Toro, un altro ko pesante
Flavio Bacile
la partita di ieri ha messo in luce che il Torino ha perso per una serie incredibile di errori, non è la prima volta, e, c'è l’impressione che non sarà neanche l’ultima in questa stagione.
Un rigore “regalato” dall’arbitro, colpevolmente “aiutato” dal guardalinee, spiana la strada alla vittoria del Vicenza. Arbitro che sembrava orientato in un primo momento a concedere una rimessa dal fondo. Un rigore simile, non lo avevo mai visto concedere in tanti anni che seguo il calcio, ma evidentemente il Toro continua con la sua personale sperimentazione, vedi il gol otto metri regolare di Marassi, annullato per fuorigioco, il gol di cinque metri in fuorigioco convalidato in occasione di un derby, regola mai più rivista in campo nazionale ed internazionale, ma anche i due gol similari, giudicati in modo completamente diverso dallo stesso segnalinee, stesso stadio, stessa porta, d’alcune stagioni orsono. Rigore però anche gentilmente offerto in dono dalla nostra difesa, che su un innocuo pallone è riuscita a mettersi in difficoltà praticamente da sola. Di regali il Toro ne ha fatti anche in attacco, prima con Antenucci, capace di sparacchiare, davanti al portiere, malamente un pallone che doveva invece finire in fondo al sacco; poi con Bianchi, che in una sorta di mezza rovesciata riusciva a colpire la traversa, un pallone ed una giocata assolutamente nelle corde del nostro capitano. La difesa poi regalava, si fa per dire, ulteriori emozioni prima con una dormita collettiva che permetteva a Tulli uno “slalom gigante” tra Obodo e Rivalta con annesso tiro che sfiorava il palo alla destra di Bassi, poi con uno scivolone di Zavagno, che permetteva ad Abbruscato di presentarsi solo davanti a Bassi, chiamando l’estremo difensore all’unica parata del match.
Tre tiri del Vicenza, tutti su errori del Toro, due tiri del Toro, una sola parata, quella di Bassi, risultato finale 1-0 per i veneti, undicesima sconfitta dell’undici di Lerda. Che dire? I numeri condannano allenatore, squadra, quindi giocatori, dirigenza, direttore sportivo e presidenza, non solamente quelli di questa partita è evidente.
Una squadra che doveva vincere questo campionato, costruita male, in ritardo, con giocatori, forse non propriamente adatti al modulo che l’allenatore predilige, ridisegnata a gennaio, con la clamorosa falla ancora aperta del regista mancante, con l’acquisto di un giocatore che può essere importante ma che viene da circa sette mesi d’inattività, e quello di una punta che come caratteristiche sembra integrarsi malissimo con Bianchi.
È vero, è stato preso Budel, almeno per quanto attiene al regista, ma quello che era la prima scelta di Petrachi, non lo è stata per Lerda, giacché i titolari sono restati i due “De”, ed Obodo sembra aver superato lo stesso Budel nelle gerarchie interne. È tutta colpa di Lerda? Chiaramente no. L’allenatore ha sicuramente le sue colpe, non ultima, ma forse è anche la più grave, quella di non aver saputo dare un gioco credibile a questa squadra.
I giocatori poi non possono tirarsi indietro, forse non manca l’impegno, ma quando si commettono tanti errori, basta rivedersi i gol presi in alcune partite, ma anche quelli sbagliati in altre, certamente non si riesce a pensare che l’attenzione sia massima durante i novanta minuti di gioco, come invece dovrebbe esserlo per una squadra che cerca di puntare ad un obiettivo importante.
Della dirigenza ho già detto tutto in precedenza, e, l’errore fondamentale, quello cioè di aver pensato di poter costruire una squadra ad agosto o settembre, a campionato cominciato, risulta alla fine quello maggiormente penalizzante. Rimangono 12 battaglie e diventa difficile dire se alla fine basteranno per agganciare i playoff, se con Lerda o senza Lerda a questo punto importa poco, di fatto, chiunque siederà in panchina contro il Livorno, deve tenere presente che devono essere battaglie vere. La tattica ha clamorosamente fallito, al Toro serve il cuore.
Se dovesse fallire anche quello, si chiuderebbe un’annata senza rimpianti, perché per essere brutto questo campionato, lo è stato veramente, anche raschiando il fondo del barile.