L’Udinese gioca a calcio, il Toro no
Il non calcio, contro il calcio, e “stranamente” vince chi gioca a calcio, in pratica, l’Udinese, che poteva chiudere il match, meritatamente, con un risultato rotondo, che avrebbe pienamente rispecchiato la partita degli uomini di Colantuono. Il Toro resta lo stesso, brutto e inconcludente, visto nel derby di coppa Italia, un solo tiro in porta in novantacinque minuti, nonostante i 30 minuti giocati con l’uomo in più, tanta confusione, poca corsa, poca voglia di sacrificio, schemi casuali, nulla che si possa considerare calcio. Dall’altra parte del campo, una squadra con tante assenze, specialmente in attacco, che è venuta a Torino per fare la partita, che ha creato almeno sei palle da gol, che, anche in inferiorità numerica non ha alzato bandiera bianca, e non si è messa sui propri sedici metri a gestire l’esile vantaggio. Anzi, si può dire tranquillamente, che dopo l’espulsione di Wague, le migliori occasioni gol le ha avute proprio l’Udinese, con Perica e Widmer, giusto per riproporre un concetto che avevo già espresso, in altre parole, che in inferiorità numerica, non si deve per forza morire, e si può ancora giocare a calcio. Alla fine un risultato bugiardo, almeno numericamente, l’Udinese ha dominato, ha ragione Colantuono.
Quanto al Toro, dopo la pessima figura rimediata nel derby, contro una squadra che è sicuramente superiore dal punto di vista tecnico, ma non può esserlo da quello caratteriale, un’altra partita da dimenticare, ed onestamente stanno diventando troppe, tenendo sempre presente che in pochissime occasioni la squadra allenata da Ventura ha fatto tutti i novanta minuti da Toro.
Si può tranquillamente perdere una partita, due o tre che siano, ma quello che conta veramente è il modo, il gioco espresso, le occasioni create, l’intensità messa in campo, l’ardore agonistico, i progressi tecnici fatti, quelli tattici, lo spiraglio di luce che si vede anche nella sconfitta.
Il Toro ha giocato contro l’Udinese tutto il primo tempo nella propria trequarti, nell’attesa di trovare il contropiede giusto, una scelta tattica che non può essere condivisa per vari motivi, non ultimo perché si giocava in casa propria, contro una squadra che annoverava tante assenze, e che non è certamente tra le prime del campionato. Nel secondo tempo ha cercato di fare qualcosa in più, e dopo l’espulsione di Wague, ci si aspettava veramente qualcosa di diverso, che in realtà non c’è stato. L’Udinese ha gestito bene l’inferiorità, e controllato con relativa tranquillità la “reazione” dei granata.
Se questa squadra, non è in grado di fare la partita davanti al proprio pubblico contro una diretta concorrente, che per 30 minuti gioca con un uomo in meno, allora c’è seriamente da preoccuparsi, senza tirare in ballo l’ambiente e il clima sfavorevole. Quanto al pubblico, ha sostenuto la squadra per tutti i novantacinque minuti, di più onestamente non si poteva chiedere, qualche fischio c’è stato, ma, non mi sento di dire che possa aver influito in qualche modo sulla prestazione della squadra, piuttosto, sarebbero da evitare i soliti passaggi al portiere da centrocampo, o peggio ancora dalla trequarti avversaria, specialmente quando si è in svantaggio ed il tempo per recuperare passa inesorabilmente.
Quanto ai singoli, c’è poco da dire. Male, anzi malissimo la difesa, con Molinaro e Zappacosta che non possono sentirsi esclusi. Peggio ancora il centrocampo, con Vives impalpabile, di ben altro spessore la prestazione di Lodi, che evidentemente è un vero regista, con Baselli e Benassi praticamente “assenti”, e non parlo dell’impegno, quanto del loro coinvolgimento nel gioco dei granata. In ripresa, almeno dal punto di vista fisico, la prestazione di Quagliarella, anche se la prestazione totale resta sotto la sufficienza, male i cambi, Maxi Lopez, Acquah e Avelar, con il brasiliano che dopo i primi due cross indovinati è andato in completa confusione.
Si salvano Padelli, e Belotti, anche oggi l’unico tiro verso la porta avversaria è stato suo.
Niente però d’eclatante.
Buon Natale a tutti.