Ridare al Toro lo scudetto del ’27 revocato? Gravina dice no!
Ennesima svolta nella questione del tricolore vinto dal Toro nel 1927, poi annullato: un processo senza certezze, senza prove se non i metodi violenti (“fascistissimi”) del tribunale di Arpinati, scrive Tuttosport. Entro l’inizio del nuovo anno sarà pubblicato il resoconto della commissione di storici, Francesco Bonini (presidente della commissione), Pierre Lanfranchi, Daniele Marchesini, Sergio Giuntini, Enrico Landoni, Eleonora Belloni e Nicola Sbetti, incaricati a fine maggio 2019 di analizzare le diverse richieste pervenute alla Figc, Torino e Bologna (gli emiliani 2° in quel 1927), del Genoa (1925) e della Lazio (1915), riguardo l’assegnazione di scudetti di stagioni sportive dell’inizio del secolo scorso.
L’analisi degli esperti in ogni caso, non porterà a nulla e dagli uffici di Gravina si premurano di precisare che: 1) le richieste pervenute sugli scudetti contesi non hanno dato né daranno alcun seguito formale in Figc, né è stato istituito o sarà istituito alcun procedimento; 2) non c’è nessuna volontà di affrontare il tema per riesaminare dal punto di vista giuridico-sportivo le questioni; 3) si sottolinea l’utilità del lavoro portato avanti dalla commissione dei saggi a livello di ricerca e di cultura storiografica, come da desideri del presidente federale, per aumentare la consapevolezza nell’opinione pubblica di ciò che successe in quei campionati di inizio secolo; 4) si fa notare l’inevitabile spirito divisivo delle varie richieste di assegnazione, con più club virtualmente in lotta tra loro; 5) viene ribadita l’impossibilità oggettiva di ritrovare prove o documenti indubitabili.
LA VICENDA - Al Torino nel novembre 1927 fu revocato lo scudetto vinto alla fine della stagione precedente. Ci fu un processo lampo, condotto in prima persona (con minacce, metodi violenti e “fascistissimi”, senza avvocati difensori per gli accusati) dal presidente federale Leandro Arpinati: gerarca fedelissimo di Benito Mussolini, vicesegretario generale del Partito Nazionale Fascista, nonché podestà di Bologna di cui era tifosissimo. Non emersero chiare prove. Il giocatore della Juventus Luigi Allemandi fu accusato di essersi lasciato corrompere da un dirigente del Torino prima di un derby. Il giocatore si dichiarò sempre innocente (ricorse poi al Coni), ma fu radiato come tutto il vertice societario del Torino. Allemandi poi fu reintegrato già nel ‘28 con un’amnistia generale, mentre al Torino non fu ridato lo scudetto.