Bonifazi: “Sono pronto per la serie A. Devo migliorare ma ho esuberanza fisica e personalità”

03.08.2017 16:21 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Bonifazi: “Sono pronto per la serie A. Devo migliorare ma ho esuberanza fisica e personalità”
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© foto di Diego Fornero/Torinogranata.it

Il difensore centrale, Kevin Bonifazi, ha parlato in conferenza stampa. Ecco che cosa ha detto:

Moreno Longo ha detto che lei era uno fra i difensori più forti che avesse avuto, l’è stato utile per tornare al Torino?

“Con mister Longo ho sempre avuto un bel rapporto, anche se non sempre cordiale e sereno abbiamo due caratteri forti e do conseguenza ci siamo anche scontrati, ma sempre con al massima intelligenza e rispetto reciproco. Ci sentimmo prima dell’inizio della scorsa stagione quando dovevo decidere se andare al Matera, con un allenatore che avevo già avuto, oppure alla Spal e gli chiesi un consiglio. In quell’occasione ci confrontammo e poi decisi di andare alla Spal. Questo dimostra il rispetto e stima che ho per lui. Essere tornato al Torino per me rappresenta un grande onore vestire questa maglia ed essere qua”.

Il passaggio da una categoria all’altra è un passo importante, da quando si allena con Mihajlovic quanto si sente più forte e quanto ha imparato?

“Il passaggio di categoria l’avevo già fatto dalla Lega Pro alla B, adesso dalla B alla A il gradino è più indubbiamente più alto, ma se ti sai calare e immedesimare negli ambienti dove stai si può riuscire ad esprimere le proprie qualità. Bisogna capire i propri limiti e sfruttare i propri punti di forza e spero e credo di riuscire a fare ciò bene”.

Quali sono i suoi pregi e i suoi difetti?

“Sicuramente i miei pregi sono l’esuberanza  fisica e la personalità, mentre devo migliorare sotto ogni aspetto e in particolare crescere a livello tattico perché a 21 anni non si può essere un difensore che sa tutto, infatti, spero e cerco di apprendere ogni giorno”.

Dal punto di vista tecnico a quale difensore s’ispira?

“A Sergio Ramos perché, secondo me, è arrivato a rivestire questo ruolo quando ha trovato la maturità e una completezza personale perfetta e di conseguenza penso che interpreti questo ruolo nel miglior modo possibile”.

La proposta che ha ricevuto dallo Zenit, ci racconta com’è andata?

“Mi ha fatto piacere che mi abbia cercato lo Zenit perchè vuole dire che la mia stagione scorsa ha avuto un risalto non solo nazionale, ma anche internazionale. E questo sicuramente mi fa piacere, ma per me stare qua al Torino è veramente onore ed è già stato uno scalino alto sul quale sono salito. La maglia granata è importante e sono felicissimo di essere qua”.

Lei e Lyanco siete due giovani che concorrete per un posto da titolare da strappare a Rossettini e Moretti, si sente un po’ in concorrenza con Lyanco?

“Sì, quando si fa questo lavoro è normale che ci sia concorrenza. C’è concorrenza con Lyanco, ma anche con Moretti e Rossettini e con qualsiasi persona voglia ricoprire il mio ruolo. Allo stesso tempo, però, c’è  fuori dall’ambito lavorativo un’amicizia che sta nascendo con tutti quanti e non va a incrinare i rapporti di lavoro. E’ normale che ognuno debba giocarsi le proprie carte, però dicevo, che questo non intacca i rapporti personali”.

Mihajlovic ha detto che con qualche innesto il gruppo è i grado di competere per un posto in Europa, qual è la sua opinione?

“Premetto che non ho l’esperienza per dire ciò che può fare una squadra in serie A, a prescindere dal Torino, ma ci sono molte squadre organizzate che possono esprimere un bel gioco, quindi, ci sarà da lottare dalla prima all’ultima partita per questo traguardo”.

La sua forte personalità le fa dire di essere pronto subito per giocare in A?

“Se dovessi essere chiamato in causa per la prima di campionato mi sentirei più che pronto, poi, sarà il campo a dire se lo sarò o meno. Personalmente non mi spavento davanti a nulla, questa è un occasione per la quale lavoro ogni giorno”.

Lei era fra i convocati dell’ultimo stage a Coverciano, le ha aumentato l’autostima?

“E’ una delle cose che ti fa capire che hai lavorato bene durante l’anno. E’ stata una gratificazione professionale importantissima per me. Lo stage non è stato né un punto d’arrivo né una cosa che mi aspettavo e quando è arrivata la convocazione per me è stata un’emozione doppiamente forte e  l’ho vissuta con il massimo dell’impegno, ma anche con grande serenità perché ho dalla mia parte tutto  il tempo per vestire la maglia della Nazionale Italiana”.

La politica della federazione aiuta voi giovani? Vi sentite parte del progetto azzurro?

“Sì, onestamente quello che mi piace di questo progetto è che hanno iniettano un embrione di quello che è il calcio della Nazionale italiana nei giovani e questo ti porta ad essere pronto nel momento in cui si è chiamati perché già si sa a grandi linee a livello tattico ciò che si deve fare. Secondo me questo facilita l’inserimento se in un eventuale futuro dovessi essere chiamato”.  

Domani con l’Huddersfield Town pensa che giocherà dall’inizio?

“Sono amichevoli e nella scorsa con il Guingamp prima ero rimasto due giorni fermo quindi sono entrato in un secondo momento. In queste due amichevoli giocheremo tutti a prescindere se nella prima o nella seconda e non penso se sarò fra i titolari oppure no, ma che devo fare bene”.

