Izzo lo stakanovista: finora non ha perso un minuto. Meglio tirare il fiato?
Un pilastro del Toro, Armando Izzo, lo è stato praticamente fin dal suo arrivo in granata. Subito entrato al centro delle cronache cittadine, anche per i meno attenti alle vicende calcistiche, come "sosia" di Cristiano Ronaldo e belloccio del pallone locale, l'ora 27enne difensore centrale di piede destro, al quale, nonostante l'impostazione tattica nettamente differente da quella che caratterizza modulo e movimenti di Mazzarri, il CT azzurro Roberto Mancini non sembra voler rinunciare, a costo di impiegarlo occasionalmente da terzino, si è guadagnato l'attenzione di tutti grazie a una seconda parte di stagione sulla cresta dell'onda, tra fine 2018 e prima metà del 2019. Superando probabilmente persino Nicolas N'Koulou come massimo beniamino difensivo dei tifosi granata. Questo già prima dei fattacci di agosto, figuriamoci ora.
Dando un'occhiata ai freddi, algidi numeri legati al minutaggio, emerge il dato legato all'insostituibilità di Izzo, resa effettiva e letterale da Mazzarri: l'ex-Genoa è uno degli undici giocatori di movimento del campionato a non aver finora mancato nemmeno un minuto dello stesso. Elenco composto da una maggioranza relativa di difensori centrali (Izzo, l'interista Skriniar, il capitano milanista Romagnoli, lo juventino Bonucci, il viola Milenkovic, il salentino Lucioni), da una consistente rappresentanza di laterali arretrari (il romanista Kolarov, lo scaligero Faraoni, il doriano Murru), completato dal playmaker neroazzurro Brozovic e dal fantasista offensivo isolano Joao Pedro. Al netto di questo undici atipico, privo di portieri, ma ricco di pilastri, è un bene che, nonostante una rosa difensiva piuttosto folta, Mazzarri non possa fare a meno di rivolgersi all'Armandone per sbrigare le faccende di copertura sul centro-destra del suo terzetto di backline?
Per completa e pregnante che sia, l'esperienza di Izzo nel campionato in corso rischia di diventare più faticosa dell'ascolto integrale di "St. Anger" dei Metallica. E, come quel riff-o-rama che a tratti rischia di ripetersi infruttuosamente, lo sforzo dell'atleta campano, lo evidenzia la maggioranza delle sue più recenti prestazioni, tende a divenire inefficace, su una struttura di squadra che, vittima di un circolo vizioso, ne risente profondamente, e al tempo stesso appesantisce il rendimento dei singoli. Al centro N'Koulou non è più lo stesso, è evidente, mentre il centro-sinistra, tra infortuni e flop, è sede di un andirivieni secondo solo alle porte del Mariposa Saloon. Tutta la responsabilità, innanzitutto dal punto di vista, giace e pesa sulle spalle di Izzo, suo malgrado chiamato a degli straordinari, non solo in termini di minutaggio, ma anche di guida psicologica della squadra, forse insostenibili. E, se è vero che appare arduo immaginare un Toro senza Izzo, al netto dei tanti recenti inciampi di quest'ultimo, continuare a contare solo e sempre su di lui, per ogni singola frazione di gara, rischia di dar seguito a quel calo che lo sta rendendo irriconoscibile, rispetto ai punti di eccellenza in tante occasioni toccati lungo il 2018/19. Stagione che, se qualche mese appariva fin sottotono rispetto ad aspettative forse anche troppo elevate, ora ci appare come un bellissimo miraggio, quasi un'Utopia moriana.