ESCLUSIVA TG – Mascheroni (pres. Ucg): “Resilienza ad oltranza! I tifosi del Toro non credono alle promesse di Cairo”

ESCLUSIVA TG – Mascheroni (pres. Ucg): “Resilienza ad oltranza! I tifosi del Toro non credono alle promesse di Cairo”
Maria Rosa Mascheroni
© foto di Maria Rosa Mascheroni
Oggi alle 11:30Esclusive
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Maria Rosa Mascheroni è stata intervistata in esclusiva da TorinoGranata.it. Mascheroni è la presidentessa dell’Unione Club Granata (sono circa 100 i club  che vi aderiscono), commercialista e grande tifosa del Toro nonché membro del direttivo del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata. Con lei abbiamo parlato delle tre promesse fatte dal presidente Urbano Cairo.

Urbano Cairo nella ricorrenza dei suoi 20 anni da presidente del Torino FC ha fatto tre promesse: ha aperto all’acquisto dello stadio Grande Torino Olimpico, nei prossimi due anni portare il Museo del Toro al Filadelfia e come obiettivo per la squadra fare qualcosa di meglio rispetto all’anno scorso che dia soddisfazioni ai tifosi. Da presidentessa dell’Ucg come commenta questi tre propositi?
“Quando le ho sentite ho sorriso amaramente  e ho pensato che sono le ennesime promesse del Presidente del Torino che da 20 anni appunto promette e poi regolarmente non mantiene: bugie seriali, sono come una banconota da 21 euro”.

Quindi lei non crede neppure in parte a nessuna di queste tre promesse? Ci può spiegare il perché iniziando da quella relativa allo stadio?
“Esatto non ci credo. Che Cairo compri o no lo stadio a me personalmente, ma anche a tanti tifosi, non importa un fico secco. E’ una cosa che semmai interessa a lui in funzione d’inserire nel bilancio della società degli asset, quindi dei beni di valore che rendano la società appetibile a degli eventuali acquirenti. Ma ai tifosi non sposta una virgola perché non è che se lo stadio fosse di proprietà del Presidente loro poi entrerebbero gratis per cui non importa niente quello che asserisce allo stadio”.

Però lo stadio di proprietà aumenterebbe l’appetibilità della società, aumentandone anche il valore, in caso di vendita, cosa che la stragrande maggioranza dei tifosi vuole da tempo.
“Sì, sì, ma solo in funzione della vendita della società che può essere venduta anche senza lo stadio. Cairo non ha detto che sarebbe disponibile a comprare lo stadio per poi vendere il club e per di più non ha neppure detto che sicuramente vuole comprare lo stadio, ma ha solo aperto a questa possibilità. Per questo dico che è la cosa meno rilevante per i tifosi. Anche perché un po’ di tempo fa aveva detto che avrebbe venduto solo a uno più ricco e bravo di lui. Ha già detto tutto e il contrario di tutto”.

E per quel che riguarda il portare il Museo del Toro al Filadelfia, che sarebbe la collocazione naturale?
“In vent'anni di nulla ho visto come si è comportato, come si è relazionato con il Museo finora. Mi sembra quindi l’'ennesima sparata e non ci credo. Soprattutto siccome Cairo spesso molte volte ha detto “prima faccio e poi parlo, perché sono uno che preferisce i fatti alle parole” e allora faccia e poi ne parleremo. Ricordiamoci che in vent’anni lui al Museo ci è venuto una sola volta pagando i 5 euro del biglietto d’ingresso e che non ha mai messo un centesimo e neppure fatto finora nulla per portare il nostro Museo al Fila. E in questi vent’anni  a parte le giovanili che al Museo ci sono venute la prima squadra ci ha messo piede una sola volta quando c’era Ventura allenatore e che un solo calciatore, Samuele Ricci, di sua personale iniziativa è venuto a visitare il Museo. Quasi ci fosse una sorta di tabù, d’impedimento per la prima squadra di venire al Museo”.

