ESCLUSIVA TG – Belli (TC I Bus Boys & Girls Granata): “Se Cairo è convinto che i tifosi sono come l’acufene vada da un advisor e metta il Torino in vendita”

ESCLUSIVA TG – Belli (TC I Bus Boys & Girls Granata):  “Se Cairo è convinto che i tifosi sono come l’acufene vada da un advisor e metta il Torino in vendita”
David Bellli
Oggi alle 08:00Esclusive
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

David Belli, è uno dei referenti del neonato Toro Club I Bus Boys & Girls Granata, è stato intervistato da TorinoGranata.it. Con Belli abbiamo parlato della partita di oggi all’ora di pranzo con la Roma e della contestazione al presidente Cairo.

Siete un po' in controtendenza perché tanti Toro Club dicono che gli iscritti diminuiscono e invece voi avete fondato un nuovo club. Ci racconta com’è nato il Toro Club I Bus Boys & Girls Granata?
“Innanzitutto siamo un gruppo di amici di Roma e al momento il club non ha ancora un direttivo e solo dei referenti perché siamo proprio in fase di costruzione e quindi abbiamo dei referenti sia uomini sia donne che si stanno incontrando per mettere in piedi qualcosa d’importante con l’intento di seguire il Toro ecco spiegata la parola bus e quelle boys e girls. E’ nato tutto da una trasferta a Ferrara dove ci siamo detti che era bello, stupendo e che non sarebbe stato male formare un nuovo Toro Club e quindi abbiamo pensato al nome di I Bus Boys Granata, eravamo solo maschi e poi si sono unite anche delle ragazze e quindi abbiamo aggiunto Girls. E' una cosa bella perché proviamo a divertirci seguendo il Toro, anche se a volte magari la trasferta è amara. Però essendo un gruppo di persone e di amici proviamo a divertirci soprattutto, ma oltre ovviamente alla passione per il Toro ci unisce anche la contestazione alla società. Tutti siamo sulla stessa linea e siamo consapevoli che se non arriva qualcuno che non a Cairo i soldi che vuole ahinoi contestiamo e basta. Se si vuole vendere una casa si fissa un prezzo, ma se nessuno lo vuole pagare allora non la si vende e si continua a tenerla.
Tornando al discorso della nascita del nostro club, il Toro Club Valmontone nacque nel 1985 appunto a Valmontone, dove a suo tempo venne il Toro di Borsano con Fascetti. Organizzammo una bella cena, dopo un'amichevole, con più di 500 persone. Da quella realtà è iniziato e continua il percorso del Toro Club Valmontone. A Roma e nel Lazio all’epoca già c'erano diversi club: i Fedelissimi Granada Roma, Viterbo, Ferentino e Latina. Al fallimento del Torino ci siamo ritrovati sotto l’edificio del Tar del Lazio nel quale il Consiglio di Stato doveva prendere decisioni che riguardavano il Torino e abbiamo deciso di creare Roma Granata con il supporto del Toro Club Valmontone. Poi negli anni, per vari motivi, le cose sono evolute e non è che siamo fuoriusciti da Roma Granada, siamo sempre fra i soci fondatori, ma ci siamo ritrovati a fare queste trasferte tra amici ed è di lì che è nata questa nuova realtà che piace perché ci si vede, si va in trasferta, si ride, si mangia, si beve, si gioisce oppure ci si arrabbia tutti insieme. La cosa bella è avere un gruppo che affronta la situazione attuale del Toro con il sorriso e la consapevolezza che a Roma bisogna costruire qualcosa per il Popolo Granata e noi stiamo provando a farlo. Oggi quanti siamo non saprei dire perché non abbiamo fatto nessun tesseramento, però posso dire che andiamo a vedere le partite e ci organizziamo facendo un giro di telefonate. Sappiamo che tanti altri club stanno perdendo iscritti perché con l'avvento della biglietteria online ognuno va, compra il biglietto e segue la partita quando vuole e come vuole. Una volta invece serviva il club per prendere i biglietti e avere dei servizi mentre oggi ognuno può organizzarsi da solo. Fra di noi ci sono persone che hanno esperienza decennale di trasferte, gente che viene da Torino, persone di Roma, tutte persone che hanno voglia di seguire il Toro. La cosa importante è che si ha voglia di seguire il Toro. Sarà poi il tempo a dire se la scelta di formare un gruppo è stata giusta o meno. Ci sono ancora i Toro Club Valmontone, Roma Granata, Fedelissimi e noi cerchiamo di stare con tutti e di andare d’amore e d'accordo, com’è giusto che sia”.

