ESCLUSIVA TG – Voghera: “Mi auguro che Baroni si faccia dare da Cairo i giocatori e inizi il campionato con la squadra allenata in ritiro. Il Toro merita di stare fra le prime, serve un cambio di proprietà”

ESCLUSIVA TG – Voghera: “Mi auguro che Baroni si faccia dare da Cairo i giocatori e inizi il campionato con la squadra allenata in ritiro. Il Toro merita di stare fra le prime, serve un cambio di proprietà”
Fabrizio Voghera
Ieri alle 12:00Esclusive
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Fabrizio Voghera è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Voghera è un performer, cantante,  autore, compositore e tifoso del Toro. Ha scritto tre canzoni sul Torino: “Grande Toro”, “Siamo Toro” e “La leggenda dei grandi campioni”. Con lui abbiamo parlato della sua squadra del cuore.

Come giudica questa stagione del Torino?
“Quest'ultima stagione del Toro assomiglia tanto alle precedenti 10-15 e infatti per l'ennesima volt si è conclusa all'insegna del nulla. Questo a noi tifosi e a me personalmente sta molto stretto, perché c'è un po' di frustrazione riguardo sia al gioco espresso sia alle aspettative. Noi tifosi del Toro amiamo vedere i giocatori che escono dal campo con le magliette veramente intrise di sudore e i pantaloncini sporchi di terra. Non dico che gli interpreti di questa stagione non l'abbiano fatto, ma è stato a sprazzi. C'è stato un momento in cui ci siamo illusi di poter rientrare nel giro delle coppe europee, magari anche solo per la Conference League facendo risultati che potessero risollevare un po' le sorti di questa nostra squadra così bistrattata negli ultimi 20 anni. Però questo non è successo per l'ennesima volta, non so se per problemi di bilancio o di poca voglia d’investire per portarci un po' più in alto. In una posizione dove meriterebbe di stare il nome di questa squadra: fra le prime quattro visto che siamo il Toro. Questo sì sarebbe tanta roba.
Sinceramente mi stupisco ogni fine stagione di trovare la mia squadra, non solo del cuore, ma della testa, del corpo, di tutto, nella solita metà classifica o sentir dire che però siamo della parte sinistra della classifica. Essere nella parte sinistra della classifica non vuol dire proprio niente se poi non ti pizzi in un posto utile per le coppe europee. Ma al di là dei risultati, l’aver visto un calcio espresso veramente a livelli bassi con un giro palla che passa sempre dal portiere e finisce con un lancio lungo sperando che qualcuno là davanti arrivi sulla palla è proprio molto poco divertente”.

Secondo lei la colpa di chi è? Della campagna acquisti, dell'allenatore, dei giocatori?
“Penso che dipenda da un sistema collaudato, sono arrivato a questa conclusione visto che seguo il Toro da sempre fin da quando ero piccolo. Dico sistema collaudato perché succede da vent'anni. Nei primi di questo periodo ero anche abbastanza infervorato e poi, piano piano, il fervore e l’entusiasmo sono scemati. Alle volte mi sembra addirittura che ciò che succede sia pianificato, arrivo a pensare che sia una presa in giro. Mi sembra quasi che ci siano dei bravi attori all'interno di questo sistema, perché ogni volta che riusciamo a tirare fuori la testa c'è qualcosa, non si sa il perché, che dall'alto ci ri-spinge sotto. Come lo struzzo che mette la testa fuori dalla sabbia e qualcuno subito gliela fa tornare dentro perché il Torino non può permettersi di andare oltre l'8° posto, la strada per noi è sbarrata e oltre non si va. Ci sono state anche delle belle partite, pure quest'anno, e c'è stato un momento in cui mi piaceva come giocava la squadra e poi tutto si è spento improvvisamente. Come se ci fosse qualche regista occulto che decide che ci dobbiamo calmare perché stiamo facendo troppo e quindi dobbiamo tornare esattamente lì dove dobbiamo stare. Facciamo qualche bella partita giusto per riempire lo stadio, per ridare entusiasmo alle persone che magari dopo una vittoria esterna o dopo una super prestazione si esaltano perché bramano vedere il loro Toro giocare bene e allora poi in massa riempiono lo stadio, ma poi puntuale arriva di nuovo la delusione per le brutte prestazioni. E’ una tortura, è veramente una tortura calcistica per me che sono un tifoso granata che ha visto un altro Toro, un Toro che sapeva giocare e vincere qualcosa o comunque provarci fino in fondo. Non sono un uomo di calcio, un uomo così addentro alle vicende calcistiche per cui le mie sono sensazioni, sono considerazioni che parlando anche con amici ed altri tifosi sono quelle di tutto il popolo granata. Tutti o comunque in tantissimi la pensiamo la pensiamo in questo modo.
Facendo un parallelismo col mio lavoro è cose se a tutti, dall’allenatore a chi sta n panchina, fosse dato un copione al quale attenersi e che va recitato senza variazioni. E così a fine stagione si fanno i conti ed è tutto perfetto: lo spettacolo è andato in onda, c’è chi lo ha gradito e chi meno, il pubblico c’era, il botteghino ha incassato e qualcuno si è anche divertito. Avviene nel calcio, ma anche nel tennis, altro sport di cui sono appassionato di tennis e che pratico. Trovo veramente molto romantiche alcune epiche partite del Toro come di Sinner. Parlando di tennis, come la finale del Ronad Garros fra Alcaraz e Sinner”.

