Al Torino serve una rivoluzione di mezza estate per puntare all’Europa
Mihajlovic ha ben chiaro quanto valgono i giocatori che ha attualmente in organico e sa benissimo che per puntare all’Europa serve cambiare, non solo dare un’aggiustatina alla rosa. La società deve prenderne atto e agire tempestivamente, il tempo stringe. Stringe maledettamente perché verosimilmente sabato si giocherà la Coppa Italia con la Pro Vercelli di Moreno Longo e la settimana successiva sarà già campionato con il Milan. Iniziare bene è fondamentale e non si può crogiolarsi sul fatto che il Torino nelle amichevoli disputare durante la seconda metà del ritiro abbia vinto, ai calci di rigore, con il Benfica, e ancora con l’Ingolstad e l’Hull City e pareggiato con il Lipsia.
L’unico reparto che può essere considerato a posto è l’attacco grazie agli arrivi di Ljajic, Iago Falque e Boyè. Per la verità il mister ha detto chiaramente che Falque è fuori condizione e che Boyè è forte e duttile, infatti, può giocare sia centrale sia esterno a destra o a sinistra, ma deve migliorare, però, comunque può essere utilizzato da subito e se si aggiungono Martinez e Maxi Lopez, oltre ovviamente a Belotti, titolari e riserve per il tridente d’attacco non mancano. Senza dimenticare i giovani Aramu e Parigini che sono decisamente chiusi dai compagni, ma che in teoria possono agire sia come esterni d’attacco sia a livello del centrocampo. Al più potrebbe esserci un avvicendamento fra Maxi Lopez e Abel Hernandez, nel ruolo di punta centrale.
I dolori arrivano per gli altri reparti: centrocampo, difesa e porta. Mihajlovic è stato chiarissimo sabato sul far della sera dopo la partita con l’Hull City nonostante gli arrivi del giovanissimo Lukic e di Tachtsidis serve un centrocampista da mettere davanti alla difesa e magari anche una mezzala, Vives andrà via e Acquah, Benassi (alle prese con l’infortunio alla caviglia sinistra), Baselli (ha problemi d’affaticamento muscolare) e Obi, per motivi differenti, non hanno dato assolute certezze al mister, molto probabilmente rimarranno tutti e quattro, ma non bastano e Kucka, Bruno Henrique e Grenier rimangono fra i papabili e anche Valdifiori non è tramontato, pur tenendo conto delle difficoltà che ci sono fra Torino e Napoli per la questione Maksimovic.
In difesa il discorso è ancora più delicato visti i tanti, recenti e di vecchia data, infortunati. Zappacosta e Molinaro sono quelli che hanno i problemi fisici al momento più importanti, possibile stiramento per il primo e taglio sopra la rotula per il secondo, Avelar non si sa quando sarà a disposizione dopo le operazioni dello scorso campionato, Jansson ha problemi al ginocchio e Ajeti ha preso un colpo al polpaccio nella gara con l’Hull City. Peres non è considerato affidabile da Mihajlovic in fase difensiva, Bovo e Silva non son veloci in marcatura e Moretti ha trentacinque anni. Barreca non si è ancora mai cimentato con la serie A. Ecco che quindi Tomovic, De Silvestri e Calabria diventano quasi indispensabili, però, tocca alla società sbrigarsi a cedere chi non rientra nei piani del mister e prendere i giocatori che servono. Maksimovic, anche lui acciaccato, è sicuramente il difensore sul quale l’allenatore vuole puntare, ma le costanti richieste da parte del Napoli che gli offre un ingaggio decisamente superiore (non meno del doppio, stando a voci provenienti da più parti) di quello che percepisce attualmente dal Torino fanno sì che pur blindato, da società e mister, consideri l’eventualità di andare via.
Infine la porta. Gomis era partito nelle gerarchie come il portiere titolare, ma qualche uscita non perfetta ha messo in discussione il fatto che sia già pronto per il salto dalla serie B alla A. Padelli il più delle volte ha un rendimento sufficiente, ma gli mancano quegli acuti per renderlo l’indiscusso padrone della porta e qualche volta incappa in titubanze e sviste che danno da pensare. Ichazo, partito più in sordina di tutti, è forse quello che ha colpito di più Mihajlovic per la personalità dimostrata in un paio d’interventi nella partita con il Lipsia. Gabriel sembra in pole position per approdare in granata e Padelli potrebbe andare all’Atalanta, qualora Sportiello finisse al Napoli, o magari anche al Palermo.
Tra entrate e uscite si profila una mezza rivoluzione. Mihajlovic è un vincente, lo era da giocatore e lo è altrettanto da allenatore, e non si può dargli una squadra incompleta o con giocatori non abbastanza importanti per le ambizioni europee, altrimenti si vanifica il fatto di avere preso un allenatore come lui. La sottolineatura fatta dal mister di non aver potuto giocare le amichevoli “con gli uomini al completo o con almeno otto-nove titolari” non è un capriccio di chi si lamenta per partito preso, ma l’esigenza di chi vuole portare il Toro fuori dal limbo di metà classifica e con le incertezze che aleggiano su tante squadre di serie A: se non ora, quando?