Culicchia: "La salvezza è possibile, ma occorre non perdere tempo"

06.02.2009 08:42 di  Marina Beccuti   vedi letture

Giuseppe Culicchia è tornato in libreria con la sua ultima fatica: “Brucia la città”, ed. Mondadori, 19 euro, 401 pagg. Un romanzo inedito, un misto tra un noir, che nella città di Torino non manca mai e di quella sottile ironia che fa di Culicchia uno scrittore molto particolare, come solo un tifoso granata doc sa essere.

 

Qual è il tema dominante del libro?

Intanto è una storia che si dipana nella Torino notturna, nella cosiddetta movida torinese, dove la cocaina è la vera protagonista di questo romanzo. Purtroppo il suo uso è un problema che si sta ingigantendo in tutte le città. Nelle acque del Po ne è stato trovato un grosso quantitativo, non solo a Torino, ma anche a Milano e soprattutto a Firenze, che supera Londra, pensate un po’ (non Milano come era stato detto pochi giorni fa, ndr).

Come ha dipinto Torino?

Una città che è cambiata molto, la sua trasformazione post industriale, dove si vive la notte in locali trend e dove si possono trovare molte modelle che prima erano difficili da incontrare, come la Seredova, Kartika, Fernanda Lessa e così via. Adesso Torino è una città più vivace, più turistica, che può piacere o meno a seconda di come sono cambiati i vari quartieri, che hanno cambiato le abitudini dei suoi abitanti.

Lei spesso ha inserito qualche nota di calcio nei suoi libri, soprattutto del suo Toro, è successo anche questa volta?

No, tra mostre, presentazioni, aperitivi si incontra Buffon con la Seredova ed il protagonista gli soffia due bicchieri di champagne, che è un po’ la metafora di fregarlo due volte (magari nel derby ndr). Poi si incontra Ventola con Kartika dove nasce una discussione sulla nazionalità della celebre modella, compagna dell’attaccante del Torino.

Brucia la città fa venire in mente la cessione di Lentini… c’entra qualcosa?

No, assolutamente, non ho pensato a questo ma a dei titoli di alcune canzoni, tra cui una molto bella cantata da Irene Grandi.

Nemmeno Iaio, il protagonista? Il nome ricorda un certo Balestri…

Nemmeno questo, è un nome che mi piace molto.

Passiamo al Torino, cosa pensa del mercato?

Mah, quello di gennaio non è mai folgorante. Mi auguro che Gasbarroni si riprenda prima possibile e risolva i problemi dei cross dalla sinistra, tanto utili a Bianchi. Così com’è successo a Milano con il cross vincente di Abate. Bianchi non si è affatto imbrocchino, va solo aiutato con dei palloni invitanti da insaccare.

Si aspettava la cessione di Amoruso?

Francamente no, anche se avevo letto che c’erano squadre interessate a lui. Speravo nelle magie della coppia gol che alla Reggina aveva fatto così bene, ma non è andata così, peccato.

Crede nella salvezza?

Direi di sì, ma non bisogna ragionare pensando che tanto ci sono ancora parecchie partite da giocare, sarebbe sbagliato, bisogna fare punti prima che sia troppo tardi. Ogni punto perso può costare carissimo. Bisogna metterci la grinta vista contro l’Inter.

Problemi più mentali che fisici?

Direi di sì, ora devono darsi una mossa perché sono uomini adulti. Contro il Chievo la partita va affrontata con il piglio giusto. Problemi a giocare in casa? Il pubblico in fondo non si è mai lamentato troppo in questi anni difficili, è sempre stato presente e lo sarà anche questa volta.

Novellino lo terrebbe anche in futuro?

Non vorrei entrare nelle questioni tecniche che non mi competono, anche se, ad essere sinceri, non lo trovo un allenatore adatto al Toro. A me piacerebbe Schuster, lo vedo un mister da Toro, anche perché per me erano mitici i suoi calci d’angolo che si trasformavano in gol. Ha il piglio deciso, so che sarà dura arrivare a lui, però mi piacerebbe.

 

Una domanda, per chiudere, di fantasia: come vedrebbe Rosina & C. nella movida torinese?

Non ce li vedo proprio, resto un sognatore, vedo Rosina, così i suoi compagni, solo sul campo ad allenarsi. Ad essere sinceri non ho mai incontrato un giocatore del Toro in giro di notte.