Per Cairo è il momento della verità
Flavio Bacile
Una retrocessione digerita malissimo da tutto l’ambiente, frutto di tanti ma e pochi se, una campagna acquisti all’insegna dell’attendismo debilitante, che ricorda in un certo qual modo quella di gennaio, con Gasbarroni acquisto inaspettato ed inatteso dell’ultimo secondo, dopo una lunga serie di papabili che non sono arrivati, e Mozart, dato quasi per certo, rispedito al mittente. Una picchiata debordante alla popolarità ed al fascino che esercitava il club, con giocatori, senza colpevolizzare nessuno sia chiaro, che chiedono più o meno direttamente di essere ceduti, non ultimo, la spaccatura sempre più evidente tra tifosi pro e contro.
Tutti elementi che portano alla lettera aperta, o, se preferite sottoscrizione, che i tifosi, e non solo quelli organizzati, hanno prima firmato e poi recapitato a Cairo, usando quello che è il mezzo preferito dal presidente stesso, cioè la stampa.
Dodici punti più o meno condivisibili a seconda dei punti di vista, dodici punti crudi che non lasciano spazio a nessuna interpretazione, dodici punti che mettono sul banco degli accusati il presidente, cioè, quella persona che fino a ieri sembrava l’unico punto certo di questa società, dimentichi purtroppo, che l’unico punto inamovibile del Toro, il suo vero tesoro, rimane la sua tifoseria, con tutto il bene ed il male che questo comporta.
Bisogna aggiungere, per completezza dell’informazione, che Cairo ha ricevuto in questi giorni numerosi attestati di stima, segno che da parte della tifoseria il presidente rimane il meno colpevole di tutti, se mai gli si imputano errori, questi sono essenzialmente dovuti alla scarsa esperienza dello stesso in un mondo difficile come quello del calcio. Certamente la frattura esiste, l’incontro che lo stesso Cairo ha sollecitato per martedì con alcuni rappresentati del coordinamento granata ed i presidenti dei Toro club, alla fine potrebbe risolvere la questione, come ingarbugliarla ulteriormente, ed al Toro in questo momento, l’unica cosa che non serve è un braccio di ferro tra dirigenza e tifoseria.
Dal mio punto di vista ho sempre rimproverato a Cairo la mancanza di un progetto per lo sviluppo di questa società, un progetto che deve forzatamente partire dal settore giovanile, anche se secondo alcuni è già partito pur tra mille difficoltà, visto che il Toro non ha, e non ha mai avuto una “valangata” di milioni di investire annualmente sul mercato, non meno importante la mancanza di un progetto tecnico, parere strettamente personale, se è vero che nell’ultimo campionato la squadra ha cambiato tre allenatori e si è schierata in campo con tutti i moduli possibili, 4.3.3, 3.5.2, 4.4.2, 4.5.1, 4.4.1.1, e via dicendo, infine, ma non ultimo, la quadratura societaria, che non significa solo riempire l’organigramma nei posti vacanti, ma anche una serie di investimenti strutturali che alla fine arricchiscono la società stessa, questione spinosa del Filadelfia tra le prime, Casa Toro la seconda, stadio la terza e via dicendo.
Detto che riconosco anche le cose positive fatte da Cairo, che non sono poche, non ammetterlo sarebbe banale e controproducente, anche se gli ultimi due anni sembrano aver cancellato tutto, dopo il miracolo del primo anno e la salvezza sofferta ma giusta del secondo, per una squadra neopromossa nonché risorta dalle ceneri di una cancellazione che ha lasciato segni tangibili, non ultimo la miriade di giocatori, tecnici, collaboratori che si sono liberati a costo zero.
Per quanto riguarda il giudizio sulla squadra, sicuramente è affrettato averne uno, il mercato ribolle, mai come quest’anno c’è stato un movimento così imponente di giocatori di primissimo livello, con tutto quello che consegue per i giocatori di “seconda fascia”.
Attualmente questo Toro mi piace poco, ma il giudizio rimane sospeso al 1° settembre, spero di sbagliarmi, ma, non ho mai pensato che avere un attacco atomico, ed il Toro con Bianchi, Di Michele, Amoruso e Abbruscato ha per la serie B un super attacco, possa bastare per vincere un campionato difficile come quello della serie cadetta. Mi sembra manchino alla rosa allenata da Colantuono, ancora 4 innesti importanti, e per importanti intendo di spessore tecnico, in ruoli non certamente marginali, giocatori che dopo un anno di “assestamento” in B, possano dare un grosso impulso anche in A, senza cioè rimettere pesantemente mano al portafoglio l’anno prossimo, per costruire una squadra che in A faccia il Toro.
Insomma, per Cairo questo è un momento importante, umanamente penso, il più delicato da quando è alla guida del Toro, forse il momento della verità, non economica certo, ma emozionale questo si. Auguri a lui, auguri a tutti quelli che vogliono bene al Toro.