Ma tutti voi andate in trasferta per vedere le partite del Torino?
“Per la verità no, io sono uno di quelli che non ci va, vorrei però come altri sono contro il caro biglietti. Si spendono 34 euro più la prevendita per accedere a un settore dello stadio che dovrebbe essere popolare. Io faccio parte della Federazione Italiana Sostenitori Squadre Calcio e come federazione stiamo provando a contrastare, a combattere quest’anomalia del calcio che di anno in anno peggiora perché i biglietti per assistere alle partite sono sempre più cari. Ecco perché ho deciso di non andare allo stadio, non so se altri mi seguiranno o meno, so che qualcuno va a vedere il Toro e ovviamente quando si va a vedere la partita lo si fa sempre con la speranza di vedere un bel Toro che porti a casa qualche punto”.

Oggi il Torino affronterà la Roma di Gasperini, una trasferta difficile per la squadra granata?
“Siamo consapevoli che l’avversario sia ostico, la Roma è allenata da un grande mister che è Gasperini, è “gobbo” però resta un allenatore molto capace, ha una bella squadra e lo stadio di Roma è sold out ogni domenica. La forza della Roma è anche avere lo stadio Olimpico sempre pieno che supporta la squadra. Speriamo quindi di portare a casa qualcosa, anche se sarà difficile, molto difficile perché nella partita con l’Inter il Torino è stato un vero disastro su tutti i fronti. Già in ritiro a Prato allo Stelvio si era visto che la difesa era un punto debole di questa squadra: manca un portiere con esperienza e i difensori non sono all’altezza. Poi col tempo magari Israel si rivelerà bravissimo, lo speriamo tutti, ma se non si volevano spendere soldi perché il Torino ha un debito a bilancio di 130 milioni di euro allora si poteva cercare un portiere fra gli svincolati e c'erano elementi come Cragno e Silvestri che poi si è accasato alla Cremonese, ad esempio, che magari erano un po’ avanti con l’età però potevano dare quella garanzia che Israel ancora non dà. E ci mancano, purtroppo, anche i difensori. In estate il Torino ha provato a vedere Coco, non so fino a che punto si stato davvero cercato, ma se sono stati offerti al Torino per lui 16 milioni bisognava portarlo impacchettato e infiocchettato e non chiedere 20 mln. Negli anni la difesa, che era un punto di forza, è stata smembrata con le cessioni super remunerative prima di Bremer e poi di Buongiorno e altri e per ultimo Bellanova. Si è così arrivati al punto attuale che la difesa non è più il reparto punto di forza e oggi si punta sull’attacco, ma è da vedere quanto sarà una mossa valida perché se non hai una buona difesa quando davanti ti trovi avversari forti ti bucano come è accaduto con l’Inter. Noi abbiamo regalato ai nerazzurri qualche gol però appena i loro attaccanti arrivavano dalle parti della nostra porta la difesa ha dimostrato di essere di burro e questa di conseguenza non può essere una squadra che vuole alzare l’asticella, come ha detto il direttore tecnico Davide Vagnati o come vorrebbe il presidente Cairo. Alzare l’asticella è più che giusto, ma per farlo servono giocatori in grado e non presentarsi a Milano con l’Inter e subire cinque gol. Già l’ambiente granata è in contestazione che aumenta giorno dopo giorno e la società non sta facendo nulla per cercare di buttare acqua sul fuoco, se vogliamo usare quest’espressione. Se la dirigenza voleva davvero tendere la mano verso la tifoseria allora doveva dare un segnale prendendo giocatori che facevano alzare sul serio l’asticella e non calciatori di prospettiva e scommesse. Se il Presidente del Torino dicesse che non può prendere giocatori di livello superiore perché economicamente non riesce e che al massimo può tenere la squadra a metà classifica provando a non farla retrocedere il tifoso del Toro, che non chiede la luna, lo accetterebbe anche, ma ormai è stufo di sentire cose che poi non vengono mantenute. La società dice che vuole l’Europa, ma al massimo ci andiamo in vacanza perché quando si fa un confronto con Inter, Milan, Napoli, Juventus, Roma, Lazio, Fiorentina, Atalanta, Como e Bologna diventa dura per noi. Queste sono tutte realtà che hanno un progetto sportivo portato avanti bene da anni. Invece a noi tutto questo manca e anzi al Torino è stato tolto lo zoccolo duro. Una squadra se non ha la cosiddetta spina dorsale, ed è il nostro caso, puoi dire quello che vuoi però non farai mai il salto di qualità. Ovviamente mi auguro che il Torino possa farlo, ma la vedo molto dura con la squadra attuale. Baroni ha fatto bene con la Lazio, però a mio parere è un Vanoli con un po’ più d’esperienza in Serie A ed è riuscito a fare bene nella Lazio perché aveva giocatori che il Torino non ha. Quando si prendono certi giocatori non si può poi venderli ai tifosi come se fossero campioni”.

