GIOCATORI del Toro: «Cairo trascinante»
«Cairo? E’ stato semplicemente trascinante. Alla fine del suo discorso avevamo tutti una grande carica addosso, roba da scendere subito in campo e sbranare gli avversari. Bello, bello». I testimoni testimoniano senza problemi, mettendo in luce la bontà e l’utilità dell’intervento presidenziale. Un altro uditore: «Che sia un gran motivatore non ci sono dubbi, lo sanno tutti e non certo da oggi. Ma ascoltarlo per 45 minuti, mentre parla così tutto d’un fiato con tanta intensità, ti dà subito nuovi stimoli». Hanno reagito bene i giocatori. Hanno seguito il discorso di Cairo in silenzio, con attenzione. Hanno apprezzato. Non c’erano dubbi.
UN CRESCENDO - Il momento è delicato, il presidente torna a farsi sentire. E’ arrivato alla Sisport verso la fine dell’allenamento pomeridiano, ha fatto due chiacchiere con De Biasi e il ds Pederzoli, si è intrattenuto anche con il consigliere di fiducia Trombetta, a Rosina ha chiesto come andasse il recupero (infiammazione al ginocchio sinistro), ha girato pacche sulle spalle a più di un giocatore, quindi tutti sono stati radunati nella grande sala dei colloqui. E lì, verso le 17 e 40, Cairo ha cominciato a parlare. Per finire alle 18 e 25: 45 minuti, per l’appunto. Non una strigliata: tutt’altro. Un discorso ricco di emozioni e positività. Una prolungata iniezione di fiducia, di senso di responsabilità, di motivazioni. Il tutto, come sempre, in crescendo. Fino al «forza Toro» finale, come da copione. «E mi raccomando per domenica: dateci dentro. In bocca a lupo».
AUDERE EST FACERE - «Bisogna osare, per raccogliere. E io ho sempre osato, fin da giovanissimo », ha detto a un certo punto il presidente ai giocatori, di fronte alla dirigenza e al settore tecnico. «Fate come me: non abbiate mai paura di osare e lottare. Otterrete, avrete risultati». Retroscena, flashback di quasi un anno e mezzo fa: durante l’amichevole a Londra col Tottenham, nell’estate del 2007, il presidente si congratulò con i vertici del club britannico per la scelta del motto, «to dare is to do» (traduzione di un celebre detto latino, «audere est facere», osare è fare). E spiegò loro: «Il vostro motto è il motto della mia vita ». Ieri sera, pur senza ricordare l’aneddoto londinese, Cairo ha usato più volte questo verbo, osare. E lo ha fatto tornando anche a raccontare larghi tratti della sua vita di imprenditore che si è fatto da sé, costruendo una fortuna. «Quando avevo 18 anni...», eccetera eccetera. E giù alcune rivelazioni anche curiose sul percorso delle sue aziende, per dare l’esempio pure sul prato. «In certi momenti mi è capitato di dover mollare un attimo la presa e si è registrato qualche rallentamento, se non qualche calo. Così mi è capitato di dover ributtarmi, anima e corpo, per dare nuovi impulsi: e l’azienda è tornata subito a decollare. Anche voi dovete fare così: non mollare mai la concentrazione, l’intensità, la voglia. Bisogna credere in ciò che si fa: e io ci credo ciecamente, sempre, se comincio qualche impresa. Come quando ho comprato, salvato e costruito il Toro in appena una settimana, per poi raggiungere al primo colpo la promozione in A».