La terza promessa è fare una squadra che faccia meglio di quella dell’anno scorso che è arrivata all’11esimo posto.
“Ha parlato di quadra competitiva il giorno dopo la chiusura del mercato. Pensa di avere a che fare con degli idioti? Alla prima di campionato la squadra da lui allestita ha preso cinque pere dall'Inter. E una settimana prima in Coppa Italia con il Modena, formazione di Serie B, aveva passato il turno con estrema difficoltà e non è che nella seconda giornata di campionato abbia brillato infatti ha pareggiato per 0-0”.

Va detto che però proprio prima della gara con l’Inter era stato preso Asllani, anche se non ha potuto giocare a San Siro, e che dopo è arrivato anche Nkounkou.
“Certo, ma resta il fatto che la difesa mi pare che abbia dei grossissimi problemi. In squadra ci sono giocatori scommessa che devono rilanciarsi, Zapata ormai ha 34 anni e l’anno scorso dopo le prime giornate ha subito un gravissimo infortunio e sta cercando di ritrovare la forma migliore. I giocatori migliori, Milinkovic-Savic e Ricci, come al solito anche quest’estate sono stati venduti incassando tanti soldi e chi è arrivato a sostituirli nelle squadre dove era prima giocava molto poco. E anche gli altri presi non hanno chissà quali curricula. Insomma, siamo alle solite: Cairo tutti gli anni ci racconta la favoletta del famo, famo e poi il risultato è sempre zero. Tutto questo per dire che non ci crediamo più. Basta! Basta! Ha rotto le scatole, per non dire altro”.

La corda è stata tirata per troppo tempo?
“Ha stufato, non ci crede più nessuno.  È come Pierino che grida al lupo, al lupo e quando davvero arriva il lupo se lo mangia e nessuno corre a vedere cosa è successo a Pierino. Come ho detto, vuole fare delle cose e allora le faccia prima di parlare e poi dopo che parli pure. Ricordiamoci che anche in questa sessione di mercato la differenza fra entrate e uscite è in positivo di 22 milioni di euro e con quella dell’anno scorso i soldi entrati nelle casse societarie dalle vendite sono più di 40 mln. Quindi di cosa stiamo parlando? Dov'è sta squadra competitiva? Non ha mai mostrato di tenerci davvero al Toro, ha parlato tante volte di progetti che tutte le volte sono stati disattesi. Non se ne può più, basta! Noi tifosi non lo vogliamo più sentire”.

Nell’Ucg ci sono più di 100 Toro Club che nel complesso raggruppano migliaia di tifosi e la pensano tutti così?
“Certo. Ne ho sentiti moltissimi e anche nelle chat l’opinione diffusa è questa: l’ennesima squadra parzialmente smantellata e costruita al risparmio. Poi magari a fine campionato il Torino arriverà in Champions, ma non lo so. Io sono contenta se il Toro vince, non riesco a essere contenta quando perde o quando prende cinque pere dall’Inter seppur sia stato alla prima partita del campionato e con una squadra qualitativamente molto più forte. Ma non sono neanche contenta quando parlo con la gente di dovermi vergognare del Presidente della squadra per la quale faccio il tifo. Perché così è veramente una vergogna”.

E cosa ha pensato quando Cairo ha detto che basta qualche risultato positivo per far cambiare opinione ai tifosi che lo contestano? Basterebbe davvero qualche risultato positivo della squadra per placare la contestazione nei suoi confronti?
“Penso che non basti più. Non basta più. Forse fino a qualche tempo sarebbe potuto bastare, ma non adesso. È anche vero che c'è ancora tanta gente che va allo stadio, io ho gettato la spugna qualche anno fa con il Covid, però se anche c'è ancora tanta gente che va allo stadio sono sempre più quelli che lo contestano. Cairo sosteneva tempo fa di avere il 75% dei tifosi della sua parte, adesso la percentuale si è invertita e a contestarlo è almeno il 75% dei tifosi. Sempre più gente è scontenta, disillusa, delusa. Ha veramente raggiunto il fondo, secondo me”.

