I problemi a segnare e sull’assetto derivano anche dal mercato
Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà perché la sensazione che al Torino manchi sempre qualche cosa non è solo dettata dalla percezione soggettiva di chi osserva giocare i granata è anche riscontrabile in modo molto più oggettivo dai risultati fin qui ottenuti in campionato: otto punti, sei gol realizzati e nove subiti in otto partite. E’ doveroso lasciare stare quanto fatto in Europa League perché Brommapojkarna, Rnk Split, Club Brugge, Copenhagen e Hjk Helsinki sono squadre con un tasso tecnico nella maggior parte dei casi minore rispetto a Inter, Sampdoria, Hellas Verona, Cagliari, Fiorentina, Napoli, Udinese e Lazio, infatti, il Torino ha superato i turni preliminari ed è primo nel girone con due punti in più della seconda (Club Brugge), mentre in campionato è dodicesimo, ma con soli due punti in più delle terz’ultime Cesena e Palermo, neo-promosse in serie A. Qualcuno dirà che i granata sono a soli due punti dalla Fiorentina che oggettivamente ha un potenziale superiore, vero, però le assenze in casa viola di Rossi e Gomez hanno un peso specifico che non può essere sottovalutato e poi non si può non guardarsi prima di tutto alle spalle quando si è nel gruppo di chi non riesce ad allontanarsi dalla zona a ridosso da quella della retrocessione.
I problemi del Torino sono in parte dovuti dall’aver cambiato quasi mezza rosa in estate, dodici i giocatori nuovi su un totale di ventisette, e aver puntato su parecchi ragazzi dalle buone potenzialità, ma inesperti e quasi tutti stranieri che non conoscono il nostro campionato. Generalmente un giovane se è inserito in un contesto di discreto o buon livello ha la possibilità di maturare senza avere il peso di dover dare sempre un contributo significativo e se nel corso di una partita commette qualche errore ci pensano i compagni intorno a rimediare. Se, invece, si trova in un gruppo che ha assoluto bisogno che tutti i suoi elementi siano al cento per cento della forma e non commettano errori allora faticherà molto di più e ogni sua incertezza o sbaglio finirà per pesare parecchio sulla squadra e di conseguenza sul risultato. Altra fonte dalla quale scaturiscono i problemi del Torino è che i giocatori che hanno maggiori capacità ed esperienza non sempre hanno continuità nel rendimento e pur profondendo grandissimo impegno, come Quagliarella e Amauri, non sempre riescono a dare il massimo, così come pesano gli infortuni che in più di un’occasione hanno condizionato le scelte dell’allenatore. In assoluto il mercato estivo del Torino non è stato sbagliato, ma alcune scelte potevano essere evitate e si doveva puntare un po’ di più su giocatori che garantissero maggiore continuità visto poi che la squadra era impegnata su due fronti, campionato ed Europa League, e che almeno nella prima parte della stagione era certo che si sarebbe giocato spesso ogni tre giorni. In attacco Quagliarella e Amauri rappresentano i cosiddetti usati sicuri, grande esperienza, personalità, doti tecniche e fiuto del gol maturati in anni di attività, ma finora non sono bastati e le alternative Barreto, Larrondo e Martinez non danno garanzie sufficienti, un po’ a causa degli infortuni per quel che riguarda Barreto e Larrondo, che hanno però anche oggettive difficoltà a segnare e in tal senso i loro curricula parlano chiaro, un po’ per la giovane età di Martinez. Non c’è quindi da stupirsi che il Torino segni con il contagocce.
