Carlo Nesti: “Gli arbitri guariscono dal sordomutismo”
Parliamo del silenzio? Lo apprezzavano Gesù, che pregava nel deserto, Buddha, che meditava sulle sponde di un fiume, e Maometto, che rifletteva nelle grotte di un monte. E così pure da San Francesco d'Assisi, a Gandhi, fino a Madre Teresa di Calcutta. Qualcuno ha detto: "Il mistero del silenzio è che non fa mai lo stesso rumore". E sì... Viva il silenzio, dunque, soprattutto quando cerchiamo la verità dentro noi stessi. Ma, quando si è giudici di qualcosa, e si deve rendere conto di quanto è stato giudicato, se permettete, la musica cambia. Nei processi, ad esempio, esiste la sentenza, ed esiste la motivazione della sentenza. Nel calcio, la classe arbitrale ha sempre optato per il sordomutismo, alla fine delle partite. L'unica volta, in cui il grande Concetto Lo Bello fece un'eccezione, ammettendo un errore, avvenne davanti alla moviola, la "strega", che perseguita, da circa mezzo secolo, i fischietti. Il fatto che Marcello Nicchi, presidente dell'Aia, abbia pre-annunciato la fine imminente di questa omertà è epocale, ma inevitabile. Il mezzo elettronico, ormai, rischia di sovrastare 1-2-3-4-5-6 arbitri, e se gli arbitri stessi non mostrassero, finalmente, in pubblico, testa e cuore, andrebbero contro la storia.
(EDITORIALE PER RADIO SPORTIVA)
Seguitemi nel NESTI Channel: http://www.carlonesti.it.