Che cosa chiede alla prima stagione in A?

“Chiedo a me stesso il medesimo impegno che ho profuso l’anno scorso. Ho affrontato momenti difficili, però, ho avuto la forza e la tenacia di non mollare e di allenarmi duramente ogni giorno come se fosse l’ultimo.  Questo, secondo me, è l’unico modo per emergere nel calcio: non molare mai sia quando le cose vanno bene sia quando vanno male”.

Sentendola parlare emerge che ha le idee molto chiare sul presente e sulla sua prospettiva futura. Questo è veramente il suo carattere?

“Sì, nel lavoro come nella vita bisogna darsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli a breve e a lungo termine perché questo aiuta e stimola nel lavoro. Se non si hanno obiettivi non si dà abbastanza importanza al lavoro e alla vita. La mia filosofia è di pormi degli obiettivi e cercare di raggiungerli nel minor tempo possibile”.

Lei è di Roma?

“No. sono di Toffia. Un paese di mille persone tra Roma e Rieti, praticamente sono il sindaco. L’anno scorso quando sono tornato mi hanno fatto una festa tipicamente paesana con i lunghi tavoli e le panche in legno spaghettata, torta in mio onore e vino nelle brocche. E’ stato bello”.   

Lei è laziale o romanista?

“La mia famiglia è laziale, ma io non tifo per nessuna delle due squadre romane. Gioco nel Toro e tifo per il Toro”.

A Ferrara non ha giocato subito titolare poi però si è conquistato il posto, giusto?

“Io sono stato in tribuna per dodici volte. Andavo ad Ascoli, a Frosinone  facendo cinque ore di pullman e poi mi vedevo la partita dagli spalti. E’ stata dura e difficile perché se avessi avuto 26 anni e avessi avuto già alle spalle tanti campionati fra i professionisti avrei penato che era l’allenatore a non vedermi, ma a 20 anni mi ponevo la domanda se ero in grado di fare il calciatore professionista. La mia tenacia e la mia forza interiore mi hanno mi hanno aiutato in quel periodo e anche compagni come Antenucci, che ha giocato nel Toro. Vi rivelo un aneddoto: dopo 5/6 giornate in un’intervista gli chiesero chi lo aveva impressionato di più fra i nuovi arrivati e lui disse ridendo: “Mi prenderete per matto ma dico Bonifazi, anche se non è stato ancora mai convocato. Vedrete che darà a vedere in futuro di che pasta è fatto”. Queste sono piccole cose, ma ti fanno capire che si è sulla strada giusta”.

Le piacerebbe essere la sorpresa di questo Torino?

“Sì, non mi pongo limiti, tutto può succedere. Dipende solo da me riuscire a ripetere ciò che ho fatto l’anno scorso”.

C’è un Toro con e senza Belotti ha detto Mihajlovic, anche voi giocatori percepite questa differenza?

“La quadra è competitiva, ci sono giocatori veramente forti e importanti e in caso di cessione di Belotti non faranno sentire la sua mancanza, pur essendo lui un giocatore importantissimo. Andrea è forte e per la squadra importantissimo, ma ci tengo a ripetere che l’organico è valido e non trovo un elemento che non serva al progetto”.

Lei ha molti tatuaggi, hanno significati particolari?

“Sì hanno tutti un significato, ma se ve li spiegassi tutti ci vorrebbero quaranta minuti. Uno lo tengo per me perché riguarda una vicenda personale che non ho mai condiviso, ma posso dirvi di quello con il teschio e le rose: il teschio rappresenta la morte e i boccioli di rosa e le rose fiorite la rinascita dopo la morte, infatti, spuntano dal teschio. L’ho fatto dopo il fallimento del Siena quando mi sono ritrovato senza squadra e quella era la morte, ma poi mi ha preso il Torino  ed è stata la rinascita”.

Che ricordi ha degli inizi al Torino quando è arrivato in Primavera?

“Onestamente mi sentivo di poter essere un giocatore importante per quella Primavera e dopo aver visto le metodiche di allenamento di mister Longo e come tutti noi ragazzi seguivamo ciò che ci diceva e consigliava in breve tempo ho capito che avevamo la grande opportunità di poter vincere e quando l’ho capito realmente mi è scattata la voglia di lavorare per ottenere qualche cosa. E così è stato”.

Da centrale difensivo preferisce stare a destra o a sinistra in una difesa a quattro?

“Ho giocato sia da centrale destro sia sinistro e per me è indifferente”.

Moretti è un punto di riferimento per lei?

“Sì, Emiliano è un professionista prima si tutto ed è un ottimo calciatore. Penso di non dover dire nulla di lui perché parla la sua carriera”.

Ma forse spera di arrivare in Nazionale prima di lui?

“Sì è ovvio che speri di arrivare in Nazionale il prima possibile, ma intanto  lui ci è arrivato”.

La prima stagione in Lega Pro fra Benevento e Casertana è stata difficile, ma forse le ha forgiato il carattere?

“Non so se sia realmente così, ma non credo che la panchina o la tribuna forgino il carattere. Dipende da come ognuno vive le esperienze sia che si giochi sia che non si giochi. Se mettessimo trenta partite in più tra i professionisti nelle mie gambe e nella mia testa sarei un giocatore migliore di quello che sono. Non è questo che mi ha forgiato, ma tutto è servito per arrivare dove sono e poteva andarmi anche meglio perché ho giocato poco”.

Con chi condivide la camera in questo ritiro?

“Fino a questa mattina con Lyanco, poi lui è andato via perché non sta bene e adesso con Avelar”.