ESCLUSIVA TG – Damascelli: “Nel calcio nulla è impossibile: il Toro può battere la Juve”
Tony Damascelli è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Con Damascelli, giornalista de “Il Giornale”, abbiamo fatto il punto sul derby fra Torino e Juventus.
Il Torino insegue la vittoria nel derby da vent’anni e conquistando i tre punti resterebbe in corsa per il sesto posto, la Juventus è prima e quasi campione d’Italia, che cosa ci si può aspettare da questa partita?
“Non per dire la solita frase che il derby si sottrae a qualsiasi pronostico o previsione, ma è una partita nella partita e non solo da parte dei tifosi. E’ una partita che vede il Toro pieno di stimoli, come sempre quando affronta la Juventus, e la Juve molto carica dalla vittoria con la Lazio in campionato e dal passaggio del turno in Champions League, non importa come è avvenuto, qualcuno forse non ricorda come in passato Milan e Inter in alcune occasioni si erano qualificate, perché comunque l’approdo alla semifinale c’è. Quindi la partita di domenica sarà molto intensa, utilizzando un aggettivo inflazionato per definirla, e anche se si giocherà in uno stadio piccolo, com’è l’Olimpico, è la giusta partita nel giusto momento per l’ambizione delle due squadre. E’ vero che la Juventus è vicina a vincere il titolo, ma i punti per raggiungere l’obiettivo li deve fare perché a chiacchiere noi giornalisti siamo tutti bravi però poi in campo ci vanno i giocatori e per fortuna per il pubblico. Il Torino vorrebbe tornare a vincere un derby e arrivare sesto per giocare in Europa League e anche in questo caso gli servono i punti per riuscirci”.
Sul piano del gioco il Torino ce la può fare a conquistare punti a danno della Juventus?
“Sì, perché no. L’unico ostacolo è la forza, la “prepotenza” della difesa juventina, che in verità inizia a centrocampo. La Juventus è molto torinista in alcuni atteggiamenti, combatte e non è la squadra presuntuosa come lo era stata per un certo periodo in passato. E’ una squadra, diciamo come si usa, provinciale, anche se significa poco tanto più che le Province le vogliono abolire e in più è utilizzata con significato negativo, quasi in termini di disprezzo. Il Toro da parte sua con Ventura è diventato una squadra un po’ più elegante, meno arrembante di com’era il Toro tremendista, direi più accademica nel senso che Ventura rispetto ad altri allenatori ha la capacità di insegnare il gioco del calcio, che poi sia simpatico o antipatico e che meriti altri teatri è un altro discorso”.
Negli ultimi anni il Torino alcune volte, soprattutto nell’ultimo derby, è andato vicino a conquistare almeno un punto, ma gli è sempre mancato qualche cosa per riuscirci. E’ un limite l’assenza del guizzo vincente?
“Gli è mancato il colpo di fortuna che in passato ha invece avuto. Resta nella memoria di tutti, non solo dei tifosi del Toro, ma anche in quelli bianconeri il famoso ribaltone in tre minuti e qualche secondo di un derby che sembrava perso e venne invece vinto dal Torino. Le partite si vincono veramente all’ultimo minuto, in tutti i sensi, basta pensare com’è finito il precedente derby. Il calcio è veramente uno sport unico dove chi pensa di aver già portato a casa il risultato si trova nel giro di un secondo con le gambe all’aria. Questo è mancato al Torino, magari non in passato, ed è venuto invece a baciare la squadra più fortunata che si sa è la Juventus, purtroppo per i granata”.
Chi può essere l’uomo derby sia nel Torino sia nella Juventus?
“E’ un po’ difficile trovare l’uomo derby con questi calciatori sia della Juve sia del Toro perché non c’è un leader al di là del fatto che Tevez fa gol, che Pirlo è bravo nei calci di punizione anche quando gioca male, che Buffon è un grandissimo portiere, che Quagliarella potrebbe segnare il gol e poi non festeggiare come gli capita di fare quando segna alle sue ex squadre. Sinceramente non trovo l’uomo simbolo di questa partita né da una parte né dall’altra. Potrei dire in maniera paradossale con una provocazione, ma fino ad un certo punto, che i due allenatori potendo incrociarli, vale a dire Allegri che allena il Torino e Ventura la Juventus, non ci sarebbe grandissima differenza”.
Dice così perché sono due grandi allenatori o perché hanno due grandi squadre?
“Lo dico perché sanno lavorare bene con il materiale che hanno a disposizione e pur essendo, per motivi diversi, stati costretti a cambiare perché dai loro mazzi qualcuno ha portato via carte importanti a livello di mercato prima e poi a causa di infortuni. A Ventura hanno portato via due jolly che potevano sbancare in qualsiasi smazzata, Immobile e Cerci, anche se si è scoperto che nel Toro erano decisivi mentre altrove sono riserve. Ma questo dice molto anche sulla cifra tecnica del nostro calcio. La Juventus ha avuto molti infortuni, ma grazie ad Allegri la barra è rimasta dritta”.
Andando oltre il derby, la Juventus riuscirà a eliminare il Real Madrid dalla Champions e il Torino arriverà sesto in modo da partecipare anche il prossimo anno all’Europa League?