La contestazione quindi continuerà a prescindere da tutto?
“Sinceramente io lo spero perché altrimenti è inutile protestare ed esternare il proprio dissenso. Dalla televisione non esterni niente quindi in qualche modo tutti dovremmo esternare il nostro dissenso pacifico nei confronti del modus operandi di Cairo”.

La contestazione dura da anni e si è molto acuita dopo la vendita di Bellanova, però finora non sembra che abbia dato i frutti sperati e tanto meno ha indotto Cairo a vendere il Torino?
“E’ vero, ma sicuramente gli ha dato fastidio. E’ un uomo che vive sull'immagine, sulla comunicazione quindi è evidente che una cattiva immagine di sé lo infastidisca, però, secondo me, poi controlla il conto corrente e gli passa”.

Ma allora cosa potrebbero fare legalmente i tifosi del Toro?
“Non lo so, non lo so. E’ evidente che non si possano fare atti di forza, ci mancherebbe. In generale al giorno d’oggi un genitore non può neppure dare uno scappellotto al proprio figlio quando combina qualcosa di grave. Viviamo in un mondo dove tutto deve essere tutelato e protetto, anche quando si finisce per eccedere nel proteggere chi ostacola il bene comune.
Ciascun tifoso deve mostrare il proprio dissenso in modo pacifico e legale nella forma che più ritiene opportuna, magari non supportando le attività commerciali che riguardano Cairo e chi a tutti i costi vuole andare allo stadio lo deve contestare isolarlo sempre più e inchiodandolo alle sue responsabilità. Spiace un po' per la squadra perché i ragazzi che giocano sono certa che fanno sempre del loro meglio più bravi o meno bravi che siano, ma anche i giocatori e gli allenatori devono capire che qui c’è in ballo il futuro del Toro e soprattutto i valori granata. Non giudico assolutamente nessuno, però ciascuno di noi deve fare, nei limiti della legalità, quello che pensa possa essere utile a manifestare il dissenso e a isolare Cairo”.

Indurre Cairo a vendere il Torino è quindi di fatto impossibile?
“Bisogna tenere sempre presente che la società è la sua e le azioni della SpA sono le sue, anche se il Torino Fc non è quotato in Borsa, e che quindi Cairo può fare quello che gli pare”.

Magari sarebbe più facile se il Torino Fc fosse quotato in Borsa perché i tifosi potrebbero tentare un opa ostile?
“Mah, è anche molto difficile riuscire a fare un opa ostile. Il Torino Fc è una società privata non quotata in Bora ed è quindi roba di Cairo e chi volesse delle azioni dovrebbe andare da lui e chiedergli di vendergliele. Anni fa la buonanima di Giancarlo Bonetto (per vent’anni presidente del Circolo Soci del Torino nonché presidente del Collegio dei Fondatori della Fondazione Filadelfia sin dalla nascita della stessa e gradissimo tifoso del Toro, ndr) chiese a Cairo di vendergli un’azione, una di numero, del Torino Fc, ma il Presidente non gliela vendette.
Detto questo, io non ho la soluzione in tasca, però non bisogna, secondo me, far cadere l'attenzione sulla contestazione allo stadio e fuori dallo stadio, con gli striscioni che compaiono ovunque anche nel corso di altre manifestazioni com’è successo al Giro d’Italia o al Tour de France. Si può non acquistare i giornali che lui vende e si possono non acquistare i prodotti degli sponsor del Torino. Sono tutte cose pacifiche che andrebbero a toccarlo nel portafoglio e su questo tutti sanno che Cairo è molto sensibile. Certo sono azioni che possono lasciare il tempo che trovano e soprattutto servono al tifoso per sentirsi la coscienza a posto, però sono pur sempre fatti concreti e non solo parole”.

Sembrerebbe quasi una battaglia persa in partenza.
“No, non bisogna assolutamente pensare che sia una battaglia persa in partenza, perché altrimenti non la si combatte. Sappiamo che è difficile, faticoso e che ci vorrà tempo, ma non bisogna farsi scoraggiare e tanto meno arrendersi: resilienza ad oltranza!”.