Esempio lampante dei problemi che affliggono la squadra granata la partita con la Lazio che già in partenza ha individualità e quindi anche collettivo superiore al Torino, se a questo si somma che le due mezze ali erano Benassi e Sanchez Miño ecco che si spiega come in parte i granata abbiano faticato e finito per perdere. Benassi e Sanchez Miño hanno indubbie qualità, però poca esperienza dovuta alla loro giovane età (20 anni l’italiano e 24 l’argentino che è alla sua prima stagione in Italia e anche in Europa) e quindi nei tempi degli inserimenti, nella precisione dei passaggi, nella visione del gioco, nella conoscenza dei dettami dell’allenatore ogni tanto peccano e non riescono a dare il massimo contributo. Questo è fisiologico e non significa assolutamente che i due non siano giocatori sui quali puntare, ma inseriti in contemporanea in campo ha fatto si che su cinque centrocampisti due hanno faticato troppo e questo è stato un indubbio vantaggio per la Lazio. Come se questo non bastasse anche giocatori di grande esperienza e buone capacità come Gillet, Quagliarella e Amauri domenica non hanno fatto la differenza quindi tutto l’impianto di gioco ne ha risentito e le conseguenze si sono viste sul risultato che inevitabilmente è stato una sconfitta. Per di più Ventura ha optato per giocare tutto il primo tempo e parte del secondo con una sola punta di ruolo, Quagliarella, mettendo alle sue spalle un centrocampista offensivo, Farnerud, che è riuscito a segnare il gol del momentaneo vantaggio, ma che ha lasciato troppo a lungo la squadra con un solo uomo di ruolo a reggere il peso dell’attacco e ha fatto si che, soprattutto nella prima mezzora, il baricentro della formazione fosse troppo arretrato con la conseguenza che i rifornimenti per Quagliarella sono risultati scarsi per non dire quasi nulli e che fosse arduo riuscire a far salire la squadra e anche questo ha contribuito a rendere difficile la manovra offensiva.
E’ indubbio che Ventura avesse gli uomini contati soprattutto a centrocampo per la squalifica di El Kaddouri, che però anche quando è a disposizione continua, come già lo scorso anno, a peccare di discontinuità, per l’infortunio di Gazzi, la cui assenza si è sentita tantissimo, come anche per quello di Basha che toglie una pedina al mister, per l’aver mandato Nocerino a giocare con la Primavera in quanto bisognoso di accumulare minuti per ritrovare la piena forma dopo l’infortunio. Tutto questo però impone un discorso sul mercato estivo e sulle scelte fatte dalla società e avvallate dall’allenatore tenendo anche conto che Farnerud e Basha erano già infortunati prima dell’apertura del calciomercato e che si sapeva che sarebbero stati fuori per molto tempo e che qualche problema fisico capita sempre durante la stagione, come successo a Nocerino e Gazzi, o che ci sia qualche squalificato, leggasi El Kaddouri, così finisce per rientrare nell’ordine naturale delle cose trovarsi con uomini contati. Infatti, con la Lazio c’erano a disposizione i soli Benassi, Vives, Ruben Perez, Sanchez Miño e Farnerud, rientrante dopo un’assenza di più di sei mesi per infortunio, ovvero cinque giocatori per quattro posti e tre dei quali, Benassi, Ruben Perez e Sanchez Miño, con poca esperienza perché giovani. Anche in attacco ha pesato in parte sulle scelte del mister l’assenza di Larrondo restato a Torino ad allenarsi per ritrovare la forma migliore dopo l’infortunio e il fatto che Barreto fosse al rientro da uno stop per problemi fisici, però far accomodare Amauri in panchina è stata una scelta tecnica, magari calcolata per gli impegni ravvicinati, ma pur sempre una scelta.
Il fatto che il Torino in estate era stato costruito pensando al 3-5-2 e che poi Ventura abbia dovuto in più di un’occasione cambiare modulo passando al 3-4-1-1 e anche in alcuni frangenti al 3-4-2-1 e al 3-4-3 non è dovuto al fatto che la squadra ha la capacità di mutare pelle a seconda delle situazioni e dell’avversario, ma che fatica a trovare l’assetto e gli equilibri che permettano di non correre troppi rischi in difesa e di essere efficace in attacco. L’assetto migliore non è ancora stato trovato seppur la preparazione estiva sia iniziata il primo luglio e con quasi tutti i giocatori a disposizione e se da una parte i nove gol subiti in otto partite non sono pochi, ma neppure destano particolari preoccupazioni, dall’altra i soli sei realizzati sono un bottino deficitario e indicano che la squadra in fase offensiva ha problemi. Una soluzione va trovata perché se il Torino continuerà così ora di gennaio, quando riaprirà il calciomercato e si potranno, spendendo, trovare soluzioni ai problemi prendendo giocatori adatti a risolverli, il rischio che sia troppo tardi è alquanto elevato e alla fine del campionato il posto in classifica potrebbe essere ben inferiore al settimo posto dello scorso anno. Senza neppure pensare al rischio di retrocedere, anche solo piazzarsi fra il decimo e il quindicesimo posto significherebbe che in Europa quest’anno i granata sono stati delle meteore e il cammino verso lo stabilizzarsi nella parte sinistra della classifica ha subito una battuta d’arresto. Sarebbe proprio un peccato.