Lettere alla redazione, Banti scandaloso
Chi ha giocato a calcio e chi si intende di calcio non può non essersi accorto che la direzione di gara di ieri allo stadio Friuli in Udinese-Torino è stata scandalosa.
Lo scandalo non riguarda tanto gli errori, i rigori mancati, le ammonizioni a senso unico, i falli invertiti sempre nello stesso senso, ma l'impressione che Banti dava di sapere molto bene quello che stava facendo.
Un arbitraggio scientificamente organizzato a far vincere l'Udinese. Niente di eclatante, escluso il rigore su Santana dove Banti era posizionato a due metri con visuale perfetta sull'azione ed ha quindi deciso di non sanzionare l'intervento di Allan. Ciò che ha colpito dell'arbitraggio è stata la lucidità con la quale non ha mai sanzionato gli interventi dei difensori dell'Udinese sugli attaccanti del Torino, soprattutto al limite dell'area o comunque in zona di attacco, la sicurezza con la quale ha invertito i falli in attacco, anche in area di rigore in occasione della strattonata di Benatia su Rodriguez, e poi via via sui vari Meggiorini, Barreto, Cerci, Santana e poi Jonhatas e Diop anche sui calci piazzati e calci d'angolo.
E' stata evidente la volontà di tenere il Torino lontano dall'area di rigore dell'Udinese.
Chi capisce di calcio sa bene che ce un modo intimidatorio di giocare dei difensori dove si colpisce da dietro uomo e palla con irruenza per stabilire una legge sul campo fatta di rapporti di forza che nulla hanno a che fare con il gioco corretto del calcio. Solitamente gli arbitri intervengono redarguendo e poi ammonendo i difensori per riportare le cose su di un piano più regolare. Banti per tutta la partita ha permesso ai centrali dell'Udinese di intervenire su caviglie, ginocchia e schiena degli attaccanti del Torino. Barreto è stato più volte letteralmente spazzato via da dietro. Meggiorini era sempre a terra sotto i colpi di Angella al punto che Ventura si è arrabbiato invitandolo ad alta voce a reagire alle intimidazioni con più grinta e decisione.
Per gran parte del secondo tempo, mentre attaccava per recuperare, il Torino ha ricevuto falli a favore soltanto nella propria metà campo o comunque ben lontano dall'area di rigore dell'Udinese nonostante sotto gli occhi di tutti irregolarità avvenivano, non sanzionate o invertite nel giudizio, al limite dell'area e in due occasioni su Glik e Rodriguez ben all'interno.
L'Udinese ha pianto a gran voce dopo il rigore subito al Meazza domenica scorsa ed è stata subito accontentata la domenica successiva con una direzione di gara evidentemente partigiana.
Ormai ci siamo abituati a queste schifezze che sono diventate la regola del calcio italiano.
Si chiamano COMPENSAZIONI. In un altro gergo, dove vige la regola della corruzione, invece si chiamano “favori”. Una mano lava l'altra, un errore subisti ed oggi ti accontento riparando allo sgarro.
Questo sistema si base su gerarchie che favoriscono in primis gli interessi delle grandi squadra come Juve, Milan, Inter e via discendendo fino alle provinciali più sfigate.
I Presidenti e i Dirigenti delle società di calcio che conoscono il sistema hanno imparato a conviverci oltre che a farne parte e a turno a farsi rispettare aumentando la propria forza politica nelle varie sedi istituzionali, giornalistiche, televisive.
Dal risultato sui campi e mediatico il Torino FC in questo panorama di gestione purtroppo si colloca tra le squadrette sfigate perché quando accadano ingiustizie lampanti come quella di ieri a Udine o il rigore contro regalato da Calvarese a Roma o l'espulsione di Sansone per simulazione su netto rigore a favore in Torino-Parma o l'anno scorso i blakout di Padova sempre di Calvarese, mai qualche misera compensazione è stata fatta a favore e le ingiustizie che subisce al massimo finiscono nei titoli di coda delle molte trasmissioni televisive e testate giornalistiche che raccontano delle partite di calcio.
Insomma un calcio corrotto e una società, il Torino FC, che è fuori dai giochi di potere non per intenzione etica di rimanere senza macchia ma per mancanza di un'organizzazione societaria che ne mantenga il blasone e sappia farsi rispettare in tutte le sedi opportune.
Simone Teodoro