Sinisa, un capolavoro
Bisogna dare a Mihajlovic quello che appartiene a Mihajlovic, nella buona e nella cattiva sorte, come nei matrimoni, e, lo dico con grande convincimento, il campo, ed in questo caso il risultato, sta stretto, ma veramente stretto, al tecnico di Vukovar, che ha dominato tatticamente la Roma di Spalletti.
La migliore prestazione del campionato, contro una compagine che è stata costruita per vincere, con una squadra, questa sì, con la linea verde in campo, Barreca, Baselli, Benassi, Boyè, Bellotti, Zappacosta e Martinez dopo.
Il capolavoro di Sinisa è presto detto, lasciare ipoteticamente le fasce alla Roma, con Barreca, Boyè e Benassi da un lato, De Silvestri (Zappacosta), Falque e Obi (Baselli) dall’altro, pronti a chiudere e ripartire. Fascia centrale del campo in pratica chiusa, infatti, la Roma non ha creato mai niente al centro, neanche un’imbucata, con Valdifiori primo ad uscire e portare il pressing sul portatore di palla laziale, e le due mezzali prima tampone, e poi frecce per ripartire. Quando poi Spalletti ha cercato di dare un pochino di profondità alla Roma, inserendo Totti che con i suoi lanci poteva aprire le vie centrali, Valdifiori ha ulteriormente arretrato la sua posizione, annullando la mossa del tecnico capitolino. Di fatto, la Roma si è trovata più volte, in fase difensiva a giocarsi l’uno contro uno, con i suoi “peggiori” difensori Peres e Florenzi, che evidentemente hanno altre qualità che non quella difensiva, contro due attaccanti che hanno corsa e passo, cioè Boyè e Falque. Aggiungo, che quello che è il reparto migliore dei giallorossi, cioè, il centrocampo, la palla in sostanza non l’ha mai vista, principalmente in fase difensiva, anche perché il gioco si è sempre sviluppato lontano dai loro piedi, perdendo così quella che è poi la loro migliore qualità, quella di rubare palla e tempi di gioco per ripartire. In tutto questo c’è da segnalare l’ottimo ritorno di Belotti, che ormai è un attaccante vero, sotto tutti i punti di vista, principalmente quello della convinzione e dell’autostima, se è vero, come poi è vero, che è uno dei pochi capace di fare reparto da solo.
Un Toro compatto, finalmente squadra, che non ha concesso una sola riparenza ai capitolini, è questo dal punto della crescita tecnico-tattica è un passo in avanti importante, anche perché la squadra di Mihajlovic non ha mai smesso di fare la fase offensiva con almeno sei uomini, cioè, non si è limitata a contenere l’avversario, ed il risultato permetteva anche di farlo, ma ha sempre pensato di difendere il risultato offendendo. Può anche sembrare un paradosso, specialmente se facciamo un confronto con la gestione precedente, senza però pensare di essere in grado di dare un giudizio, ma solo rilevando, che si può giocare a calcio anche in un altro modo.
Insomma contro la Roma si è sofferto, quello che si era preventivato soffrire, cioè, la fisicità di Dzeko, in modo particolare nella prima frazione, anche per questo la scelta di Rossettini, non mi ha stupito più di tanto, fisicamente era quello più adatto, passo simile, fisicità quasi.
Tatticamente, come ho già sottolineato, il Toro ha fatto passi avanti da gigante, in fase di costruzione, ma soprattutto in fase di non possesso, se pensiamo alla partita di Bergamo, quella contro la Roma sembra una squadra totalmente diversa, come principi di gioco, come attenzione, come modo di stare in campo, eppure il modulo è sempre lo stesso.
Quanto ai singoli, tutti ampiamente sopra la sufficienza, non si vince in quel modo contro la Roma, se tutti non fanno qualcosa in più di quello che possono fare. Come però ha detto Sinisa, oltre a Belotti, che in questo momento è il fiore all’occhiello di questa squadra, se proprio si devono fare due nomi si devono fare quelli di Barreca e di Boyè. Qualità, quantità, per Barreca che non ha mai sofferto le incursioni di Salah, dimostrando una maturità, alla seconda da titolare, che onestamente non mi aspettavo. Quantità, forza, carattere, e qualche spunto tecnicamente eccelso per Boyè, che ha forse l’unica pecca di aver ritardato qualche giocata, ma che ha messo costantemente in difficoltà la difesa capitolina, dimostrando di poter essere un giocatore dal prospetto più che interessante. Cito anche la partita di Benassi, che veramente ha fatto le due fasi in maniera eccezionale, non penso di esagerare se affermo che per completezza è stata la più bella di Marco in granata, pochissimi errori in impostazione, tanta attenzione in fase di contenimento, nessun fallo non richiesto, un aiuto costante a De Silvestri e Valdifiori. Per la prima volta, e parlo a livello personale, ho visto il Benassi che può aspirare ad essere un punto fermo del Toro e della Nazionale, tenendo sempre presente che si parla di un giocatore che ha appena compiuto 22 anni.
Alla fine, grande Toro, grandi i suoi giovani, capolavoro di Sinisa,
Ora però la Fiorentina, e questa è la prova di maturità per dimostrare di essere sulla strada giusta.