Lei ha seguito il Torino in ritiro, che idea si era fatto?
“A Prato allo Stelvio mi sono sentito chiedere perché seguivo ancora il Torino. Ma certo che lo seguo, solo il Toro noi tifosi non lo lasciamo. Per me quello che conta non è il nome del giocatore sulla maglia, ma la maglia stessa e chi la indossa deve dare l’anima. E’ la maglia a spingere il mio cuore a battere forte. Ultimamente vedendo le partite è dura far battere il cuore però il Toro lo si ama lo stesso, anche se questo non è più il mio Toro e non lo è più da 20 anni. Il mio Toro è stato ucciso quando fu dichiarato fallito. Oggi c’è il Torino Fc, ricordo quando Cairo si collegava con noi in radio e parlava di progetto e poi puntualmente alla fine di ogni stagione il progetto non si realizzava. Se il progetto è arrivare dopo 20 anni ad avere un debito di 130 milioni di euro mi si drizzano le antenne e mi viene da pensare che qualche cosa, anzi più di qualcosa, è stato sbagliato. Forse la società doveva lavorare meglio, doveva essere messo fra i dirigenti qualcuno in grado di costruire qualcosa d’importante ed è proprio quello che manca ancora oggi. Manca una rete di osservatori in Italia e nel Mondo che sopperisca al fatto di non avere sodi a sufficienza da investire in calciatori pronti subito che alzino l’asticella. Quando è così serve una rete di osservatori bravi che individui ragazzi di talento nei vari settori giovanili da prendere subito e portare a Torino per farli crescere. Non tutti in futuro diventeranno dei campioni, ma di certo si avrebbero giocatori di livello come è stato per Ogbonna. Molti anni fa, ben prima del fallimento, andavo con amici osservatori del Lazio a vedere le partite delle giovanili e poi i ragazzi migliori venivano segnalati. Oggi tutto questo manca, non ci sono le basi fondamentali per costruire un progetto sportivo serio. Magari mi sbaglio e verrò smentito, me lo auguro. A Pinzolo sia tre sia due anni fa la squadra era da completare e la stessa cosa è accaduta quest’estate a Prato allo Stelvio. Parli con gli addetti ai lavori e con lo staff tecnico e ti rendi conto che sono preoccupati perché manca la materia prima: i giocatori nei ruoli che servono al gioco del mister. Il calcio non è uno scambio di figurine. Se si prende un determinato allenatori si deve sapere come vuol fare giocare la squadra e che calciatori gli servono poi magari non si riescono a prendere tutti i giocatori che servono, ma almeno buona parte di quelli che chiede. Baroni non è un integralista ed è disposto a cambiare, ma se non gli prendi i difensori che gli servono per poter giocare con il 4-2-3-1 è dura trovare la quadra giusta e che possa fare la differenza come aveva fatto alla Lazio per buona parte della stagione. Il fatto che abbia dovuto passare al 4-3-3 indica che di fondo qualche cosa manca”.

