ESCLUSIVA TG – Gino Latino: “Chi scende in campo deve sapere che indossa qualcosa più grande di lui. Amare il Toro vuol dire anche non accontentarsi mai. La pazienza é veramente finita”

ESCLUSIVA TG – Gino Latino: “Chi scende in campo deve sapere che indossa qualcosa più grande di lui. Amare il Toro vuol dire anche non accontentarsi mai. La pazienza é veramente finita”
Gino Latino
© foto di Stefano Barbieri per Gino Latino
Oggi alle 08:00Primo Piano
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Gino Latino è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Latino è un dj, producer che si divide fra l’Italia e Londra, voce storica del Torino calcio, attualmente speaker di Radio Grp e grande tifoso granata. Con lui abbiamo parlato dell’inizio di stagione non positivo del Torino.

Il Torino è al 16° posto, insieme a Parma e Lecce, e ha 5 punti dopo 6 partite.  E’ la squadra che in Serie A ha incassato più reti, 13, e ha fatto 5 gol. Stupito o se l’aspettava visto il mercato fatto in estate e il calendario?
“Purtroppo non sono stupito. Dopo vent’anni di gestione Cairo, abbiamo imparato che al Toro manca un progetto vero, di lungo periodo. Ogni estate si riparte con qualche rattoppo, senza una visione tecnica chiara. Il mercato è stato povero di idee e di ambizioni e i risultati si vedono. Il calendario non aiuta, ma non può essere una scusa: se prendi 13 gol in 6 partite vuol dire che qualcosa non funziona alla radice. Dispiace perché noi del Toro meritiamo molto di più”.

A fine giugno in un’intervista rilasciata a noi di TorinoGranata.it aveva detto che non si aspettava nulla da Baroni, ora pensa che possa tirare fuori il Torino dalla situazione in cui è?
“Baroni non è il colpevole, è solo l’ennesimo parafulmine. Lo rispetto, ma non potevo aspettarmi che cambiasse la storia di questi vent’anni con la bacchetta magica. Gli hanno dato una squadra senza anima e senza qualità in certi ruoli: cosa può fare? Il problema non è chi siede in panchina, ma chi costruisce la panchina”.

Cairo ha detto di avere fiducia in Baroni, ma se dovesse perdere con il Napoli il rischio esonero tornerebbe?
“Sì, il rischio c’è, perché al Toro si vive sempre alla giornata. Ma cambiare Baroni ora sarebbe l’ennesimo errore: non puoi chiedere miracoli a uno che ha una squadra incompleta e senza certezze. Il problema non è in panchina, è in società. Finché non si capirà questo, continueremo a girare in tondo, tra illusioni estive e delusioni autunnali”.

Cairo ha anche suggerito a Baroni di continuare con il 3-5-2 “può essere il modulo ideale, capace di garantire equilibrio tra solidità difensiva e spinta offensiva”, concorda con il Presidente?
“Che il presidente suggerisca il modulo all’allenatore è già di per sé preoccupante. Il 3-5-2 non è né buono né cattivo, dipende da come lo interpreti, ma il punto è un altro: serve rispetto dei ruoli. Baroni deve poter lavorare in libertà, senza indicazioni “dall’ufficio”. Cairo farebbe meglio a preoccuparsi di dare una rosa all’altezza, più che di parlare di moduli. Quando è il presidente a suggerire la tattica, vuol dire che qualcosa non funziona nella catena delle responsabilità”.

Quanti punti pensa che il Torino possa fare nelle prossime partite con Napoli, Genoa, Bologna, Pisa e Juventus?
“Guardando il calendario e lo stato della squadra, non mi aspetto miracoli. Con Napoli e Juventus sarà durissima, mentre con Genoa, Bologna e Pisa si può sperare di portare a casa qualcosa. Se il Toro facesse 5 o 6 punti in queste cinque partite sarebbe già un segnale di ripresa, ma serve un cambio di atteggiamento mentale: bisogna tornare a giocare con orgoglio e coraggio, non solo a difendersi”.

La contestazione dei tifosi nei confronti di Cairo continua, ma anche la squadra e l’allenatore se non otterranno risultati positivi con prestazioni decenti finiranno nel mirino. Secondo lei la squadra va comunque sostenuta oppure è giusto fischiarla se non rende?
“Il Torino si ama sempre, ma non si deve accettare tutto. I tifosi devono sostenere la maglia, i colori, la storia, ma non possono restare in silenzio davanti alla mediocrità. Fischiare non significa tradire, significa pretendere rispetto per la nostra passione. Chi scende in campo deve sapere che porta addosso qualcosa più grande di lui: se lo onora, lo stadio lo sosterrà sempre. Se no, la contestazione è legittima. Amare il Toro vuol dire anche non accontentarsi mai. La pazienza é veramente finita. Grazie dell’ospitalità e SEMPRE SOLO FORZA TORO!”.