Mourinho contro tutti: «Io mi sento come Robin Hood»
- L'Inter l'anno prossimo avrà ancora i suoi "pilastri" fondamentali, Mourinho e Ibrahimovic, ma questa volta per vincere la Champions Moratti dovrà fare qualche sforzo in più: bisognerà intervenire sul mercato, «ma il presidente non deve comprare uno come Buffon perché l'Inter non ne ha bisogno. Essien e Drogba? Grandi giocatori, ma la società non ha i soldi per prenderli». È un José Mourinho davvero "Speciale" quello andato in onda stasera davanti alle telecamere di Mediaset. Il tecnico non smentisce la sua fama di duro («ma non sono antipatico») e i suoi rapporti conflittuali con i media («non leggo i giornali e non vedo la tv»). Motivo in più per considerare questa sua apparizione alla trasmissione "Chiambretti Night" di Italia 1 una sorta di strappo alle regola. "Solo per numeri uno" recita il sottotitolo della trasmissione: «L'abbiamo scelto in onore di Mourinho» ha rivelato lo showman. Il tecnico portoghese ha parlato si sé, del suo passato raccontando del padre allenatore e dei suoi insegnamenti. Sul futuro per prima cosa ha rassicurato i suoi tifosi: «per me questo è il primo anno in Italia, i contratti si stracciano ma io io voglio continuare. Da quando sono arrivato qui nessuno è più interista di me». Quindi nessuna intenzione di lasciare a fine campionato. Quanto a Ibrahimovic, garantisce lui: «Secondo me rimane. Moggi dice che Ibra non vincerà mai il Pallone d'oro? Lui conosce Ibra e molto ma molto bene il calcio italiano...». Doveva essere una "operazione simpatia", almeno nelle intenzioni di Piero Chiambretti e poco importa che la cosa sia riuscita solo in parte. Pochi i sorrisi che Chiambretti è riuscito a strappare al suo ospite. E anche quando la soubrette della trasmissione Damah Mattheus le si è avvicinata ballandogli attorno ha voltato lo sguardo dall'altra parte.
«MI SENTO COME ROBIN HOOD» - «Mi vedo un po' come Robin Hood». Così ha proseguito l'intervista show José Mourinho, approfondendo il suo concetto di «prostituzione intellettuale». A Piero Chiambretti che gli chiedeva se non fosse un vittimista, ha risposto «con un esempio: che differenza c'era fra il pugno di Adriano con la Sampdoria e quello di Pippo Inzaghi con il Cagliari o quello di Del Piero contro la Roma? Noi - ha continuato - abbiamo Inter Channel coi suoi 45mila abbonati, la Juventus ha Tuttosport, e il Milan tre tv e i giornali. Mi vedo un po' come Robin Hood, e per questo mi piace lavorare all'Inter, perché è difficile». Non è l'unica frecciata rivolta dal tecnico nerazzurro al Milan e a Carlo Ancelotti. Più avanti, ha spiegato che «ci sono tanti allenatori che hanno vinto la Champions più di una volta, Ferguson e Carlo due, ma c'è anche un solo club che vinceva una finale 3-0 e l'ha persa...». Tuttavia Mourinho è convinto che «Ancelotti al Chelsea potrebbe fare bene perché lui è un grande allenatore e quello un grande club, che ha tempo e condizioni per vincere. E se andasse, da innamorato del Chelsea, sarò sempre pronto a tifare». La trasmissione si è chiusa con una previsione: «Secondo me Ibra rimane», ha detto il tecnico. E su Luciano Moggi, per il quale lo svedese all'Inter non vincerà il Pallone d'oro, è stato laconico: «Lui conosce Ibrahimovic, e conosce il calcio italiano molto, ma molto bene...».
SU MAICON - Battuta anche sul recente infortunio di Maicon: «Secondo il dottore Maicon potrà giocare ultima partita di campionato, per festeggiare». Non è finita la stagione del brasiliano dell'Inter, gravemente infortunatosi con la sua nazionale. Lo ha detto José Mourinho alla trasmissione Chiambretti Night di Italia 1, dando per scontato lo scudetto. Il tecnico nerazzurro ha fatto poi gli auguri ad Arrigo Sacchi che oggi compie gli anni. «Ha fatto la storia del calcio, con lui la sua squadra (il Milan, n.d.r.) ha vinto in modo speciale. È stato uno dei grandi».
LA CERTEZZA - Piccola rivelazione anche sul suo futuro: «Per me questo è il primo anno in Italia, i contratti si stracciano ma io io voglio continuare». José Mourinho conferma così che a fine stagione non lascerà l'Inter. «Non è stato facile arrivare in Italia, ma da quando sono all'Inter nessuno è più interista di me» ha spiegato, aggiungendo che dopo la serie A vorrebbe poi allenare nella Liga spagnola. «Il mio sogno è vincere tre campionati in Europa - ha detto -: ho vinto in Inghilterra con il Chelsea, farò di tutto per vincere in Italia, poi voglio vincere anche in Spagna». Mourinho ha poi parlato dei suoi rapporti non sempre facili con i media. «Ma io non sono antipatico - ha aggiunto -. Il mio obiettivo è solo lavorare per la mia squadra».
SFOGO DI BERGAMO - Aneddoto interessante sullo sfogo di Bergamo: «Tu sai cos'è un trascinatore? Perché non dire qualche bugia ogni tanto?...». Così José Mourinho ha risposto a Chiambretti che gli parlava dello sfogo in cui, nell'intervallo della partita di gennaio con l'Atalanta, di fronte ai suoi giocatori avrebbe messo in dubbio il valore degli scudetti vinti negli anni scorsi. «Perdevamo 3-0 nel primo tempo e abbiamo vinto 1-0 la ripresa, giocando i secondi 45 minuti arrabbiati - ha ricordato Mourinho - Dopo due giorni giocammo e vincemmo contro la Roma, una partita storica per il calcio italiano per l'esordio di Santon. Significa che l'allenatore aveva parlato in modo positivo alla squadra».
SU MANCINI - «Non sento il fantasma di Mancini dopo l'eliminazione della Champions. La differenza tra me e lui è stata che lui dopo l'eliminazione ha detto che erano i suoi ultimi mesi, io il giorno dopo ho detto 'voglio una riunione per dire quello che voglio per vincere l'anno prossimo». E se non ci riuscisse ancora?: «Dopo la sconfitta arriverò ancora più presto in allenamento». Com'è cambiata Appiano da Mancini a Mourinho?: «Quando sono arrivato il mio ufficio non c'era, chi arriverà dopo di me ne troverà uno bello grande».
COMPLIMENTI ALLA JUVE - In conclusione Mourinho si è lasciato andare facendo anche i complimenti alla Juve che tiene ancora vivo il campionato e ammettendo un errore: «Ranieri è un grande allenatore, la sua squadra gioca bene per questo la differenza con l'Inter è di sette punti. Se la questione scudetto non è chiusa è merito della Juve. Io mago dell'Inter? No, lo sono stato di più al Porto e al Chelsea. Non è vero che sono antipatico, e nemmeno che sono sempre incazzato. Neppure Gesù piaceva a tutti...Ma in panchina non sono uno che scherza». Poi l'ammissione sul suo unico errore: «Su Quaresma ho sbagliato io. Il calcio italiano non ha bisogno di me, ha grandi allenatori, se io posso dare un piccolo contriubuto lo sarò volentieri».