Da tutto quello che dice però sembra che non ci siano grandi speranze che cambi qualche cosa al Torino, giusto?
“Fin a quando da Cairo non andrà qualcuno disposto a dargli tutti i soldi che vuole, debiti compresi, per cedere il Torino lui se lo terrà. Possiamo contestare e io sono il primo, si fa quello che serve per il bene del Toro. Ma serve agire anche con la testa come nel film US Palmese di Rocco Papaleo. Nel film una squadra calabrese di dilettanti perdeva tutte le partite e Papaleo parlando con gli amici al bar diceva che serviva un campione, magari un certo giocatore del Milan non giocava bene che si comportava male. E allora nel film sono stati raccolti i soldi tra i cittadini e i tifosi per comprare il giocatore che arrivato alla Us Palmese ha fatto la differenza. Ho raccontato questo perché se è vero come dice Cairo che nessuno è andato da lui per comprare il Torino allora i tifosi potrebbero creare un comitato che raduni i tifosi che versando una quota così da iniziare a raccogliere soldi per comprare il Torino. Si vede la cifra che si riesce a ottenere e così ci si attiva concretamente: il poco di molti per arrivare allo scopo di poter compare il Toro. La mia è solo un’idea, ma sarebbe un modo per iniziare a smuovere le acque”.

Il tifo organizzato ha indetto una nuova marcia di protesta contro Cairo per domenica 21 prima della gara con l’Atalanta, voi come club parteciperete?
“Sicuramente qualcuno di noi andrà, nei prossimi giorni ci incontreremo e ne discuteremo perché siamo sempre stati presenti a tutte le manifestazioni per il Toro con la speranza che possano servire. Indubbiamente a questa nuova marcia si deve essere presenti, però se la marcia resta fine a se stessa, a mio personale parere, non so quanto effettivamente servirà. Da tempo si fanno iniziative di questo tipo e sono tutte lodevoli però servirebbe che ci fosse un compratore pronto ad offrire a Cairo la cifra che vuole per vendere il Torino”.

Ritornando a parlare di gioco in campo, da quello che ha detto sembra che lei si aspetta un’altra stagione con il Toro a metà classifica, è così?
“Me lo auguro perché dopo Inter-Torino non nascondo di essere molto preoccupato”.

Però la partita successiva con la Fiorentina qualche segnale di ripresa c’è stato, la squadra almeno in campo è pervenuta e i giocatori sono sembrati un tantino più determinati.
“E’ vero che con la Fiorentina c'è stato un segnale, però c'è da dire che questo inizio di campionato è abbastanza duro per le squadre che si devono affrontare e adesso il Torino può fare punti con il Parma e provare con l’Atalanta però per il resto si scontra con realtà più forti. A mano che Baroni riesca a tirare fuori il meglio da ogni giocatore e quindi viene meno ciò che ho detto e me lo auguro. M se si perdesse con la Roma il morale andrebbe giù e poi allora non so cosa accadrebbe con l’Atalanta e poi nelle partite successive. Se dovesse mai accadere un filotto negativo diventa poi dura risalire la classifica, pur tenendo conto che poi anche le altre squadre dovranno confrontarsi con queste realtà. No voglio essere negativo, però se guardiamo il calendario fino all’undicesima giornata quando ci sarà il derby si rischia di ritrovarci dopo quella partita con pochissimi punti in classifica. Mi auguro di sbagliarmi, ma ci aspetta un tour de force che mette a dura prova i giocatori e Baroni. Oggi anche solo un pareggio farebbe morale e permetterebbe di guardare ai prossimi impegni con un po’ più di serenità in vista della gara con l’Atalanta che ha giocatori sulla carta migliori dei nostri però il cambio in panchina da Gasperini a Juric potrebbe non essere ancora stato del tutto digerito dalla squadra che in estate ha anche cambiato parecchi giocatori. Juric al Torino ha fatto bene, ma le esperienze successive con Roma e Southampton sono state molto negative e questo mi fa ben sperare per il Torino. Nell’immediato con Atalanta e Parma ce la possiamo giocare per il resto preferisco essere realista e non illudermi, anche se continuo ad augurarmi di sbagliare. Dipende molto da Baroni e dal suo staff e da cosa riescono a ottenere dai giocatori. A fine ritiro è arrivato Ngonge poi Simeone e infine Asllani perché dopo la cessione di Ricci mancava un regista. Ngonge e Asllani sono buoni giocatori, ma stiamo parlando di due e non di cinque o sei”.

