De Biasi è al bivio e il Toro si divide
Dell’allenatore e del Torino ci sono tante cose che non convincono. Veri o veritieri che siano, esistono mormorii, anche in seno alla squadra, secondo i quali qualità e quantità degli allenamenti non sono sufficienti. Pur non volendo dare ascolto ai sussurri, anche noi siamo convinti che il Torino, in un simile periodo di crisi, debba lavorare di più e più ancora. A sostenere questa nostra tesi, molti episodi negativi che stanno condizionando il cammino granata e che sembrerebbero evitabili con un’attenzione superiore, ovvero con una più sostenuta, maniacale cura dei dettagli e delle situazioni nel lavoro quotidiano. Necessità non per nulla richiesta dallo stesso presidente...
Altro punto negativo che fa capo al tecnico, ma è condiviso con i giocatori, è l’incostanza caratteriale e la discontinuità dell’intensità, il che si abbina alla fragilità mentale. Partite cominciate con i fuochi artificiali e spente-perse dopo 20 minuti, mezz’ora, un tempo. Certamente l’urgenza di risultato determina paure che pesano come macigni. E l’assenza di un leader non aiuta. Proprio questo carenza è un altro difetto strutturale che né De Biasi né Cairo in sede di mercato hanno risolto. C’è poi una questione che in parte smentisce una delle positività: l’organizzazione di gioco, per quanto migliorata, non è ancora acclarata e scontata se, come denunciato da De Biasi medesimo, «quando un singolo commette un errore la squadra deve essere in grado di rimediare». Sotto processo la fase difensiva, la più insufficiente: troppo spesso la difesa si siede bassa e la squadra s’allunga diventando inefficace avanti, dietro e in mezzo, ovviamente... De Biasi è chiamato a confermare le cose buone e a dirottare tra queste quelle che da tre mesi sono negative, ovvero dare soluzione ai problemi. Comunque si dividano i tifosi, comunque la pensi ora Cairo, è palese che senza questo e senza i conseguenti risultati concreti, la sua terza avventura in granata è destinata a entrare in scadenza.
Fonte: TuttoSport