Granata nella storia: che fine ha fatto Roberto Salvadori, il terzino dell'ultimo Scudetto?

Ci sono tifoserie squadre di grande tradizione e blasone, ma che magari negli ultimi decenni non hanno avuto molte soddisfazioni a livello di trofei, che sanno apprezzare le vittorie e che portano ancora nel cuore i protagonisti degli ultimi grandi trionfi conquistati. Il Toro rientra in questa categoria, ed i "ragazzi" che conquistarono lo scudetto 1975-76 sotto la guida sapiente e moderna di Gigi Radice sono sempre nel cuore dei tifosi granata. Tra di essi c'è sicuramente Roberto Salvadori, il terzino sinistro dell'ultimo scudetto.
Quando si pensa a quella squadra ovviamente i primi nomi che vengono in mente sono quelli dei bomber, Paolino Pulici e Ciccio Graziani, o quelli dei loro ispiratori, come Claudio Sala o Renato Zaccarelli, veri e proprio mostri sacri della storia granata, oppure al tecnico Gigi Radice, che conquistò il tricolore battendo la Juve, con un gioco moderno e innovativo, in contrasto con il conservativo calcio italiano dell'epoca. Ma la presenza di Roberto Salvadori nella conquista del tricolore fu altrettanto importante. Salvadori, quando arrivò Radice sulla panchina del Toro, era già una pedina molto importante nello scacchiere granata. Era arrivato nel 1973, ma con i due tecnici precedenti, Gustavo Giagnoni e Edmondo Fabbri, aveva giocato a centrocampo, come mediano. Fu proprio Radice a cambiare la sua posizione in campo, ed a vedere in Faina, questo il suo soprannome, un valido terzino sinistro. La scelta si rivelò azzeccatissima, tanto che in quella stagione Salvadori giocò tutte e 30 le partite di campionato, ed anche il suo contributo fu importantissimo per avere ragione della Juventus nella corsa scudetto tutta torinese. Il campionato si concluse in gloria, e Faina ed i suoi compagni poterono festeggiare il primo scudetto granata del dopo Superga, in uno dei momenti più significativi ed emozionanti nella storia del Torino.
Dopo la conquista dello scudetto Salvadori continuò ad essere un punto fermo dei granata per altre stagioni, poi con l'arrivo di Salvatore Vullo, nella parte finale della sua esperienza granata, trovò meno spazio, venendo adattato come libero o sull'altra corsia. Nel 1983, dopo 10 anni splendidi al Toro, tornò all'Alessandria, club nel quale aveva giocato prima di arrivare sotto la Mole. Ma è con il Toro che ha vissuto certamente i momenti più intensi e significativi della sua carriera, e verrà per sempre ricordato come uno degli eroi dello Scudetto del 1976.
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