Live – Cairo: "Ringrazio Nicola. Dopo un'intervista televisiva di Juric ho capito che era l'allenatore giusto per noi. Non vendo il Toro"
Al fianco del nuovo allenatore, Jvan Juric, ci sarà anche il presidente del Torino Urbano Cairo. Il patron si affida al tecnico croato per rilanciare la squadra reduce da due salvezze acciuffate quasi all’ultimo e dopo che da gennaio 2020 dopo l’era Mazzarri si sono avvicendati sulla panchina granata tre allenatori, Longo, Giampaolo e Nicola. Segui la conferenza stampa dallo stadio Olimpico Grande Torino con la diretta testuale di Torinogranata.it.
Buongiorno a tutti, buongiorno mister. Intanto è una giornata molto piovoso , ma importante perché presentiamo Juric che non ha bisogno di presentazioni, però, per noi è importate. Ci tenevo a fare un ringaziamento a Davide Nicola che ha fatto bene e ha coinvolto tutti e anch'io mi sono sentito molto più convolto. Sono statoo con al squadra 37 volte in 127 giorni,un grande tempo, ma ve ne era bisogno. Il coinvolgimento di Juric è servito per mantener e la categoria, quindi grazie davvero a Davide.
Non conoscevo Juric, ma ho visto quanto ha fatto al Verona e una sera mi pare vedendo Verona-Inter e a fine gara ho sentito una sua intervista televisiva che mi ha compita tantitssimo e per quello che trasmetteva parlando e allora ho detto a Vagnati che lo volevo incontrare perché mi sembra la persona giusta per il Torino. Ci samo incontrati in un albergo e mi ha fatto una buonissima impressione, ma lui per gratitudie ha voluto restare al Verona e così quest'anno ci abbiamo riprovato ed eccolo qui".
Quando ha capito che Juric era l'uomo giusto?
"Durante l'incontro c'erano unione di vedute e stessa visione di affrontare le cose, ma c'era il nodo del contratto con il Verona che doveva essere sciolto. Ma si doveva chiudere velocemente perché Juric aveva tante richieste. La mia percezione era che ci fosse empatia e che avessimo intenti comuni".
Che cosa si aspetta dalla stagione ?
"Arriviamo da annate deludenti, la storia recente non è stata buona. Evitiamo però voli pindarici. Io la penso come il mister"
Cosa l'ha portata alla rivoluzione in società?
"Penso che dopo tanto tempo è giusto rinnovare. Sono legato a Comi e Bava, ma poi arriva il momento in cui si cambia perché le persone hanno voglia di fare altre cose, anche se hanno fatto bene negli anni precedenti: Bava ha vinto un campionato, una Coppa Italia e una Supercoppa, e ha fatto crescere tanti giovani che sono arrivati al professionismo. Poi però le cose non son più andate nella stessa direzione, ci sono dei momenti in cui si arriva a dare il massimo e non si riesce ad andare oltre. Ho avuto sensazioni non positive e così ho deciso di cambiare. Ho conosciuto Ludergnani, che alla Spal ha fatto sei anni ottenendo risultati eccellenti e ho visto le strutture che ha la Spal come ad esempio il loro convitto che mi hanno fatto pensare "perché noi no?". Investiamo tanto e vorremmo investire anche di più, ma serve avere l'idea di farlo. Non abbiamo inserito la figura del direttore generale, era giusto liberare il posto per vedere chi ci potrà arrivare. In consiglio abbiamo inserito Bellino, un bravo mio collaboratore che ha la delega per gli impianti sportivi: vanno migliorati. Il Robaldo? Sono passati cinque anni e adesso abbiamo il permesso di costruire. Il Comune ha i suoi tempi e le sue lentezze, ma noi potevamo fare meglio. Se avessi avuto l'incarico di costruire il Robaldo struttura che ci serve, avrei pensato dalla mattina alla sera solo a quello. Se serve ci si incatena in Comune pur di ottenerlo. Non sto dando colpe, ma non posso fare tutto io perché ho anche altre aziende".
Quale sarà il futuro di Sirigu?
"Diciamo che Sirigu è ancora con noi, non è che è partito. Ha fatto quattro anni al Torino e dicoamo che lui è giustamente ambizioso, però, forse, nell’ultimo anno l’ho visto meno felice di essere con noi. Forse aveva ambizioni diverse, un desiderio diverso e allora potrebbe essere giusto in questo caso di accontentarlo e dargli la possibilità di fare ciò che ritiene meglio per se stesso. E’ un portiere che ha una grande esperienza, ha 34 anni, anche se i portieri vanno avanti a lungo come Buffon arrivato a 43 anni, e Sirigu è nel pieno della carriera e può avere delle voglie diverse, dei desiderata differenti. Con lui ho avuto sempre un rapporto splendido, lo stimo moltissimo, è un ragazzo eccezionale ed è anche un portiere molto bravo, però, poi è molto importante, come diceva anche prima il mister, la motivazione. Attenzione non è che Sirigu non sia attaccato alla maglia, lo era eccome, però, poi se tu non hai questa voglia totale di essere in una squadra e magari hai il pensiero che sarebbe giusto fare una cosa diversa questo evidentemente, anche per uno come lui di altissimo livello, può un pochino indebolire. E comunque non è giusto che uno non sia nella condizione di fare ciò che è la cosa migliore per lui: questo è fondamentalmente il motivo. Da parte mia c’è un grande affetto per lui”.
