Il Torino si sta sgretolando: ci vuole un patto per non farlo rompere

Individuare, affrontare e risolvere i problemi. Tutti nel Torino hanno responsabilità per l’attuale situazione. Cambiare rotta è possibile se c’è la volontà.
21.10.2019 13:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Belotti e Cairo
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Belotti e Cairo
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Agire prima che sia troppo tardi. Senza sprofondare nel pessimismo cosmico di chi già pensa che il Torino lotterà per non retrocedere bisogna, però, prendere atto della situazione perché è evidente che non si tratta solo di un problema di scarsa condizione fisica, ma che c'è qualcosa di più. Serve, infatti, prendere coscienza che la squadra ha dei problemi a livello di gioco e a livello di testa sia per quel che riguarda i singoli sia per quel che riguarda il collettivo. Errori importanti sono stati fatti da tutti. Dalla società nella gestione, prima, della separazione dall'ex direttore sportivo Petrachi e, dopo, del caso Nkoulou e sulle scelte e tempistiche relative al mercato. Dall'allenatore sulla preparazione della stagione, sulla gestione di alcuni giocatori, sull'impianto di gioco e sull'avvallare il mercato. Dai giocatori sulla concentrazione, sulla propria gestione e sul modo di stare in campo. Ma non è questo il momento di iniziare una caccia alle streghe o, peggio ancora, di fare lo scaricabarile. Tutti, però, con franchezza e onestamente devono assumersi le proprie responsabilità. Indietro non si può tornare, ma si è assolutamente in tempo per migliorare la situazione con beneficio per tutti.

Società, allenatore e giocatori devono dirsi in faccia quali sono i problemi in modo che perplessità e malumori non restino più o meno celati finendo, inevitabilmente, per peggiorare la situazione e, infine, fare un patto per risolverli. Chi ci sta è dentro il progetto e chi non ci sta, senza rancore da parte di nessuno e senza essere accusato di remare contro poiché ognuno ha le sue ragioni, è fuori. Poi tutti insieme, convinti, compatti e uniti, si adottano soluzioni, ovviamente condivise e portate avanti con coerenza, per evitare che i problemi diventino irrisolvibili. Il tutto, va da sé, deve essere comunicato con estrema franchezza all’ambiente in modo che ci sia il supporto anche esterno.

E’ fondamentale che si agisca subito. La posizione in classifica al momento non è così deficitaria perché - pur avendo lasciato per strada già parecchi punti viste le sconfitte con Lecce, Sampdoria, Parma e Udinese, che non sono tra le squadre più forti della categoria - il Torino è comunque a metà classifica e a quattro punti dal quinto posto, altre squadre stanno attraversando un periodo di difficoltà e si è solo all’ottava giornata. Che sia chiaro, non si può neppure pensare che miracolosamente senza nulla fare o adoperandosi al minimo i problemi svaniscano. Ma se si mette in atto un programma per far sì che i giocatori abbiano una condizione fisica migliore e che possano giocare a ritmi meno da bradipi, se si adotta un impianto di gioco senza troppe varianti tenendo conto delle caratteristiche dei calciatori facendoli giocare nel ruolo naturale e se si azzerano le gerarchie mandando in campo chi può (fisicamente e mentalmente) e sa (per giocate individuali e interazione con i compagni) garantire prestazioni degne di tale nome allora molto probabilmente i problemi, se non del tutto, almeno in parte si risolveranno, se c’è la volontà da parte di tutti di farlo. Nel frattempo la società deve agire in modo che subito appena si aprirà il mercato a gennaio chi non vuole restare o chi non è funzionale sia ceduto e sostituito con altri che garantiscano un valore aggiunto.
Ci vuole un patto fra tutti perché il Torino si sta sgretolando e non si può farlo rompere.