Carlo Nesti a Radio Vaticana: "L'esempio di Gattuso ai politici italiani"

14.01.2015 11:18 di  Marina Beccuti  Twitter:    vedi letture
Carlo Nesti a Radio Vaticana: "L'esempio di Gattuso ai politici italiani"
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“Gennaro Gattuso - dice Carlo Nesti alla Radio Vaticana Italia (Direttore: Luca Collodi) - era approdato all’OFI Creta, come allenatore, nella speranza di guidare una squadra “normale”. Al contrario, si è trovato al cospetto di una disorganizzazione assoluta, che lo ha costretto anche a svolgere supplenze come dirigente, con il mancato versamento dello stipendio ai giocatori. Dopo essersi già dimesso a ottobre, lo ha fatto, definitivamente, a dicembre, ma anche adesso, che non c’entrerebbe più nulla con la società, ha compiuto uno splendido atto di generosità. Ha provveduto a pagare di tasca propria gli emolumenti dei giocatori, per un totale di 50 mila euro. Al di là dell’episodio, vorrei rimanessero impresse 2 cose: “dimissioni” e “di tasca propria”. Domanda: nella politica italiana, e anche altrove, quante persone sono disposte a dimettersi, oppure a rimetterci dei soldi, quando qualcosa, di cui si ha una anche solo parziale responsabilità, non funziona? Ecco: credo che la risposta se la possano dare da soli gli ascoltatori”.

 

 

La Palestina, per la prima volta, in Coppa d’Asia

 

“Dal 9 al 31 gennaio, si sta disputando la sedicesima edizione della Coppa d’Asia, per la prima volta in Australia, e per la prima volta con la partecipazione della Nazionale di Palestina. E’ una rappresentativa, che ha già una storia tormentata, quasi quanto quella del suo paese. Nel 2006, era addirittura in testa al girone di qualificazione ai Mondiali di Germania, ma Israele negò il permesso di viaggio a metà della squadra, per la trasferta decisiva in Uzbekistan, persa per 3-0. Nel 2010, furono ben 3 i nazionali uccisi durante l’operazione “Piombo Fuso”. Lo sport, a livello di vertice, a partire dalla diplomazia del ping pong fra Stati Uniti e Cina nel 1971, è stato più forte, nel massimo momento di aggregazione dei Giochi Olimpici, del terrorismo del ‘72, e dei 4 boicottaggi olimpici dal ‘76 all'’88. Speriamo che anche per la Palestina, in particolare per tutti gli amici islamici non integralisti, e pacifici, ci sia, un giorno, un lieto fine”.

 

 

Bilal giocava in Israele e in Palestina

“La storia di Atef Abu Bilal potrebbe anche sembrare comica, se non fosse, sportivamente, drammatica. Il centrocampista era tesserato con una società di quinta serie israeliana, ma è stato sorpreso mentre giocava a calcio anche con una squadra palestinese. Quando si è scoperto che il giocatore apparteneva, effettivamente, a 2 società di 2 nazioni diverse, è stato squalificato. Rischiava di essere radiato, ma, per un errore del computer, Bilal è stato interdetto dal gioco “solo” per 99 anni, per cui potrà tornare a giocare a 129 anni. Ora, a parte l’assurdità di una punizione del genere, è giusto che, in casi del genere, scatti una pesante squalifica. A me piacerebbe, però, che la FIFA gli assegnasse un compito, e cioè quello di girare il mondo, più che per denunciare il suo errore, soprattutto per spiegare altro. Intendo dire come lo sport possa consentire a un atleta di essere accettato sia da una squadra israeliana, sia da una squadra palestinese. Sarebbe, comunque, anche nella colpa, un bel segnale di pace”.

 

 

La comunicazione Twitter dei giocatori

 

“C’era una volta l’epoca, che ho vissuto io da giovane, in cui era permesso avvicinare tutti i giocatori, alla fine degli allenamenti, e addirittura intervistarli sotto le docce, alla fine delle partite. Sto parlando degli anni Ottanta, e non di molti decenni fa. Ora, visto che il mondo del calcio è blindato, e si parla solo quando lo decidono le società, esiste un altro modo per i giocatori di esprimersi liberamente, e per i giornalisti di raccogliere dichiarazioni. Twitter equivale a una sorta di addetto ai media e ai tifosi degli atleti, e, siccome siamo ancora agli albori, vedrete che presto pure qui cambierà un certo modo disinvolto di comunicare. Anche perché le frasi delle fidanzate, o mogli dei giocatori, nel “circo del gossip”, pesano quanto quelle dei partner. Penso alla fidanzata di Cerci, che, quando Alessio andò all’Atletico Madrid, appena 4 mesi fa, twittò: “Addio Serie A, andiamo nel calcio che conta”. Il suo ritorno frettoloso proprio in Italia, con la maglia del Milan, credo che insegnerà alla Signora Cerci una maggiore umiltà”.

 

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