Quale sarà il destino di Belotti?
"Lo ha detto Juric: è un top player e ha fatto cose straordinarie al Torino, a parte, forse, nell’ultimo periodo nel quale magari non era al suo top. E' con noi da sei anni, l’avevo preso dal Palermo nel 2015e ho sempre fortissimamente creduto in lui. Ho sempre cercato di portarlo in palma di mano quando anche facemmo quel rinnovo di contratto con clausola annessa ed era proprio perché ci tenevo molto che Belotti potesse avere, anche in una valutazione importante che noi davamo di lui, 100 milioni, un riconoscimento coram populo in Italia e all’estero notevole perché molte volte l’attenzione sui giocatori dipende molto anche dalle valutazioni. Mi ricordo che un giorno ero a Madrid, avendo un’azienda in Spagna che edita El Mundo, Marca ed Expansion, ed ero a una cena con Florentino Perez, che voleva conoscermi, e mi raccontò che stava rinnovando il contratto a Kross e gli aveva messo una clausola di un certo tipo, e io gli dissi che avevo un giocatore importante, Belotti, al quale sto rinnovando il contratto, ma lui sembrava che non lo conoscesse, il Gallo non era ancora così conosciuto, ma appena parlai della clausola da 100 milioni Perez aprì gli occhi e questo destò la sua attenzione. Con Belotti parlai della clausola e gli chiesi se avrebbe potuto pesargli e nel caso non se ne sarebbe fatto nulla, ma lui mi rispose di no, "io gioco a calcio". Poi fece un grande campionato segnando 26 gol. Vi ho detto questo per farvi capre la stima e l’affetto che ho per Belotti. Ma é un giocatore che è con noi da sei anni e ha avuto un momento in cui fu destabilizzato quando nel 2017 lo cercò il Milan, al quale non era indifferente poiché il Milan è il Milan, anche se lui era molto legato al Toro. In quella stagione non fece particolarmente bene, ma poi si riprese perché è un ragazzo serio che ha il senso del dovere. Ho un stima sconfinata in Belotti, è un ragazzo perbene, è un giocatore forte e un grande bomber. Dopodiché, secondo me, adesso è importante, in una stagione come questa in cui c’è un’aria, ma anche la volontà di fare le cose in un certo modo, lavorare con un’adesione totale a questo progetto nuovo che abbiamo cominciato con il nostro mister"
Cosa può dire sul caso Blackstone?
"Va fatta chiarezza perché circolano imprecisioni su un argomento che è diventato di grande interesse per Tuttosport. Faccio un inciso, stiamo parlando di una situazione in cui Rcs a novembre del 2013 ha venduto un immobile al prezzo di 120 milioni e successivamente un perito del collegio arbitrale, che io ho azionato per avere giustizia per una cosa che, secondo me, era ingiusta, ha detto che l’immobile valeva 153 milioni, 33 in più. Io nell'estate del 2013 divenni socio di Rcs che fece un aumento di capitale di 420 milioni ed io che non ero socio comprai sul mercato i diritti d’opzione per sottoscrivere l’aumento di capitale. Sottoscrissi il 2,7 per cento. Il mio ingresso fece parlare molti giornali. A ottobre-novembre lessi che Rcs aveva venduto l’immobile di via Solferino, nel centro di Milano, un immobile enorme, 33000 metri quadrati con 6820 metri quadrati di garage, per 120 milioni trasecolai e allora presi carta e penna per scrivere al presidente di Rcs di allora, il professor Provasoli, perché non capivo la cifra tanto più che subito dopo l’immobile fu affittato a 10 milioni e 400mila euro con un rendimento dell’otto e mezzo per cento, oggi i rendimento sono intorno al 3,5 per cento. Mi chiedevo come si potesse una cosa del genere. Mi rispose con una lettere che diceva cosa riteneva giusto, ma non avevo potere, avendo il 7 per cento, per cui lasciai perdere. Già allora dissi che la cosa non stava né in cielo né in terra. Da sette anni loro hanno riaffittato l'immobile e facendo un piccolo conto sono stati incassati per questo 80 milioni spendendone 120. Non ho azionato l'arbitrato perché ho saputo che vendevano l’immobile ad altri a 250 milioni, ma prima è stata fatta una due diligence interna che è durata otto mesi in cui sono emersi fatti per i quali era giusto azionare l’arbitrato. E per altro prima di farlo ci eravamo messi in contatto con loro scrivendogli se anche per loro non c’era una violazione di prestazione e contro prestazione contrattuale visto che era stato venduto l’immobile a 120 milioni, ma ne valeva di più come ha anche detto il perito del Collegio Arbitrale. Il Collegio Arbitrale non ci ha dato ragione e non ha liquidato il danno a nostro favore, ma ha anche detto che il nostro arbitrato, la nostra lite, non