Prof. Castellacci: "Calcio-ASL? Teatrino inutile. Stadi chiusi un passo indietro"

10.01.2022 12:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Tmw
Enrico Castellacci
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Enrico Castellacci
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Enrico Castellacci, storico medico della Nazionale e attuale presidente della LAMICA (Libera Associazione dei Medici del Calcio), ha rilasciato un'intervista esclusiva ai microfoni di TMW soffermandosi sul Long Covid, problematica che, secondo uno studio del The Economist, coinvolge tantissimi calciatori risultati positivi e poi guariti dal coronavirus: "Non è una patologia, si tratta di una serie di sintomi e di problematiche che permangono. Quando si prende il Covid in maniera sintomatica ci possono essere delle ripercussioni multi organo, il virus non si ferma solo ai polmoni, ma può colpire anche altri distretti come il cuore, provocando tipologie multi organo come la miocardite e problemi renali. Per questo ci sono dei protocolli molto rigidi: per poter riprendere l’attività sportiva bisogna sostenere accertamenti molto più accurati. La cosa che si è evidenziata - e che prima non lo era - è che anche in coloro che si ammalano in maniera non sintomatica o con pochi sintomi sembra che, probabilmente, il virus possa comunque andare ad intaccare e a creare determinati problemi che si ripercuotono poi col tempo, lasciando degli strascichi non soltanto a breve, ma anche a lungo termine. Non bisogna sottovalutare il virus, anche se preso in maniera asintomatica, perché può creare delle problematiche nel post negatività".

La FederMedici, a tal proposito, ha stilato delle linee guida per i calciatori inserite in un protocollo chiamato "Return to play".
"Queste non sono linee legislative, ma linee indicative; poi il governo le potrebbe recepire anche come regola di legge. Secondo me il protocollo stilato è indicativo di come bisognerebbe comportarsi quando siamo di fronte ad un atleta che ha avuto il Covid ed è estremamente utile e interessante”.

In qualità di Medici del Calcio siete stati interpellati sulla situazione attuale?
"Non siamo stati interpellati ufficialmente, ma noi ci facciamo sentire e esponiamo le nostre idee che, a volte, vengono anche recepite. Comunque sia, stiamo valutando con molta attenzione la situazione e abbiamo espresso più volte le nostre perplessità: il Covid è presente da tanti mesi e sapevamo che saremmo tornati ad avere questi tipi di problemi; non si doveva aspettare questo periodo terribile per sistemare la questione anche dal punto di vista normativo. In questo momento particolare, si potrebbe ottenere entro la metà di febbraio il super green pass per i calciatori: sarebbe un piccolo sacrifico anche per la Serie A, creando delle piccole bolle nei centri sportivi per 15-20 giorni e tenere i calciatori in una sorta di ritiro in modo da tutelare tutti e tutto”.

In queste ore tiene banco la questione Governo-Calcio-ASL.
"Bisogna giungere ad un accordo. Il governo deve uniformare le regole delle ASL in tutta Italia e la FIGC deve stilare protocolli in linea con le indicazioni ASL, altrimenti diventa un teatrino inutile… Che senso ha che le squadre, bloccate dalle ASL, partano in trasferta per aspettare 45 minuti per il 3-0 a tavolino?! Ci si poteva pensare 4-5 mesi fa! Penso che siamo arrivati ad un momento tale in cui non c’è altro modo che trovare un accordo rendendosi conto di due cose: la FIGC può emanare degli emendamenti che però vengono superati legalmente per legge dalle ASL, quindi è necessario e indispensabile che ci sia un tavolo di lavoro che metta dei punti fermi su questa questione”.

È stata già confermata, invece, la riduzione del pubblico negli stadi a 5000 spettatori. Lei cosa ne pensa?
"È un'opinione del tutto personale: abbiamo il super green pass, tre dosi e i guariti: non vedo il motivo per cui la gente non debba incontrarsi e – figuriamoci – andare allo stadio. È un passo indietro politicamente parlando, ma anche dal punto di vista medico: se uno è vaccinato o guarito da meno di 4 mesi, non è che non ci debba essere vita sociale… Sono nella posizione in cui gli spettatori debbano continuare ad andare allo stadio con i requisiti che conosciamo”.