Montolivo: ''Voglio affermarmi a Firenze''
«Forza, andiamo sulla luna ». Scusi Montolivo: dove ha detto? «Dico che se anche quest’anno dovessimo riuscire ad arrivare quarti, beh, sarebbe come mettere i piedi sulla luna: perché è stata un’annata piena di situazioni particolari, di difficoltà, di cambiamenti anche tattici, e con attorno un alone di quasi sfiducia e scetticismo. Per questo sarebbe come salire su un altro pianeta. E perché se accadrà, sarà stato il passo più difficile di tutti e di sempre. Oltre che una grande conferma della nostra continuità ». Riccardo parla coi sensi e con gli occhi. Alle spalle ha una gigantografia in bianco e nero: è l’invasione di campo per il secondo scudetto viola, nel 1969. «Eh, è passato un po’ di tempo...», sorride.
A quando il terzo sigillo?
«Poter rivedere una scena a colori così sarebbe bellissimo. Di una cosa però sono convinto: che siamo sulla buona strada. Quanto tempo ci vorrà? Difficile dirlo, forse cinque o sei anni, di certo vorrei vincerlo prima dei trent’anni perché poi divento vecchietto...».
Da piccolo cosa o chi voleva essere?
«Un calciatore. Verso i 17 anni ho capito che poteva accadere ».
E’ vero che il piccolo Montolivo era già del Milan?
«Verissimo. A 8-9 anni dovevo andare nel settore giovanile rossonero, era quasi tutto fatto, poi mio papà decise di farmi restare. Non so quanto sarebbe cambiata la mia vita se fossi andato là, ma so che le giovanili dell’Atalanta sono state fondamentali per la mia crescita».
Quando qualcuno dice «Montolivo non cresce mai», lei come reagisce?
«Dipende da chi lo dice: se lo considero importante per la mia crescita, cerco di capire, m’interrogo. Sennò non m’interessa ».
Se lei fosse un tifoso cosa direbbe di Montolivo?
«Che è importante per la squadra e per ciò che è stato raggiunto, ma che può fare di più ed essere più continuo nella qualità».
Lei è stato anche fischiato: ha mai pensato di cambiare aria?
«No, perché non cerco altro. Voglio affermarmi qui, vincere qui, perché so che con questa maglia posso togliermi soddisfazioni e possiamo giocarcela quasi alla pari con chi ha più possibilità».
E’ lo spot del Progetto Fiorentina.
«Molti lo prendono ad esempio perché c’è continuità ed equilibrio. Per il quarto anno lottiamo per la Champions, dimostriamo stagione dopo stagione di crescere. Non è che un anno arrivi terzo e poi settimo, così non costruiresti. Invece qui sì, piano piano: ci vuole lungimiranza e pazienza perché non abbiamo le possibilità economiche altrui e più fiducia attorno, e a volte quest’anno è mancata».
E’ stato lo striscione della Fiesole a trasformarvi?
«Quella è stata una scossa, non una contestazione, ma noi avevamo l’orgoglio di dimostrare che non eravamo quelli di Udine. Adesso? L’intensità mentale non calerà, col Toro è gara dura e importante ».
Intanto Pazzini dovrebbe fermare il Genoa.
«Già chiamato, ci sentiamo sempre, siamo cresciuti assieme ».
Da grande cosa vorrà fare?
«Avere una famiglia serena come l’ho avuta io. E vincere qui, in viola. Passando da un altro sbarco sulla luna...».
- La Gazzetta dello Sport