Aldo Agroppi: "Al Toro serve un mediano come me"
Abbiamo intervistato in esclusiva Aldo Agroppi, centrocampista del Torino dal 1967 al 1975, e con lui parlato della sua ex squadra.
Il Torino ha terminato il girone d’andata in linea con l’obiettivo stagionale, ma in organico ci sono delle lacune da colmare e per il momento la società ha raggiunto l’accordo con l’’Udinese per l’arrivo di Barreto. Come vede il Toro?
“Non bisogna cedere agli allarmismi perché è vero che non sono arrivati nuovi giocatori, ma il mercato chiuderà fra diciannove giorni quindi c’è ancora tempo. Il Torino non può spendere le cifre che possono permettersi squadre come il Milan, la Juve o l’Inter, ma deve vivere su qualche scambio. In attacco è andato via Sgrigna e arriverà Barreto e qualche altro giocatore, ma tutto sommato non cambierà molto il valore della squadra. Si sapeva fin dall’inizio che bisognava giocare per non retrocedere e quindi mi sembra logico quello che sta avvenendo al Torino. Io non mi sono mai montato la testa e nessuno deve farlo: grandi giocatori non ce ne sono per cui bisogna fare gruppo e lottare con altre cinque, sei, sette squadre per non retrocedere”.
Alcune altre squadre che hanno lo stesso obiettivo stagionale del Torino come Pescara, Genoa e Palermo si sono già rafforzate di più, questo non rischia di mettere i granata in difficoltà?
“Rimanderei queste valutazioni alla chiusura del calciomercato. Sono sicuro che al Torino qualcuno arriverà, quando non ci sono molti denari a disposizione bisogna essere cauti sulle operazioni da intraprendere e speculare per esempio sui centomila euro, quindi aspettiamo”.
Alcuni tifosi sono preoccupati perché a centrocampo la squadra è schierata con due giocatori e in più occasioni ha faticato ad impostare la manovra d’attacco oltre a non segnare molto e magari preferirebbero che fosse adottato un modulo che favorisca di più le caratteristiche degli attaccanti. Lei che ne pensa?
“Quando non si vince è chiaro che i tifosi si attaccano a tutto: alle formazioni sbagliate, agli errori in marcatura, allo schierare due soli uomini a centrocampo, mentre quando si vince tutto è perfetto e l’allenatore è un fenomeno. Questo è sempre accaduto, non è mica una novità di oggi. I giudizi dei tifosi e dei giornalisti, negli elogi e nelle critiche, sono legati ai risultati e se non sono positivi o stentano ad arrivare si spulcia per andare alla ricerca degli errori, ma se non si è preparato in prima persona la partita come si fa a sapere se in campo qualcuno ha sbagliato oppure no? Lasciamo lavorare Ventura che al primo anno in granata ha riportato il Torino in serie A e non mi pare poco, lui sa quello che deve fare”.
In generale, visto anche l’andamento del campionato, lei è fiducioso per il girone di ritorno?
“Se oggi fosse finito il campionato il Torino sarebbe salvo, tutti sapevamo fin dall’inizio che si sarebbe lottato per restare in serie A quindi non allarmiamoci, non piangiamo e non contestiamo. Sarà un girone di ritorno durissimo e potrà succedere di tutto per sei-sette squadre: dal salvarsi tranquillamente al retrocedere. Se il Torino riuscisse a trovare un mediano come Agroppi sarebbe già un bel passo avanti”.
Lei ha un nipotino che gioca a calcio vero?
“E’ ancora giovane, ne riparliamo fra cinque-sei anni”.