Paragonare il Grande Torino alla Juventus è stato uno scempio alla memoria. Ben vengano le scuse...

06.05.2018 11:38 di  Marina Beccuti  Twitter:    vedi letture
Paragonare il Grande Torino alla Juventus è stato uno scempio alla memoria. Ben vengano le scuse...
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Non toccate il Grande Torino ai tifosi, non solo quelli granata, ma di tutto il mondo. Già, il 4 maggio non è solo una commemorazione granata, ma di tutte quelle persone che hanno amato nei decenni, ormai, Mazzola e compagni. L'indice della memoria è vedere come quasi tutti i club nazionali e internazionali rendono sempre omaggio agli Immortali nel giorno della sciagura.

Ognuno ovviamente è libero di scrivere ciò che gli pare, siamo in democrazia e c'è libertà di stampa e pensiero, senza dubbio, però bisogna prendersi le responsabilità di ciò che si dice o si scrive. Paragonare il Grande Torino alla Juventus è uno scempio alla memoria, all'onestà intellettuale di chi ha scelto di amare il colore granata, o altri colori, ma non il bianconero. Abbiamo letto, purtroppo, anche questo, a firma Andrea Schianchi, sulla Gazzetta dello Sport.

Per prima cosa Mazzola e compagni hanno sempre vinto in modo pulito, senza aiuti politici o arbitrali vari. Non hanno creato una corporazione di potere difficile da scalzare. E' vero, erano altri tempi, ma alla fine, se qualcuno paragona le due squadre, cancella di colpo gli anni che ci sono stati di differenza.

Peccato che nessuno nel tempo abbia verificato come mai l'inchiesta su una sciagura aerea così grave sia stata archiviata in quattro mesi, senza mai approfondire che cosa successe effettivamente. Facile dare tutta la colpa al maltempo. Senza contare che ai famigliari non arrivarono mai i soldi che gli spettavano a rimborso di quanto successe. Ferruccio Novo perse gran parte delle sue ricchezze, com'è immaginabile possa succedere quando viene a mancare un'intera squadra e parte del suo staff. Per conoscenza l'aereo era un Fiat e da quella tragedia il Torino venne spazzato via e la Juve cominciò a diventare potente.

Il popolo granata è insorto sui social network ed è salita la rabbia nelle ore. Forse è meglio sorvolare e far scivolare via la cosa senza dargli troppa corda, però se qualcuno si è permesso di fare determinati confronti, è giusto che gli si faccia notare la cosa e che scrivere del Grande Torino non è per tutti, ci vogliono anni di lezioni di storia.

Alla fine Andrea Schianchi, dopo aver letto delle polemiche suscitate, ha chiesto scusa sulla Gazzetta dello Sport.

Quando si commette un errore, soprattutto se in buona fede, la prima cosa da fare è chiedere scusa. Ed è quello che faccio, a scanso di equivoci. Sulla Gazzetta del 4 maggio è uscito un mio articolo sul Grande Torino nel quale, parlando dello spirito di gruppo di Valentino Mazzola e dei suoi compagni, ho scritto: «Questo carattere d’acciaio, per cercare un paragone nel presente, ricorda un po’ quello della Juve, la grinta di Buffon, Barzagli e Chiellini tanto per intenderci». Un accostamento che è un errore perché urta la sensibilità dei tifosi del Toro, da sempre (e giustamente) religiosamente devoti alla loro leggenda. Molte critiche mi sono giunte da sostenitori granata e, leggendole con attenzione, ho capito di aver toccato un tasto doloroso, cosa che non era certo nelle mie intenzioni. So bene che cosa rappresenta il Grande Torino per l’universo granata, e non solo, e lo so anche perché a quei magnifici giocatori (anzi: uomini) ho dedicato una pièce teatrale nella quale ho raccontato la loro grandezza, il loro valore e, infine, la loro tragedia. Purtroppo, a volte, si sbaglia. Andrea Schianchi”.

Che dire chiedere scusa gli ha fatto onore. Ma ricordare certe differenze fa sempre bene alla memoria, di tutti.