Il pareggio con il Chievo è la sconfitta della speranza?
Claudio Piana
Come da tradizione il Chievo e Di Carlo si rivelano avversari difficili per il Toro, che non riesce a portare a casa i tre importantissimi punti che gli avrebbero permesso di avvicinarsi al Lecce ed al Bologna. La mancata vittoria pesa e peserà molto sulle possibilità di raggiungere l’obiettivo della salvezza perché rappresenta il terzo consecutivo pareggio in uno scontro diretto, due dei quali in casa.
Se il pareggio di Lecce poteva essere visto come un punto guadagnato, ma solo per il modo in cui è stato raggiunto, quelli con Reggina e Chievo sono senz’ombra di dubbio quattro punti gettati al vento (che diventano sei se si aggiungono quelli che andrebbero sottratti alle dirette concorrenti). A Lecce non si è stati in grado di sfruttare il momento difficile della formazione salentina che in casa, per via della contestazione dei propri tifosi, fatica più che in trasferta dove ha raccolto sette punti nelle ultime tre partite. Un minimo di cinismo in più, dopo la rete del 2-2, avrebbe permesso ai ragazzi di Novellino di dare il colpo di grazia alla formazione di Beretta.
I commenti sono stati comunque tutto sommato positivi perché nella rimonta del Toro si è visto il ritrovato carattere della squadra, capace di realizzare e recuperare tre reti agli avversari. Le sensazioni positive sono però ben presto naufragate, infatti tre giorni dopo i granata hanno disputato una delle peggiori partite della stagione contro la Reggina in notturna all’Olimpico. Tutti i limiti del Toro sono per l’ennesima volta venuti a galla e solo la finestra del mercato ancora aperta lasciava un filo di ottimismo tra i tifosi, che vedevano nella prestazione offerta un campanello d’allarme. Era chiaro infatti che cosa mancava al Toro e quindi forte la speranza che si sfruttasse il mercato per risolvere gli evidenti squilibri della squadra. La partita con il Chievo, invece, da qualunque lato la si analizzi non offre aspetti positivi, a parte forse la rete di Ventola, giocoforza diventato prima riserva dopo la partenza di Amoruso.
Diversi sono al contrario i motivi di sfiducia che vanno dall’ennesima rinuncia al gioco nella prima frazione di gioco, all’incapacità di amministrare il vantaggio trovato nel momento di maggior pressione dell’avversario, all’occasione mancata anche per un riavvicinamento con il pubblico, al quale i calciatori avevano chiesto di non fischiare durante la partita per non mettergli pressione ma al quale i calciatori stessi ogni tanto dovrebbero anche dare e non solo chiedere. Se si aggiunge poi che la direzione arbitrale ha evidenziato come il Torino società sia poco considerato nel nuovo-vecchio palazzo calcistico, il quadro che ne esce è tutt’altro che rassicurante per i tifosi, gli unici che sembrano accorgersi dell’incubo nel quale si sta vivendo, impotenti però di risvegliare una squadra carente di leader e quindi di personalità.
A colpire sono anche le parole del timoniere di questa squadra, il mister Novellino, che si dice contento della prestazione e rammaricato per la classifica bugiarda. Premesso che prendere a termine di paragone la sfida con la Reggina per evidenziare gli aspetti positivi della prestazione odierna equivale a “barare”, l’augurio è che tali parole siano dettate da un atteggiamento da psicologo del mister, consapevole che in questo momento la carota serva più del bastone su ragazzi incapaci a reagire con la rabbia agonistica che un toro ferito dovrebbe avere.