Ma Sinner in finale ci è arrivato e la gara l’ha giocata anche bene seppur alla fine abbia vinto Alcaraz.
“Esatto, lì c'era molta realtà. Nel tennis vince veramente la meritocrazia, nel senso che lì non c'è niente da recitare, non è un copione scritto. E’ uno contro uno, mentre invece quando ci sono tanti artisti, tanti interpreti forse diventa più facile fare i registi e tirare i fili dei burattini”.

Adesso al Torino c’è un nuovo allenatore, Baroni, e per Cairo il brutto finale di stagione del Torino è stato colpa di Vanoli. Cosa pensa di Baroni?
“Eccone un altro che arriva e che fa da traghettatore. Magari Gattuso avrebbe impersonificato di più lo spirito del Toro perché è uno che si accende facilmente. Baroni non lo conosco, oltretutto la Lazio è una di quelle squadre che a pelle non sopporto e che mi è antipatica, è tra le prime dopo i cugini dei quali non riesco neanche a pronunciare il nome. Baroni onestamente non lo conosco, la Lazio sotto la sua guida ha comunque fatto un campionato decoroso, ma dipende sempre dai giocatori che hai in rosa. Parliamoci chiaro, ci vogliono i piedi buoni, ci vuole tecnica e qualità.
Tornando alla prima domanda che mi hai fatto sulla stagione, siamo stati effettivamente sfortunati, perché non avere Zapata per quasi tutta la stagione e anche Schuurs, ancora più sfortunato di Duvan poiché è fuori da ottobre del 2023, è una sorta di piccola scusante. Forse con Zapata avremmo fatto qualche punto in più, ma non lo so.
Con Baroni c’è sempre la speranza che arriva quando c’è un nuovo allenatore. C'è curiosità, ecco un altro motivo per cui comunque la gente andrà allo stadio, di vedere una squadra diversa. Me lo auguro, soprattutto per i tifosi, che possa essere una bella novità, anche se penso che comunque i cambiamenti debbano essere più radicali. Serve una rifondazione totale, non solo nella squadra, ma anche nella società. Questo penso che sia il pensiero di tutti. Non è una cosa neanche velata visto che la contestazione c’è ed è innegabile. Quello che si aspetta il tifoso del Toro oggi è un cambio a livello societario: Red Bull o chi altro. La gente non punta sul cambio d’allenatore, che è buttare un po' di sabbia negli occhi.
Cambiando argomento, anche un cambio dell'inno ufficiale sarebbe bello con il mio “Grande Toro” che diventa il nuovo inno ufficiale”.

Non penso che Valerio Liboni sarebbe contento che togliessero il suo “Ancora Toro”.
“Credo di sì. A “La Partita della Leggenda” venerdì scorso ci siano salutati e credo che tema un po' la mia canzone perché sarebbe un bell’inno, com’è anche il suo, ci mancherebbe”.

