C'è solo il Toro
Flavio Bacile
Novanta minuti di Toro vero, autentico, quello insomma da stropicciarsi gli occhi, contro la seconda forza del campionato, oggi per dire la verità troppo piccola per essere la squadra principale indiziata alla promozione diretta, eppure è finita in pareggio, un pareggio che è una beffa in tutti i sensi, per gioco espresso, forza e voglia messa in campo, e recriminazioni. Finalmente comincia a vedersi il Toro di Lerda, quello cioè che mette al primo posto il gioco, con una crescita del collettivo evidente, con il centrocampo nuovamente protagonista, e la difesa orfana di incertezze e cali di concentrazione.
La partita dice che per novanta minuti in campo c’è stato principalmente il Toro, che se non ha dominato l’avversario poco ci manca, con trame di gioco convincenti e finalmente ad ampio raggio, coinvolgendo tutti, ma proprio tutti i protagonisti, sia nella fase offensiva sia in quella difensiva. Più che di reparti corti, si può parlare di una compagine unica, capace di muoversi sempre all’unisono, che, come una perfetta orchestra ha suonato un unico spartito. Alla fine la sensazione è stata che il Toro può non solo lottare fino alla fine per la promozione diretta, ma con due o tre rinforzi veri, azzeccati non per magia o per grazia ricevuta, può realmente dominare il girone di ritorno. Quanto al Siena, una prestazione negativa ci può anche stare, ma la forza del suo collettivo non è assolutamente in discussione.
C’è però da dire una cosa. È evidente che se Conte può permettersi il lusso di lasciare in panchina Mastonunzio, e di far ruotare Calaiò, Reginaldo, Brienza, e Larrondo, qualcosa significa. Il Toro, perso Bianchi, che dovrebbe rientrare a gennaio, sacrifica Sgrigna in una posizione non a lui congeniale, e lascia in panchina l’uomo preso dal Q.P.R. come vice Bianchi, tra l’altro l’unico sostituto del capitano in rosa. Sembrerebbe quindi, una bocciatura in piena regola per Pellicori. Resta questo pensiero, se Cairo e Petrachi pensano che questo sia il Toro giusto per puntare con decisione alla massima serie, la via è unica, rafforzare la panchina e portare a casa tre colpi autentici. Quanto alle scelte di Lerda, un unico piccolo appunto personale, non mi è piaciuto Iunco in versione “Scaglia”. Iunco ha delle qualità offensive inequivocabili, chiedergli di fare la differenza offensiva con grande sacrificio in fase difensiva non mi pare onestamente possibile.
Quanto all’arbitraggio, se Conte pensa di potersi lamentare per l’espulsione di Larrondo, che ha praticamente messo le mani in tasca all’arbitro per dissuaderlo dall’ammonirlo, di più può fare Lerda, che non solo si può lamentare per un’ammonizione, la prima a Pratali, assolutamente ingiusta, per un fallo di mano in area di rigore, non sanzionato dal sig. Tozzi, per un’espulsione quanto meno assurda, con tanto di scambio di persona, ma anche per una punizione portata sul limite dell’area di rigore in posizione defilata, quando il fallo, e, questo è evidente, era avvenuto da tutt’altra parte, almeno 4 metri più indietro.
Insomma, il nostro campionato inizia lunedì prossimo. Una vecchia battuta, che oggi come oggi potrebbe avere un significato quasi profetico. Il profeta si chiama Cairo, Petrachi l’attendente, con tanti saluti a babbo Natale.