“E’ paradossale, ma è più facile che passi la Juventus che il Torino conquisti il sesto posto, che già l’anno scorso meritava e che non ha raggiunto, ma alla fine il Parma è stato smascherato e in Europa League ci sono andati i granata. Dico questo perché dodici anni fa la Juventus si qualificò per la finale della Champions League con il Milan battendo ed eliminando il Real Madrid. Oggi tutti dicono, anche Nedved, che il Real Madrid è un “mostro”, ma quel Real di dodici anni fa aveva Casillas in porta, Salgado e Roberto Carlos, Herro, Helguera, Guti, Cambiasso, Figo, Raúl, Zidane, Ronaldo, Conceiçao e McManaman e non è necessario che dica altro e la Juventus perse al Benabéu due a uno e al ritorno vinse tre a uno. Rispetto ad allora è cambiata una norma molto importante a livello europeo e mondiale, ma non in Italia: chi sarà ammonito nelle semifinali non salterà la finale perché se anche diffidato e poi ammonito non scatterà la squalifica, quindi giocherà la finale. Giocare tutto il torneo e saltare la finale per squalifica, come accadde a Nedved che saltò la finale con il Manchester per un fallo veramente stupido a centrocampo, quest’anno non accadrà. In Italia la norma invece sussiste e infatti Marchisio salterà la finale di Coppa Italia con la Lazio perché squalificato.
Per il Torino arrivare sesto è difficile perché la concorrenza è maledetta. Adesso tutti scoprono l’importanza dell’Europa League perché da quest’anno chi la vince disputa la Champions e quindi l’Europa League dà una visibilità e introiti comunque importanti per le casse di un club. Se ne è accorto anche il signor De Laurentiis che sputava rabbia e insulti contro l’Europa League e adesso è ben contento di essere in semifinale, forse si è dimenticato di quello che diceva di questo torneo. Quindi il Toro deve fare i conto non soltanto con se stesso, ma con la concorrenza, per questo dicevo che è più difficile”.
Il Torino avendo pareggiato con il Sassuolo ha perso un’occasione importante di avvicinarsi molto al sesto posto e non ha così sfruttato appieno la sconfitta della Fiorentina con il Verona e il pareggio della Sampdoria con il Cesena.
“Esatto, l’unica cosa è che la Fiorentina a livello nazionale mi sembra un po’ incartata perché alterna una partita buona ad un’altra con una prestazione negativa. Quindi il Toro potrebbe, sotto questo punto di vista, approfittare di distrazioni altrui. La gara con il Sassuolo è però stata un po’ intossicata nel risultato (i due rigori, uno per parte, concessi dall’arbitro Calvarese, ndr). Io Calvarese me lo ricordo in Fiorentina-Napoli quando non diede il rigore per un fallo su Cuadrado, fallo grande come una casa, e poi inseguì il giocatore della Fiorentina, che dopo essersi rialzato si allontanò, e l’arbitro appunto lo inseguì, cosa che un direttore di gara non deve mai fare perché chiama a sé il giocatore, per esibirgli il cartellino giallo per simulazione. Ogni volta che vedo certi arbitri, e Calvarese è uno di questi, non cancello certi episodi che sono una fotografia del loro carattere perché un arbitro non deve mai perdere l’equilibrio nel comportamento in campo”.
Tagliavento è l’arbitro giusto per questo derby?
“Tagliavento è un reduce da se stesso, è un modesto direttore di gara. Gli arbitri hanno un’importanza rilevante da noi in Italia, io preferirei che il nome dell’arbitro venisse comunicato alle due squadre il giorno della partita per evitare tutte le interpretazioni, le dietrologie e i sussurri tipici del nostro sistema. E’ vero che gli arbitri sbagliano e subito si pensa che vogliano favorire l’altra squadra, ma se sbaglia un giocatore non si pensa mai, pur avendo avuto illustri episodi fra calcio scommesse e affini, che favorisca l’avversario. Tagliavento è l’arbitro che aveva fatto infuriare Mourinho e altri allenatori e altre squadre, comunque … Questa è una partita molto delicata per la tensione di cui parlavo prima, però non per il risultato perché non cambierebbe la storia del campionato, è vero che può frenare la Juventus o rilanciare il Toro oppure viceversa, ma non è la partita della vita mia o della morte tua. Preferisco non parlare di Tagliavento, ma giudicarlo durante la partita, non voglio stilare la sua pagella prima della prestazione”.
Per concludere, questo derby è veramente da considerarsi aperto per quel che riguarda il risultato?
“Sì, assolutamente sì, anche se i numeri della classifica dicono no (settantatre punti la Juventus e quarantaquattro il Torino, ndr). Ma proprio per questo mi pare che Parma-Juventus abbia detto qualche cosa: la Juventus ha perso con il Parma ma non doveva esserci partita fra la prima e l’ultima della classifica. In precedenza la Juventus aveva perso con il Genoa, sarà stato all’ultimo minuto, ma ha pur sempre perso. Come ho detto, il calcio a differenza di tutti gli altri sport è sempre aperto alla sorpresa, nel calcio l’ultimo può battere il primo mentre negli altri sport non è possibile: chi è in ultima fila nel gran premio di Formula Uno non arriva primo, chi parte per ultimo dal cancelletto dello sci non batte chi ha fatto il miglior tempo, chi è ultimo nel basket in classifica non batte il primo, nel calcio, invece, è possibile. L’Argentina poi campione del Mondo nel ‘90 venne battuta nella partita d’apertura dal Camerun, questo è il calcio. Quindi il Toro può battere la Juve”.