Al Torino serve in entrata un nome di spessore per l’effetto domino
I giorni passano e la rosa del Torino resta impoverita dai non riscatti e dalla futura cessione di Bremer e dal sempre più probabile addio di Belotti. Per quel che riguarda i non riscatti - a parte quello di Brekalo che si è sfilato lui non volendo rimanere, ma questo suo no per il Torino è un segnale molto negativo - mettono comunque la squadra nella condizione di essere privata di giocatori titolari, in particolare quelli di Praet e Mandragora, pur tenendo in massima considerazione le parole di Juric “è anche una grande occasione perché, secondo me, per queste cifre si possono prendere giocatori migliori”. La frase fu pronunciata dall’allenatore quando parlava di Brekalo, ma vale in assoluto. Così come in assoluto è facile pensare che Juric voglia che giocatori come Praet e Mandragora restino perché lui sa quanto possono dare, tenuto anche conto dei loro acciacchi fisici, e loro conoscono che cosa vuole l’allenatore in campo, per cui in assenza di altri più forti è meglio tenersi chi già c’era.
Il direttore tecnico Vagnati in questi giorni riparlerà con il Leicester per cercare di ottenere ancora in prestito Praet e sono in corso trattative con la Juventus per avere Mandragora con un congruo sconto, ma al momento non vi sono certezze che i due giocatori tornino a vestire la maglia granata. E questo non depone a favore del Torino che, come ha detto Juric, ha bisogno di 10 giocatori per andare a colmare il vuoto di quelli che sono da considerarsi andati via, Bremer, Ansaldi, Fares, Pobega, Mandragora, Praet, Brekalo, Pjaca, Belotti e Pellegri. E di certo non bastano i ritorni dai prestiti di Verdi, Segre, Kone e Millico per pensare che qualche buco sia riempito altrimenti Juric non avrebbe indicato in 10 il numero di giocatori che servono. Anche i vari sondaggi o abbozzi di trattative per giocatori più o meno noti che sta facendo la dirigenza granata sono troppo poco per dare un segnale consistente.
La situazione del Torino è quindi critica in vista della prossima stagione e questo non aiuta nelle trattative né con gli altri club né con i potenziali nuovi giocatori perché da una parte chi detiene i calciatori che il Torino vorrebbe sa che i granata hanno mezza squadra da rifare e i giocatori possono legittimamente temere di finire in una squadra che non ha le carte in regola per puntare a qualche obiettivo che non sia evitare di lottare per la salvezza e di conseguenza se hanno alternative scegliere di andare in un’altra squadra soprattutto se questa già offre la possibilità di disputare le coppe europee o vi punta seriamente avendo una rosa competitiva. E’ chiaro che al Torino serve al più presto un nome di spessore in entrata per innescare l’effetto domino che porti ad allestire una squadra, per dirla sempre con parole di Juric, che partendo dal 10° posto raggiunto nel campionato scorso alzi l’asticella e lotti per un posto in Europa.