo condottiero una formazione che ha degli obiettivi importanti. Sicuramente non si farebbe il bene della Primavera. Longo che cosa potrebbe portare alla prima squadra? Senza dubbio l’essenza granata, perché lui è cresciuto nelle giovanili del Torino e poi ha giocato in prima squadra e sa che valore ha la maglia del Toro. Basterebbe questo per trasformare gli attuali giocatori, che non riescono a esprimersi come potenzialmente dovrebbero saper fare, in calciatori che danno il cento per cento in campo? Mah, lui ce la metterebbe tutta per infondere un po’ di Toro in loro, ma è tutto da vedere se loro hanno la capacità e la voglia di assorbire, anche solo in parte, l’essenza granata di Moreno Longo. La prima squadra non ha più obiettivi ormai, se non quello di concludere dignitosamente la stagione, quindi è meglio lasciare Longo dov’è e il Torino si tiri fuori da solo dal tunnel dove si è infilato.
Indubbiamente Longo ha il diritto, conquistato sul campo a suon di prestazioni positive delle squadre giovanili che ha allenato, di cimentarsi in qualità di mister di una prima squadra, ma è giusto che lo faccia dalla prossima stagione con un progetto suo e non da subentrante, come soluzione di comodo e a basso costo per la società. Moreno Longo merita di più di questo Torino che in venti partite, dalla quinta alla ventiquattresima, ha racimolato diciotto punti e che nelle ultime gare non è andato oltre uno zero a zero con l’ultima in classifica, Verona, un due a due con la quartultima, Sampdoria, acciuffando il pareggio nell’ultimo minuto di recupero e che ha perso con una squadra che aveva prima del match un punto meno di lui, Chievo. Verona, Sampdoria e Chievo non hanno rubato nulla, anzi, meritato i punti che hanno fatto con il Torino, perché è il Torino che non ha fatto quello che doveva. Longo con la Primavera ha fatto e sta facendo quello che deve, forse anche di più, quindi è giusto che continui.
Si spera che un giorno Moreno Longo diventi l’allenatore del Torino prima squadra, ma che possa farlo scegliendosi i giocatori e plasmandoli in modo da programmare un ciclo, il sospetto è che questo ciclo potrebbe togliere soddisfazioni maggiori dal vincere qualche partita con una grande ogni tanto o calcare i campi internazionali, dopo anni, ma per una sola annata. Una cosa è certa già fin da ora, Longo dopo un derby perso quattro a zero senza giocare non avrebbe mai detto: “Nessun dominio Juve. Ingenuità che servono per il futuro”. Per dirla tutta una sua squadra non avrebbe mai aspettato i bianconeri nella propria metà campo nella speranza di colpirli in contropiede.