Toro, adesso i problemi emergono

Di Flavio Bacile per TorinoGranata
08.02.2016 11:38 di  Marina Beccuti  Twitter:    vedi letture
Toro, adesso i problemi emergono
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Impossibile da commentare, senza cadere nella più bieca retorica, la prova dei granata contro il Chievo di Maran. Non ci sono parole, se non prendere coscienza che in questo momento la squadra di Ventura, se non è agonizzante, poco ci manca, guardare e leggere per credere.

Sette punti nelle ultime nove partite, cinque partite in casa, tre sconfitte, un pareggio, una vittoria, contro Udinese, Empoli, Frosinone, Verona, e Chievo, quindi contro squadre che sulla carta sono inferiori ai granata. Quattro partite in trasferta, due pareggi, due sconfitte, contro Sassuolo, Napoli, Fiorentina e Sampdoria. Nove i gol fatti, tredici quelli subiti, dodicesimo posto in classifica, 28 i punti fatti, nove punti più di Carpi e Frosinone, terzultime.

Più che i numeri, la sensazione che purtroppo è confermata da quello che si vede in campo partita dopo partita, che il Toro, da tanto tempo, non riesce più ad essere una squadra, ma piuttosto un’accozzaglia, vale a dire, un insieme disordinato di persone, leggasi giocatori, che recitano, male, un copione, che forse non si capisce, oppure non appartiene.

A questo si devono forzatamente aggiungere scelte del tecnico difficili da recepire, e non parlo del modulo, si può giocare un ottimo calcio anche con il 3-5-2, ma d’uomini, e di scelte fatte nel momento sbagliato. Il centrocampo piatto contro il Verona, l’esclusione dai titolari di Immobile, Baselli, Maxi Lopez, e Peres, contro la Sampdoria, la scelta di Obi e Avelar contro il Chievo, la rinuncia quasi totale al 4-3-3, anche quando, e lo conferma lo stesso Ventura, contro il Chievo il Toro dopo 20-25 minuti discreti aveva smesso di giocare, e non sembrava neanche una squadra.

Sulla carta, ma anche il campo lo ha poi confermato, contro Verona, Chievo, e Sampdoria, un Toro più audace, con uno spirito più battagliero, con maggiore coraggio, magari con scelte diverse, tecniche ed anche tattiche, avrebbe fatto sicuramente punteggio pieno.

Avrebbe 35 punti, e si parlerebbe di tutt’altro.

Tornando alla partita contro il Chievo, se possiamo salvare i primi 20-25 minuti, tirando in balla anche fortuna e sfortuna, ci sono delle domanda a cui lo staff di Ventura, ma anche Cairo e Petrachi devono darsi delle risposte. Come mai, si continua a prendere gol al primo tiro in porta, ieri addirittura senza neanche un tiro? Come mai, s’inventano improbabili soluzioni da calcio d’angolo, pur avendo in area di rigore ottimi colpitori come Glik, Moretti, Maksimovic, ma anche lo stesso Belotti, Immobile e Maxi Lopez? Che dire poi dei calci da fermo? Possibile che a gennaio si sia deciso di impoverire ulteriormente il centrocampo, pur sapendo che i sostituti venivano da infortuni gravi, oppure da continui infortuni muscolari? Perché anche contro squadre inferiori tecnicamente, guardate la formazione del Chievo ieri, con tutte le sue assenze, solo per fare un esempio, non si riesce mai a prendere in mano il pallino del gioco e si preferisce sempre giocare, unicamente, di rimessa? Come mai questa squadra conosce un solo modulo di gioco, che oggi come oggi, più che un dogma sembra una punizione divina ?

Ma la domanda più importante da fare alla dirigenza è questa.

Si può essere soddisfatti di una squadra che doveva lottare per la zona UEFA, e che invece pur non essendo direttamente implicata nella retrocessione, gioca il peggior calcio della seria A?

Quanto ai singoli, contro il Chievo, bene Benassi, e francamente non si capisce perché è stato sostituito, benino anche Padelli, comunque mai seriamente impegnato, male tutto il resto.

Peggiore in campo Avelar, invisibile Obi. Pagelle molto semplici, per una partita che nel secondo tempo, è stata, forse, anche più brutta del primo tempo tra Sampdoria e Torino.

Insomma il Toro non solo gioca male, ma riesce a far giocare male anche l’avversario di turno.

Cosa ci aspetta nessuno lo sa, a seguire la logica il Toro si salverà senza grandi meriti, cioè, più per demeriti di Carpi, Frosinone e Verona, anche se nel calcio non si può mai dire.

C’è da sperare che qualcosa cambi, e mi sembra di scrivere ormai da mesi sempre la stesa cosa.

Il Toro deve ripartire dalle poche certezze che ha, ed in questo momento sono veramente poche, ma fortunatamente ci sono ancora. Cercare di ritrovare un minimo di gioco, magari anche semplice, che dia la parvenza di vedere giocare una squadra di calcio, gioco, che come ho sempre detto, alla lunga paga, riporta armonia, e fiducia nel futuro.

Poi a luglio vanno fatte delle scelte precise, con una maggiore chiarezza, va benissimo investire sui giovani, ma per fare una squadra ci vuole anche una maggiore attenzione sulle “seconde” scelte. E questa volta, anche Petrachi si senta tirato in ballo.