Adesso c'è stata la prima finestra di mercato e il Torino non ha né preso né ceduto nessun giocatore. Cairo però ha detto che 1-2 calciatori saranno dati via, come avviene il tutti i club. I candidati per fare cassa sono Ricci e Milinkovic-Savic. Le dispiacerebbe se lasciassero il Torino?
“Ricci non è una cessione che mi preoccupa. Sinceramente, non mi fa impazzire poiché non è un fuoriclasse. Poi magari va in un'altra squadra e fa la differenza, però da noi non mi sembra che abbia fatto tutta questa differenza. A me quest’anno è piaciuto Biraghi. Il suo sinistro, i suoi traversoni sono utili. Sono questi i calciatori che ci servono. Stesso discorso per Elmas. Nel mercato invernale qualche cosa di buono la società l’ha fatto. Anche Casadei all'inizio il suo l’ha fatto, poi si è un po' spento, si è un po' perso”.

Elmas e Casadei nelle rispettive squadre non giocavano da molto tempo quindi è quasi fisiologico un calo dopo un buon inizio.
“Mi dispiace per Vanoli perché lo trovavo molto da Toro, mi piaceva come persona, però probabilmente l'ambiente lavorativo gli stava stretto e non credo che sia andato via malvolentieri alla fine. Forse malvolentieri per la squadra, per il Toro, però nelle ultime giornate mi è parso che non abbia più avuto tanta voglia neanche lui di impegnarsi, si è spento tutto quello che nelle partite precedenti aveva creato. Come dicevo prima, stava già andando troppo bene.”.

Ma a parte le possibili potenziali 1-2 cessioni di giocatori per far cassa, Elmas non è stato riscattato e bisogna vedere se lui sarà disponibile a tornare e allora magari accadrà un po' come con Vlasic che poi ad agosto era comunque tornato. Ma per il resto cosa crede succederà nel mercato?
“Si parlava del ritorno di Pellegri”.

All’Empoli era in prestito e ha ancora un anno do contratto con il Torino per cui sicuramente torna come anche Sazonov e tutti gli altri che erano in prestito, anche perché è difficile che qualcuno sia riscattato dal club dove è stato”.
“Ho letto da qualche parte che il sostituto di Zapata lo abbiamo già in casa ed è appunto Pellegri quindi siamo alle solite che si fa con chi si ha. Sarebbe molto importante andare in ritiro con la squadra che poi inizierà il campionato, questo sì sarebbe già un buon risultato per non fare come accaduto l’estate scorsa che di nuovo c’era solo Coco e poi l’ultimo giorno a Pinzolo è arrivato Adams e per il resto fra chi era infortunato e chi arrivava dopo per gli impegni che aveva avuto con la Nazionale la squadra era assolutamente incompleta e se non ci fossero stati i ragazzi della Primavera non so come si sarebbero allenati. Speriamo di no, ma se Baroni si ritrovasse nella stessa situazione potrebbe trovare giocatori ancora validi fra gli ex che hanno giocato “La Partita della Leggenda”. Ad esempio, Benny Carbone stargli dietro era impossibile, ma anche a Semioli e Mezzano e Bianchi segnava senza problemi ed erano tutti in splendida forma.
Tornando alla tua domanda sul mercato, sarà come al solito. Seguo tutti i giorni Studio Aperto Sport e ogni giorno spero che parlino almeno 30 secondi del Toro, ma questo succede nell'arco di un anno sportivo forse 4-5 volte. Ho letto che Sanabria andrà via, magari forse per noi è anche un bene, e che potrebbe arrivare Nzola. Baroni ha fatto alcune richieste come Folorunsho, ma anche altre squadre sono interessate a lui, e temo che siano troppo cari. Come sempre si arriverà a fine mercato quando ci saranno i saldi e con i giocatori rimasti e quindi arriveranno calciatori dal tasso tecnico mediocre. Come ho detto, spero che almeno si vada in ritiro con la squadra che sarà quella ufficiale, scarsa o forte che sia, però si potrà lavorare dall'inizio con delle certezze e non dover poi cambiare a campionato iniziato. Mi auguro proprio che Baroni abbia almeno questa forza da mettere in campo con il Presidente facendosi dare per tempo i giocatori in modo da iniziare il campionato quando lo iniziano anche gli altri e non nella sostanza un mese dopo. Almeno questo!”

