I nodi vengono tutti al pettine: il Torino ha una rosa inadeguata in ogni reparto
Ieri il Napoli ci ha messo 12 minuti per regolare i conti con il Torino, doppietta di Anguissa, e dopo 37’ aveva già chiuso la partita grazie al gol di Kvaratskhelia. La rete di Sanabria (44’) non ha di fatto riaperto la partita, anche se poi nel secondo tempo, i granata sono andati in campo con maggiore determinazione facendo vedere un po’ più di gioco e creando qualche occasione da gol: la più nitida quella di Radonjic che aveva costretto il portiere del Napoli ad effettuare la parata più importante del suo match (84’) e nei minuti di recupero del primo tempo era ancora stato Sanabria ad andare vicino al raddoppio mandando poco oltre il palo (45’+2’) e prima ancora Vlasic (18’) aveva impegnato Meret a respingere la palla. Troppo poco per pensare di contrastare una squadra forte come quella di Spalletti e anche nella ripresa quando si è visto un pressing maggiore da parte del Torino e una gestione della palla a tratti più efficace si è avuta la netta sensazione che dipendesse anche dal fatto che i partenopei forti del 3 a 1 dovevano solo controllare la gara risparmiando le energie per la Champions League, infatti martedì affronteranno ad Amsterdam l’Ajax.
A fine partita Juric ha poi puntato il dito sulla “mancanza di attenzione ai particolari” dei suoi, “sull'assenza di "italianità" nel gruppo” e “sull'atteggiamento meno attento di chi è tornato dagli impegni con le rispettive nazionali”. Di sicuro il reparto difensivo sarebbe dovuto stare più attento. Milinkovic-Savic soprattutto sul secondo gol di Anguissa e su quello di Kvaratskhelia avrebbe potuto fare meglio. Djidji, Buongiorno e Rodriguez non sono esenti da colpe sui tre gol subiti. Singo, Lazaro e Aina sulle fasce hanno dato un contributo decisamente scarso. In mezzo al campo solo Lukic ha fatto il possibile per arginare Anguissa, Lobotka e Zielinski e Linetty non gli ha dato una mano sufficiente. Sulla trequarti Miranchuk non ha illuminato e Vlasic è stato l’ombra di se stesso, meglio Radonjic ma è entrato troppo tardi per riuscire ad incidere. Sanabria la sua parte l’ha fatta. La mancanza di aggressività e di attenzione e il concedere troppo agli avversari, come ha detto il mister granata, sono state determinanti nella sconfitta. E non meno ha influito la “ mancanza di “italianità”, ovvero la voglia e la cattiveria di fare risultato”. Ma il Torino è mancato anche nella capacità di lettura delle situazioni e ha faticato toppo nell’impostare soprattutto nel primo tempo. Gli impegni con le Nazionali pesano indubbiamente, ma il Napoli è la squadra che ha avuto più di tutte le altre giocatori andati via durante la sosta senza che questo incidesse più di tanto perché ha una rosa qualitativamente adeguata per gli impegni che deve sostenere e per gli obbiettivi prefissi.
Alla vigilia della partita Juric si augurava che la sua squadra “portasse il risultato a casa” grazie a una prestazione condita di “malizia e furbizia” e con “la voglia di portare gli episodi dalla nostra parte”. Al Maradona così non è stato. Il Torino paga il ritiro svolto senza la maggior parte dei rinforzi , l’avere una rosa con troppi giocatori con poca esperienza, l’avere anche troppi stranieri che conoscono poco il campionato italiano e che si conoscono ancora troppo poco fra di loro con l’handicap di parlare tante lingue differenti che non aiuta né a comprendere del tutto l’allenatore e lo staff né a intendersi in campo sia in allenamento sia in partita, e soprattutto pecca di vera qualità in tutti i reparti. Le vittorie con le neo promosse, Monza, Cremonese e Lecce, e il pareggio con la Lazio avevano illuso, ma le sconfitte con Atalanta, Inter, Sassuolo e Napoli, le ultime tre consecutive, hanno evidenziato tutti i limiti. Sono bastate otto giornate per far venire tutti i nodi al pettine: il Torino ha margini di crescita, ma fondamentalmente resta una squadra incompleta e adeguata a un campionato di media classifica.