ESCLUSIVA TG - Caronte: "Ecco come ho cambiato vita. Conquistai Ventura, bravo Longo"
Federico Caronte è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata. E' soltanto un classe 1997, eppure è già un ex calciatore: troppi gli infortuni che ha dovuto subire in carriera, così ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. E il granata è stata la sua grande passione, il Toro lo ha fatto crescere fino ad arrivare alla Primavera con Moreno Longo e alla Prima Squadra con Gian Piero Ventura, con tanto di convocazione per una gara di Europa League. Oggi non fa più il calciatore, ma il calcio resta sempre la sua vita: ecco cosa è riuscito a diventare.
Caronte, una carriera costellata di infortuni: il rimpianto più grande?
“Ho avuto tanti problemi fisici, mi hanno di fatto stroncato la carriera. Sono stato uno dei primi tre calciatori in Italia ad essere operato di impingement dell’anca: ora è un intervento di normale routine, fino a pochi anni fa era una patologia tutta da scoprire. E’ per questo motivo che per tanto tempo non sono riusciti a trovarmi una cura e io continuavo ad avere fastidi. L’anno scorso ho ancora provato a giocare tra i dilettanti in Piemonte, ma gli stimoli non erano più gli stessi del calcio professionistico. E così ho deciso di cambiare vita”.
Adesso di che cosa ti occupi?
“Mi sono rimboccato le maniche, ho ripreso gli studi e mi sto costruendo la mia strada tutto da solo. Sono iscritto a scienze motorie, ma faccio anche l’istruttore di tecnica individuale: mi occupo di bambini ma anche di adulti, insieme stiliamo un programma per migliorare gli aspetti tecnici e atletici. Non è semplice avere a che fare con i più piccoli, ma vederli crescere è un qualcosa di estremamente gratificante. Avevo cominciato affiancando un istruttore, ora mi sono messo in proprio: e tra qualche mese proverò un altro, grande salto”.
Di che tipo?
“Grazie a una borsa di studio avrò la possibilità di trasferirmi in America, dove seguirò le lezioni in un college e parallelamente potrò giocare a calcio. Lì potrebbero aprirsi nuove porte, ogni anno circa 70-80 ragazzi vengono visionati e possono anche approdare in Mls, la serie A del calcio americano. Ci proverò, ci voglio provare: se andrà bene, sarò felice; se andrà male, tornerò comunque con un bagaglio di esperienze e conoscenze importantissimo”.
Tornando al Toro, che ricordi hai in granata?
“Bellissimi, sono cresciuto da bambino e da ragazzo vestendo quei colori. Ho fatto tutta la trafila, sono anche passato dalle varie Under della Nazionale. Poi, però, in Primavera sono cominciati i problemi, da una parte fisici e dall’altra con la società, perciò ho dovuto fare scelte diverse provando l’esperienza all’Udinese. Gli infortuni mi hanno frenato, ma il Toro resta una parte di me”.
Hai avuto Ventura e Longo: qualche aneddoto legato a loro?
“Moreno è un bravissimo allenatore, ho apprezzato la sua sincerità e onestà quando mi ha detto che avrei avuto poco spazio nella sua Primavera e di conseguenza mi ha dato la possibilità di guardarmi intorno. Ventura era un maestro, ero aggregato in prima squadra e da lui e dai compagni più grandi ho imparato tantissimo. Ed ero anche riuscito a conquistare la sua fiducia: feci un’amichevole e lo impressionai, mi dissero “Fede, guarda che Ventura ti apprezza molto!”. Sono anche andato in panchina in Europa, durante la trasferta di Copenaghen che è valsa il passaggio alla fase ad eliminazione diretta. Forse è stato il mio punto più alto con il Toro, poi purtroppo è andata come è andata”.