era temeraria, ma in buna fede e condotta nella più grande correttezza e di un argomento molto complesso. Ed ha addirittura compensato la spesa, come dire ho giudicato una materia non banale, non scontata e non c’era temerarietà. Esercitare un proprio diritto quando si pensa che sia stato violato è un diritto costituzionale, dopo l’esame non ci è stata data ragione per cui non è stato liquidato il danno, ma non si tratta di lite temeraria e allora è stata compensata la spesa. Questo è successo. Noi abbiamo impugnato e toccherà al giudice della Corte d’Appello di Milano stabilire se quel lodo è giusto o meno e se è giusto o meno perché ha deciso il Collegio Arbitrale. Per quel che riguarda la causa americana, è una causa che lo stesso Collegio Arbitrale, quando si espresse nel primo lodo parziale, disse che la competenza di questo giudizio era il Collegio Arbitrale, quindi, New York non c’entra nulla perché la vendita e tutto è avvenuto in Italia, l'America non c'entra nulla, zero. E a maggior ragione aver avuto dal Collegio Arbitrale la totale legittimità di quanto abbiamo fatto è evidentemente un punto a nostro favore. Tra parentesi, loro chiedono i danni in America perché dicono che non hanno potuto vendere l’immobile a 250 milioni quando pochi anni prima era stato comprato a 120. Ma l’immobile, considerando come va il mercato immobiliare italiano e in particolare milanese, probabilmente vale 50 milioni in più. Quindi dov’è il danno? Oggi alcuni giornali scrivono queste cose perché hanno piacere, ma questi hanno chiesto un danno, ma non gli hanno liquidato il danno. Mediaset nel caso di Vivendi chiese 3 miliardi di euro di danni e hanno liquidato 1 milione. Un conto è chiedere un danno, un altro è liquidarlo. Hanno chiesto un danno che non c’è. Questo danno non è giudicabile in America. Danno che non è causato dalla temerarietà della lite, ma da un contenzioso che era perfettamente legittimo. E poi non esiste il danno perché l'immobile vale di più".
Cosa pensa della contestazione nei suoi confronti? E quali obiettivi ha relativi al Torino?
"Non vedo tanta contestazione, a parte due camion vela che girano e che sono anche folkloristici se vogliamo. Non vedo tutta questa contestazione, comunque sia se ci sono tifosi non soddisfatti hanno soltanto ragione perché l’ultimo anno e gli ultimi sei mesi precedenti non sono stati assolutamente all’altezza di quello che avevamo fatto nei sei anni precedenti: con un settimo, un nono, un ottavo di finale d’Europa League, un altri due noni poti e un settimo posto e con risultati che al Torino non si vedevano dagli anni ’80, per la precisione dagli anni ’90, ma comunque sia il Torino non è in Serie A da dieci anni di fila dagli anni ’80 e negli anni ‘90 ha fatto un terzo posto, un quinto e una finale di Europa League, lo ricordo perfettamente perché c’ero nel senso che lo guardavo. Per quel che riguarda la mia permanenza al Torino, io in questo momento non ho nessuna intenzione di vendere il Torino. A maggior ragione l’arrivo di Juric mi ha assolutamente rimotivato, già lo ero con Nicola, ma Juric ancora di più per cui da parte mia non c’è alcuna intenzione di vendere il Torino”.
Lei non è solito dare obiettivi pubblicamente, ma dopo due stagioni negative non sarebbe il caso di porne per dare uno stimolo a tutti?
"Grazie del suggerimento, ma non dico nulla. Mantengo esattamente quello che ha detto il mister: partiamo, il mister deve conoscere la rosa ed è molto importante che la veda. Lui ha delle idee dopodiché i giocatori possono anche fargli cambiare idea perché lui non ha pregiudizi. Juric ha visto delle cose però poi vuole farsi un giudizio lui tant’è vero che ci ha detto di non fare nulla prima, cosa che evidentemente stiamo seguendo. Per cui voglio aspettare che il mister veda i giocatori e una volta che l’avrà fatto andrò a Santa Cristina di Val Gardena e vedrò anch'io la squadra e poi parlerò con il mister e con Vagnati per bene. A quel punto decideremo che cosa fare ed eventualmente quelli che sono gli innesti. Poi eventualmente, ma certamente non dichiareremo un obiettivo. A me piace l'Atalanta che dice che l'obiettivo è la salvezza, fare i 40 punti, e poi mano mano va avanti. Dobbiamo cercare di far le cose così, senza fare dichiarazioni. Il mister vede i giocatori, vediamo chi va bene e chi meno, facciamo gli innesti, il mister ci lavora con grande determinazione ed energia come lui sa fare e poi mano mano vedremo quali sono gli obiettivi che arriveranno. Comunque grazie del suggerimento".