Milan, Juve e Napoli un male comune

Editoriale di Michele Criscitiello per TMW
10.08.2009 14:07 di  Raffaella Bon   vedi letture

Prima cosa da puntualizzare: non stiamo mettendo sullo stesso piano Milan, Napoli e Juventus. I bianconeri hanno dato un segnale di continuità al secondo posto dello scorso anno, dimostrando elasticità e competenza sul mercato. Sacrifici economici importanti, come importanti sono i calciatori arrivati a Torino. Da Caceres a Diego, fino a Felipe Melo. La squadra c'è. Non è possibile un paragone con il Milan che, anche dopo l'arrivo di Huntelaar, ancora non è al completo. La cessione di Pirlo non sarebbe stata vista come una sciagura annunciata, qualora da Via Turati avessero incassato il giusto compenso. Un discorso simile alla Juventus si può fare a Napoli. Ottimi acquisti, di valore e soprattutto costosi, ma in uscita sembra una valle di lacrime. Prendete un trampolino e tuffatevi in piscina, sapendo che però sotto l'acqua non c'è. Il Presidente De Laurentiis ha fatto in pieno il suo dovere. Ha speso da Presidente che vuole vincere (Berlusconi non lo fa da anni) e adesso vuole i risultati ma commette un errore gravissimo: le sue uscite pubbliche, ad agosto, non fanno che il male della squadra. Spara prima su Marino, che non risponde, e poi su Donadoni che non può che abbassare la testa e andare avanti. Calcio d'agosto non ti conosco. Il Milan non può essere certo giudicato per le tante sconfitte rimediate in questa pre-season, la Juventus non può essere criticata per i 4 gol subìti a Salerno, come il Napoli non può essere "bastonato" dal suo Presidente perchè non ha battuto in casa l'Espanyol. Galliani/Berlusconi, Secco/Blanc e De Laurentiis/Marino si interroghino su un altro aspetto. Il male che li accomuna: l'allenatore. Paradossalmente chi rischia di meno è Leonardo. Lui l'ambiente rossonero lo conosce bene e ha l'appoggio di un mercato societario al ribasso. Riparte senza Kakà e con una squadra con troppi punti interrogativi. Tante giustificazioni, dunque. L'esperienza di campo, la lettura della partita, il rapporto con i grandi calciatori sono fondamentali per la riuscita di un progetto tecnico. Leonardo a Milanello, secondo fonti interne, sta lavorando bene. Prova con abnegazione il 4-3-3, fa correre tanto ma sempre con la palla: addio passeggiate e corse nei boschi. Il corso di Coverciano non ha nulla a che fare con l'esperienza e la bravura di un allenatore. La scommessa quest'anno è rischiosa. Leo si è preso una brutta gatta da pelare e quando ha iniziato a capire che era "stato messo in mezzo" ha provato ad alzare la voce e a chiedere gente da Milan. Dei tre il più "pericoloso" è Ciro Ferrara. Una grande Juve per un allenatore emergente. Perchè la Ferrari, perso Massa, non ha puntato su un giovane di belle speranze ma è andata a riciclare quel volpone di Schumi? Di Guardiola ce n'è uno. Semplicemente perchè in alcune circostanze il giovane deve aspettare e l'esperto ha più vita facile. Ferrara poteva essere il traghettatore di un finale di stagione ma non il punto cardine di un progetto costoso ed ambizioso. Ferrara poteva essere l'uomo di Lippi perfetto per Coverciano o l'amico di tutti che a Vinovo potesse accogliere Cannavaro, dopo il tradimento, o garantire una maglia da titolare a Del Piero. Stop! Chi ha dato consigli a Ferrara su come gestire la preparazione atletica? Chi decide se la Juve dovrà giocare con Diego dietro le punte, se con il tridente o con i 4 in linea a centrocampo? Rebus da risolvere, per il bene della Juve, il prima possibile. Già con Ranieri il progetto non è andato avanti per divergenze tecniche. Capitolo Napoli: continuiamo ad avere seri dubbi sull'operato di Roberto Donadoni. La squadra è oggettivamente forte ma non è detto che basti per puntare alla grande Europa. Lo scorso anno, l'ex c.t. non è riuscito a rimettere a galla la barca affondata precedentemente con Reja, ma in quel caso non aveva responsabilità dirette. Quest'anno è chiamato a vincere subito e a far divertire una piazza esigente. I suoi trascorsi da allenatore non sono marchio di garanzia e sicurezza ma De Laurentiis sappia che questa è la sua scommessa e, una volta fatta, va difesa con i denti.
In bocca al lupo a tutti e tre ma attenzione alle curve strette e alle salite ripide. Ce ne saranno tante per emergenti con un passato glorioso da calciatori ma un futuro ancora da decifrare in panchina.