Anche ieri Baroni in conferenza stampa ha detto che serve tempo per amalgamare la squadra e i nuovi.
“Non ci sono dubbi. Simeone avanti va bene, Vlasic è una garanzia infatti l’anno scorso de lui girava anche la squadra faceva altrettanto e vinceva, però se lui non è al top per noi è dura. Cairo deve capire che se vende giocatori a 25-30 o più milioni poi non può rimpiazzarli con altri che costano 2 o 3, ma neppure 5 o 6 oppure in prestito con diritto, formula che serve per far quadrare il bilancio soprattutto perché alla fine non vengono riscattati. Serve almeno spendere 8-10 milioni per prendere bravi giovani che possono permettere di costruire lo zoccolo duro che porta ad avere un progetto sportivo. Nessuno pretende che siano presi tutti insieme 11 giocatori competitivi, ma prendendone 2-3 all’anno e non vendendoli appena diventano un po’ appetibili per le altre squadre si arriva ad alzare l’asticella e a far togliere delle soddisfazioni ai tifosi. Quando si costruisce un nuovo percorso lo si deve vedere non solo a breve scadenza, ma anche in tempi medio-lunghi. Tenere un allenatore un solo anno, come successo con Vanoli, significa aver buttato via quella stagione. Quando viene preso un nuovo allenatore come minimo si deve darli tre anni per vedere qualche cosa, come era accaduto con Juric che se gli fosse stato dato il supporto dei giocatori che chiedeva forse si sarebbe potuto creare qualche cosa di più importante. In una riunione della Federazione Italiana Sostenitori Squadre Calcio una persona mi ha detto che i presidenti che sanno di calcio sono De Laurentiis, Lotito, Cairo e Iervolino. Noi tifosi parliamo poi però vediamo ciò che accade in campo e se non arrivano i risultati ci rimaniamo male. Cairo ha avuto vent’anni per creare un progetto. Si poteva capire se avesse venduto qualche giocatore per poi reinvestire il ricavato, ma non nei Karamoh di turno che già in precedenza non erano riusciti ad affermarsi altrove. Il Como ha investito in Nico Paz e i risultati si stanno vedendo. Cairo spieghi ai tifosi perché dobbiamo galleggiare senza continuare a illuderci. Ci dica che il 10° posto è il massimo traguardo al quale possiamo ambire così noi lo sappiamo, qualcuno lo accetterà e altri no. Noi tifosi del Toro non abbiamo vinto molto, l’ultimo trofeo vinto è stata la Coppa Italia nel 1993, però eravamo una squadra che dava fastidio alle altre nell’alta classifica, ma oggi non è più così e anzi diamo sei punti sicuri alla Juventus e non solo. Io vivo a Roma e l’altro giorno sono venuti a trovarmi amici giallorossi e mi hanno detto che per noi oggi sarà dura e che gli lasceremo tre punti. E cosa si può ribattergli dopo il 5 a 0 che ci ha rifilato l’Inter?”.

