Vista dalla curva: Toro e Maratona, un binomio inscindibile
E’ da pochi istanti terminato il primo tempo. Si materializza in curva lo spartiacque delle sensazioni. Chi, preoccupato dello svantaggio, cerca conforto nel vicino, e chi non perde di vista la nuova realtà: questo Toro ha il carattere per ribaltare il risultato. La giornata in Maratona è quasi da routine, all’inizio. L’imminente ingresso in campo del Toro, carica come una molla i ragazzi, pronti di nuovo a spellarsi le mani e maltrattare le corde vocali. Dopo la debacle di Gubbio è fondamentale uniformarsi con i giocatori. Un corpo unico deve calpestare l’erba dell’Olimpico, oggi.
Gli attori in scena sono all’opera, ma sembra un film già visto. Pochi spazi e manovra prevedibile. L’incoraggiamento è costante. Tuttavia, a parte qualche fiammata personale, non paiono esserci le avvisaglie sperate. L’Empoli ogni tanto abbaia, ma pare tutto sotto controllo. Anche Tavano, il bomber degli incubi granata, non ha la verve per infliggere un dispiacere alla Maratona. E’ un altro però a colpire al cuore la curva: Lazzari, che al 34’ sfodera un gran tiro nell’angolino su cui Coppola non arriva. Cala il gelo e soprattutto il silenzio. I minuti che separano dall’intervallo si vivono all’insegna della perplessità e sull’Olimpico i mugugni si accomodano al posto dei cori. Ma qualcuno con la schiena rivolta al campo non la prende bene, quasi ordinasse: “Bisogna urlare più di prima, non è il momento di sedersi e rassegnarsi”. L’intervallo consente di scaldare i motori alla curva. I toscani di Pillon prendono le posizioni nella porzione di campo di fronte ai leoni del tifo: è una pioggia di fischi. Ottimo segno, dopo alcuni minuti di sconforto tipico delle vecchie abitudini. Ma la cura Ventura sta facendo miracoli, e non si può girarle le spalle alla prima difficoltà. “Siamo sempre con voi” e “Segnate sotto la curva” rappresentano la benzina per la riscossa. Il neo entrato Antenucci è indemoniato, il ritmo, tambureggiante, e il gol nell’aria. La Maratona assiste alla splendida combinazione Stevanovic-Antenucci-Ebagua con il fiato sospeso. E poi l’urlo, di nuovo vigoroso, dirompente. La storia di questo film ricomincia ad essere di gradimento. L’Empoli non punge, al massimo ogni tanto solletica la retroguardia di casa, mentre davanti le occasioni fioccano. Gli auspici per il raddoppio ci sono. La Maratona è di nuovo su di giri, annusa un altro pomeriggio festante. Al 22’ Darmian non tradisce le previsioni: colpo di testa di capitan Bianchi, respinta di Pelagotti, la palla danza in area, e il terzino scuola Milan si getta a capofitto per gonfiare le rete. La curva è di nuovo una bolgia.
L’opaco primo tempo è in archivio, ora la banda di Ventura è sugli scudi. Gli ospiti sono formiche calpestate dalle belve ferite e dai suoi angeli custodi alle spalle della porta difesa da Pelagotti. Si brama ancora per esplodere di gioia, ma le traiettorie di Bianchi e soprattutto Antenucci non vanno a buon fine.
D’Ambrosio ed Ebagua si divertono a fondo campo per far scorrere le lancette del tempo. L’arbitro Velotto ne ha abbastanza e manda tutti sotto la doccia.
Si pratica con orgoglio quello che fino a pochi mesi fa avveniva una tantum: il rito degli applausi sotto la curva. E ora di scendere i gradoni e ribadire il primato in classifica. Lo si fa cantando e sorridendo di gusto, poiché Gubbio appartiene alla preistoria. Da domani si pensa alla trasferta di Reggio Calabria. La passione granata s’impadronirà del “Granillo”.