Il mercato del Torino è iniziato discretamente ora servono un paio di colpi

Puntare su giocatori da rilanciare non permette una programmazione a medio termine e non coincide con risultati positivi duraturi sul campo. L’utile complessivo della società nel 2014 è stato di 10.582.839 euro.
21.06.2015 13:30 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Il mercato del Torino è iniziato discretamente ora servono un paio di colpi
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

La politica adottata dal Torino negli ultimi anni ha portato la squadra a ottenere risultati che mancavano da moltissimo tempo e su questo non si discute, così com’è un dato di fatto che mettere un tetto e mantenerlo sia sul costo dei giocatori sia sugli ingaggi permette di avere i conti in ordine e con i tempi che corrono è importantissimo più ancora dei risultati ottenuti sul campo, Parma e Genoa docet. Premesso questo, non è possibile non porsi la domanda su quale sia la strada da percorrere per alzare l’asticella.

 

Nelle ultime stagioni il Torino per innalzare il tasso qualitativo dell’organico ha puntato su giocatori che avevano bisogno di rilanciarsi e su giovani di prospettiva, più qualche “usato” sicuro, ad esempio Moretti che ha reso come ci si aspettava, e questo ha dato un’ulteriore spinta verso traguardi più ambiziosi, però, oggettivamente non basta e i riscontri sono sotto gli occhi di tutti. Nell’anno di Cerci e Immobile sul campo il Torino ha conquistato il settimo posto, ottimo traguardo per una squadra che due stagioni prima era in serie B, ma bisogna ricordare e sottolineare che per l’accesso all’Europa League è dovuta intervenire una circostanza favorevole esterna: la mancata licenza Uefa al Parma. Quest’anno la squadra in campionato ha fatto due passi indietro, infatti, ha chiuso il torneo al nono posto. Cerci e Immobile non c’erano più perché ceduti e chi è arrivato, su tutti Quagliarella e Maxi Lopez, per quanto abbia fatto non è riuscito a far bissare alla squadra il risultato finale della stagione precedente, perché due soli giocatori, di cui uno arrivato a gennaio, non bastano per fare la differenza, ce ne vogliono di più con un tasso qualitativo di un certo livello. Non conta che in rosa ci fossero Darmian, Glik, Moretti e Gazzi poiché erano già presenti anche nella stagione precedente. E’ inutile gonfiarsi il petto dicendo che il Torino è arrivato agli ottavi in Europa League e che questo ha finito per togliere risorse perché si svia dalla questione. Se una squadra ha ambizioni a livello internazionale non può non fare bene anche in campionato altrimenti sarà una meteora in Europa e non si potrà parlare di salto di qualità, di innalzare l’asticella.

 

Puntare quindi sui giocatori da rilanciare non porta a una duratura crescita perché una volta che il calciatore è stato rilanciato se ne va, se poi non trova altrove la fortuna sperata non riguarda il Torino, il problema è del giocatore. In questa fase che precede l’inizio del calciomercato vero e proprio il Torino ha già messo a segno due acquisti: Avelar e Acquah, il primo va nella direzione dei rinforzi che non dovrebbero tradire le aspettative, il secondo è un giovane di prospettiva. Come inizio non è male, ma si tratta solo di un inizio che va completato con arrivi di spessore, almeno un paio, uno a centrocampo e uno in attacco, ovviamente escludendo dal computo la sostituzione, con elementi adeguati, di chi  eventualmente sarà ceduto. Sono tanti i nomi di possibili nuovi calciatori per il Torino che provengono da situazioni in cui non hanno trasformato il potenziale in resa sul campo. Zapata, Jorginho, ma anche El Shaarawy e Destro, e magari tornerà di moda anche Ilicic e qualche altro. Se mai qualcuno di questi giocatori dovesse essere messo a disposizione di Ventura sarebbe l’uomo giusto? Forse per una stagione, esagerando per due e poi? Si rivoluziona di nuovo la squadra?

 

Nel 2014 l’utile complessivo del Torino è stato di 10.582.839 euro, nel 2013 il bilancio della società chiuse con un attivo di 1.070.775, in un anno l’incremento è stato quasi del mille per cento. A questa cifra vanno aggiunti 5,7 milioni dall’Uefa relativi alla tranche per la fase preliminare e quella a gironi dell’Europa League e ne arriveranno altri per la partecipazione ai sedicesimi e agli ottavi. Gli incassi non finiscono qui perché ci sono anche ben 38 milioni dei diritti televisivi, il settimo posto della scorsa stagione è stato anche un affare dal punto di vista economico. Un gruzzolo per il mercato c’è pur tenendo conto dei costi, senza neppure contare su quanto potrebbe arrivare da cessioni eccellenti, non troppe ovviamente, diciamo non più di due su quattro. E il fatto che Cairo continui a ribadire che non vuole cedere i pezzi da novanta, se non glielo chiedono espressamente e che comunque non andranno via dopo il trenta di giugno, è un ottimo segnale che, però, va confermato con i fatti. I soldi che ci sono nelle case societarie vanno spesi bene e con lungimiranza in modo che l’asticella sia innalzata veramente e che ci sia un riscontro con i risultati sul campo, altrimenti è solo un vivacchiare camuffato da soddisfazione, un anno in Europa League e la vittoria del derby o con qualche altra squadra più forte, spacciandolo per crescita che, però, è un’altra cosa.