A proposito di giovani promettenti Cairo può obiettare che ha preso Casadei e prima Ilic e li ha pagati entrambi tanto.
“E’ vero, ma gli si può rispondere che ha venduto Ricci a poco e pure Bellanova. Sono state plusvalenze fatte per coprire un debito a bilancio, se non si avesse avuto quest’urgenza da loro si poteva ricavare rispettivamente 50 e 30-40 milioni. Si è fatto come chi ha fretta di vendere la macchina o la casa per ricavare dei soldi che deve accontentarsi di prendere i soldi che il compratore offre. Come ha venduto Bremer a un prezzo alto non capisco perché non abbia fatto altrettanto con Bellanova e Ricci, meglio ha fatto con Buongiorno.
Casadei è un giocatore che mi piace e che sicuramente deve dimostrare di valere, ma io lo avrei preso prima che andasse al Chelsea. Il Torino si è fatto sfuggire bei giocatori perché c’è l’abitudine di chiedere lo sconto. Anche con i prestiti si fa lo stesso, se il Torino avesse davvero voluto Elmas l’avrebbe riscattato a fine campionato e non aspettato così nel frattempo è tornato al Napoli. Se avessimo ancora Elmas la squadra avrebbe avuto qualche cosa in più. Mi è stato confidato da chi è nel giro del calciomercato che quando a Cairo segnalano un giocatore lui fa un giro di chiamate per saperne di più e quando finisce di fare il giro di telefonate il calciatore è già stato venduto ad altri. Ricordiamoci cosa accadde con Dovbyk che andò a visitare il Filadelfia e alla fine non se ne fece nulla e lui poi si accasò al Girona e divenne il capocannoniere della Liga con 24 gol e contribuì a far qualificare alla Champions League la squadra e adesso è alla Roma. Magari al Torino non avrebbe fatto altrettanto bene come nel Girona e infatti in giallorosso non ha fatto faville però, secondo me, non ha fatto neppure tanto male.
Non voglio dire che Cairo in 20 anni abbia voluto fare male al Torino però non ha neppure fatto niente per ottenere di più. Il Torino ha una storia che può essere un peso, ma è anche un’eredità importante e chi ha in mano il club deve recepire che si tratta di una cosa preziosa. Si fosse affidato a direttori sportivi come Sabatini o Sartori oggi il Torino avrebbe alzato l’asticella. Non voglio togliere nulla al lavoro di Vaganti, ma parlo per quello che vedo. Mi auguro che in questa stagione tutto vada nel miglior modo possibile, che la contestazione finisca e che tutti si torni uniti a tifare per il Toro. Quando squadra, società e tifosi erano tutti dalla stessa parte le cose funzionavano. Oggi c’è chi gode per la sconfitta con l’Inter e chi per le cose che vanno male, invece a me piagne ‘l core a vedere come si è ridotta la mia squadra. Per cui o non vado più a vederla o se continuo a seguirla non le posso augurare il male. Siamo contro Cairo? Va bene, contestiamo lui. Ma non posso augurare il male alla squadra perché i ragazzi che vanno in campo non c’entrano nulla perché provano a far godere noi tifosi”.

 Avrà sentito le ultime dichiarazioni di Cairo sulla contestazione, cosa ne pensa?
“Forse la contestazione dei tifosi può essere per lui come quel fastidio che colpisce chi ha l’acufene. Ma il malcontento deriva da una gestione poco attenta e al non aver mantenuto le promesse. Se Cairo è convinto che i tifosi sono come l’acufene pazienza. Vada allora da un advisor e metta il Torino in vendita così si libera del fastidio. Ha detto che venderà il Torino a chi ha più soldi di lui ed è il caso che i tifosi si compattino e si uniscano per fare qualche cosa che aiuti a trovare qualcuno che dia a Cairo quanto chiede e così può andarsene. I tifosi che più sono arrabbiati con lui sono quelli che avevano creduto in lui maggiormente. Infatti persino tifosi che lo difendevano, come Enrico Venesia, dopo la vendita di Bellanova non lo difendono più. Cairo quindi dovrebbe interrogarsi su cosa ha sbagliato col Torino e una volta che ha capito dovrebbe chiedere scusa”.