Ci vorrebbe il Toro
Ci vuole ben altro Toro per mettere in difficoltà lo Zenit, perché quello visto contro la Lazio, pur concedendo l’attenuante del turnover, è apparso squadra di poco sostanza, priva di una costruzione della manovra degna di essere sottolineata, con una difesa distratta e pasticciona, ed un attacco non solo sterile ma anche a tratti imbarazzante, almeno per quello che ci si deve aspettare nella massima serie. Può darsi, anzi è evidente, che la mente fosse rivolta al ritorno di coppa, ma è altrettanto ovvio, che dopo la brutta prestazione di Udine, quella non esaltante di San Pietroburgo, in dieci per gran parte del match, e questa contro la Lazio, il passo indietro fatto è visibile, tangibile non solo per i risultati, ma soprattutto per il livello di gioco espresso dai granata. Ventura a fine match ha fatto i complimenti alla propria squadra, che ha sofferto e perso da squadra, contro una formazione forte come quella di Pioli. Bisogna anche sottolineare che contro Udinese, Zenit e Lazio, gli errori difensivi sono stati la costante, imprevista, che poi ha indirizzato il risultato finale di tutte e tre le partite. Sette gol subiti in tre partite, non sono da Toro, almeno non del Toro di Ventura, che ha basato proprio sulla solidità difensiva il cardine del proprio gioco. Ma, non è solo questo. In un colpo solo il Toro ha perso quella sicurezza e quelle trame di gioco che avevano permesso agli uomini di Ventura di realizzare quel filotto di risultati, esaltante, e più che meritato. Indubbiamente la stanchezza comincia a farsi sentire, tra scelte estive sbagliate, infortuni e il mercato invernale che a centrocampo ha visto più esuberi che ridondanza, si arriva alla partita di coppa, che rischia di essere la più importante di questi ultimi 15 anni, con le forze contate, e con scelte quasi obbligate per Ventura. Tornando alla partita contro la Lazio, i complimenti vanno fatti alla dirigenza dei romani, che senza spendere più di tanto, tra l’altro senza neanche incassare grandi cifre dalle cessioni, con un mercato oculato, tendente a rafforzare l’organico e le posizioni “scoperte” della rosa, hanno costruito una bellissima squadra, che gioca bene al calcio, e che occupa oggi in solitaria la terza posizione in classifica. Insomma, senza fare dietrologia, quello che mi auspicavo potesse fare il Toro questa estate. Ora tutti a tifare Toro, perché giovedì l’undici di Ventura si gioca gran parte della propria stagione, che è stata sicuramente più che positiva, almeno per quello che attiene strettamente all’Europa. Non sarà facile, anzi sarà proprio durissima, perché lo Zenit è squadra vera, senza punti deboli, anche molto intelligente dal punto di vista tattico, e lo ha dimostrato all’andata, dove ha preferito non rischiare di prendere un gol piuttosto che cercare il terzo. Il tecnico portoghese dei russi, Andrè Villas-Boas, che ha già vinto in Europa, nonostante sia ancora piuttosto giovane, sa come mettere in campo la propria squadra e colpire le squadre avversarie nel loro punto debole. Il risultato dell’andata mette in condizioni il Toro di giocare un’unica partita, all’attacco dal primo minuto, e non è proprio il tipo di calcio che l’undici di Ventura predilige. Subire un gol significa chiudere il discorso qualificazione, ma, l’obbligo di farne almeno tre per poter passare il turno non ammette repliche. Il Toro dovrà rischiare tanto, disputare la partita perfetta, più di Bilbao, senza distrazioni difensive, con un centrocampo che dovrà essere bravo non solo in fase contenitiva, e con un attacco che dovrà sciupare il meno possibile. Vero, che si può anche ragionare sulla mezzora aggiuntiva dei tempi supplementari, tenendo però presente che dal punto di vista fisico lo Zenit è in condizioni migliori, per il semplice fatto che il loro campionato comincia adesso, quello dei granata è alle battute finali.
Insomma ci vorrebbe il Toro.