E su un eventuale cambio di proprietà che idea si è fatto?
“Da tempo si rincorrono voci, si parla della Red Bull però ora pare che sia interessata a un club di Serie C. Come anche si parla dell’acquisto dello stadio ora che sono state tolte le ipoteche. Insomma tante bellissime cose, tante parole per cui auspico che possa esserci un cambio a livello societario. Ovviamente in meglio perché altrimenti ci teniamo quello che abbiamo. Nei momenti più tristi e  più cupi sono arrivato a pensare che forse sarebbe meglio non esistere se è questo il Toro che ci spetta perché almeno qualcuno ci rimpiangerebbe. Non ci fossimo non faremmo solo brutte figure, non si cercherebbe di racimolare punti con chi si deve salvare o con chi lotta per le coppe europee. E tutto così triste, chissà per quali starni disegni, logiche perverse ci tocca tutto questo. Il mio Toro era quello di Pulici e Graziani, quello di Mondonico con Policano, Bruno, Annoni e Martín Vázquez e dell’ultimo trofeo vinto la Coppa Italia del 1993. Ormai siamo attaccati a ricordi lontani, non vinciamo un derby dal 2015: è tutto troppo poco per il Toro. Non  vedo all'orizzonte qualcosa che assomigli a un progetto come è stato quello dell'Atalanta o del Bologna, squadre che sono andate o sono in Champions, a meno che non arrivi un cambio societario importante. So di non dire cose nuove perché lo sento dire da tutti, però se tutti la pensano nello stesso modo ci sarà un motivo, una spiegazione logica. Il calcio di oggi non è più quello di una volta però Atalanta e Bologna sono riuscite ad emergere perché hanno proprietà che lavorano bene. Ormai si pensa solo ai bilanci non c’è più passione e romanticismo. E nelle squadre non ci sono quasi più giocatori italiani e quindi vediamo poi cosa accade alla Nazionale: stiamo rischiando di non andare al Mondiale per la terza volta di fila, noi che ne abbiamo vinti quattro. Evidentemente ai poteri forti va bene così, ma chi invece è tifoso si chiede come sia possibile, perché.
Vogliamo poi parlare del fair play finanziario? Ma dove sta? Ci sono club, anche in Italia, che hanno centinaia di milioni di debiti eppure continuano a giocare le coppe e a iscriversi al campionato. Sarebbe il caso di azzerare tutto e far sì che il campionato lo possa vincere la Cremonese, se se lo merita in campo. Vediamo chi è davvero un bravo allenatore e non perché ha un super procuratore che gli trova sempre una squadra e magari con ingaggi elevati. Limitiamo gli stranieri a due per squadra. Leggi le formazioni e non trovi neppure un italiano, se va bene fra titolari e riserve ce ne sono un paio. Possiamo ancora chiamarlo campionato italiano? Certo che no. Facciamo allora crescere i nostri ragazzi, quelli capaci, facendoli giocare in Serie A e non come capita a noi del Torino, avere squadre piene di stranieri per lo più scarsi. Questa sarebbe una rivoluzione che porterebbe la gente di nuovo ad appassionarsi allo sport del calcio. Bisogna avere il coraggio di tornare indietro, di resettare, di dire adesso facciamo qualcosa veramente per la gente, per il pubblico che ama questo sport, così come si dovrebbe fare anche a livello politico, perché tanto poi i discorsi si mischiano. Il calcio, come tutto il resto, sta andando a rotoli e fino a quando i soldi girano nessuno farà niente, ma quando la gente non andrà più allo stadio e i guadagni faraonici non ci saranno più allora qualcuno capirà che il giocattolo si è rotto e che si è sbagliato tutto. Spero che accada presto, anche se è ovvio che ormai il calcio è diventato, ma lo è sempre stato secondo me, lo sfogo del popolo. Le persone vanno allo stadio perché hanno bisogno di buttare fuori frustrazioni, amarezze accumulate in settimana, insomma per sfogarsi e soprattutto per prendersela con qualcuno. Ovviamente non per tutti è così”.

