La strada verso la ripresa: dubbi sulla "bolla sterile"
Impazza lungo le cronache calcistiche del Belpaese, in particolare dalla giornata di ieri, la dicitura "bolla sterile". L'ambiente, vale a dire, che dovrebbe accogliere ognuno dei venti club di A, in vista della ripresa del campionato. Scevra dalla presenza di virus, scevra da rischi di contagio, al proprio interno e verso l'esterno, previo tampone collettivo generalizzato (cosa, quest'ultima, non di facile realizzazione in tutti i contesti regionali). Ognuno dei venti club di A, dunque, dovrebbe chiudersi a riccio nella suddetta bolla, dipendenti, cuochi, addetti di ogni genere inclusi.
Si palesano, a tal proposito, una serie di problematiche di natura non solo logistica: dalle perplessità, innanzitutto da parte di alcuni giocatori, circa un isolamento forzato della durata di due mesi rispetto ai propri cari, alla scarsità delle strutture che garantirebbero davvero un'autentica clausura. Il solo J-Hotel a disposizione della Juventus, infatti, al momento, potrebbe fornire le tutele necessarie. Organizzare un tale livello di "segregazione" in una struttura esterna, messa a disposizione di ognuna delle altre diciannove società, appare decisamente complicato. Per tali ragioni, sottolinea il CorSport di oggi, il Comitato Tecnico-Scientifico della Protezione Civile, che assiste il Governo nelle scelte relative a chiusure, riaperture, misure da adottare, ha manifestato seri dubbi circa l'effettiva possibilità di ripartire davvero senza rischi.