Prima accennava alle canzoni che lei ha scritto sul Toro, ma “Grande Toro” come è nata?
“Da scrittore, compositore, autore, appassionato di calcio e tifoso del Toro ho sempre avuto il desiderio di fare qualche cosa per il Toro. Questa canzone è nata molto spontaneamente, come nascono tutti i brani che scrivo, da un'ispirazione. E’ un testo con l’arrangiamento di Fabrizio Ronco, amico e compagno lavorativo, anche lui grandissimo tifoso del Toro.La canzone racchiude un po' nel ritornello l'essenza di questo grande amore che ho nei confronti di questa squadra, della maglia, dei tifosi. “Grande Toro” è nato così dalle mani, dal pianoforte e dalla mia voce, come scrivo tutte le canzoni. Non voglio peccare di presunzione, ma l'avesse scritto anche un altro comunque mi piace tanto perché è un canzone molto rappresentativa. Parlo di fede, la mia presente, passata e futura. E’ proprio una dichiarazione di fede nei confronti di questa squadra, è un amore grande come il cielo che è sopra di me. Più di così non potevo esprimere la mia appartenenza a questa squadra. Sono riuscito a cantarla un paio di volte allo stadio. Quando abbiamo arrangiato con Ronco il brano in studio è venuto a sentirlo Alberto Barile che ne è rimasto subito folgorato e così mi ha detto se potevo venire a cantarla allo stadio la settimana successiva che c'era la prima partita di Coppa Italia. Gli ho detto se me lo chiedeva davvero e gli ho risposto che ci venivo di corsa. Così m sono trovato a centrocampo la settimana dopo a cantarla davanti ai fratelli della Maratona. Ero al settimo cielo, posso dire tranquillamente che dopo l'Arena di Verona, dove tante volte mi sono esibito con “Notre Dame de Paris”, cantare davanti alla Maratona è stata un'emozione pazzesca. Ero come un bambino e mi veniva voglia di correre su e giù per il campo, andare ad abbracciare simbolicamente tutti, come quando un cacciatore fa goal e va sotto  la curva. Mentre ne parlo mi viene la pelle d'oca.
So che c’è e percepisco un po’ di rivalità con Liboni, ma è una sensazione che non mi piace. Prima scherzavo quando dicevo di sostituire il suo “Ancora Toro” con il mio “Grande Toro”, basterebbe   che tutte le canzoni sul Toro venissero passate allo stadio con uguale regolarità in modo che tutti possano ascoltarle bene. Invece solo alcuni artisti hanno la possibilità qualche volta di esibirsi allo stadio, come capita ai Sensounico con “Quel giorno di pioggia” in occasione del 4 maggio.
Allo stadio dal punto di vista dello spettacolo c’è carenza, siamo in tanti artisti che potremmo esibirci prima dell’inizio della partita o nell’intervallo, ma quando lo chiedi è come elemosinare un favore alla società. Servirebbe all’interno del Torino Fc una persona preposta ad occuparsi dello spettacolo che offrirebbe un valore aggiunto al tifoso.
Tra parentesi, la mia fantasia più sfrenata c'è quella di scrivere un musical sul Torino, un progetto che mi tengo lì e che mi piacerebbe realizzare quando avrò del tempo e se accadrà serviranno le persone giuste che mi raccontino bene la storia del Toro da punti di vista differenti perché io non ho tutta questa grande cultura granata e mi mancano molte cose, non ho problemi ad ammetterlo, non sono uno storico del Toro per cui ci vorrebbe una di quelle penne che hanno scritto libri.
Riuscissi a fare il musical su Toro poi ci vorrebbe l’appoggio della società per farne promozione, non come adesso che ci sono tanti artisti che hanno canzoni anche di un certo tipo, di una certa bellezza compositiva e al Torino forse nemmeno lo sanno. Si deve insistere per potersi esibire allo stadio il giorno della partita e chi lo fa non chiede neppure un centesimo, anche se sarebbe giusto essere pagati. Se ci fosse all’interno della società una persona preposta al settore artistico potrebbe stilare un palinsesto e con tutti gli artisti tifosi del Toro che ci sono se ne potrebbe esibire uno a ogni partita casalinga regalando qualche cosa in più ai tifosi. Ovviamente servirebbe non essere solo mandati in mezzo al campo con un microfono a cantare un brano mente addetti ai lavori passano e si innaffia il terreno di gioco, perché così è una cosa povera. Sarebbe bello fare uno spettacolo di 15-20 minuti, con le luci se si gioca di sera, con il maxi schermo e un cameraman che riprende. Ma è chiedere troppo a questa società, basta pensare che a “La Partita della Leggenda” non c’era neanche un rappresentante della società.
Non si vuole essere pessimisti o negativi perché si tratta della realtà e questo dà la dimensione della scollatura che c’è fra il Torino Fc società e i tifosi quindi non c’è da stupirsi che ci sia contestazione continua e che i tifosi vogliano che Cairo se ne vada al più presto”.