Toro, che succede?
Flavio Bacile
Il Toro è campione d’inverno, 42 punti in 21 giornate, una media di due punti a partita, che porterebbe, restando cosi le cose sino alla fine del campionato, la squadra di Ventura in carrozza nella massima serie. Eppure qualcosa non quadra, questo non è il Toro che ci si aspetta di vedere in casa contro l’Albinoleffe, con tutto il rispetto per la squadra bergamasca, i venti punti di differenza in classifica non si sono visti, tanto meno il divario tecnico che invece dovrebbe essere evidente. Fatta salva la prestazione contro il Pescara, gara irripetibile dal punto di vista tattico, gli ultimi due mesi della squadra di Ventura convincono pochissimo, proprio in quello che doveva essere il punto di forza di questa squadra, cioè il gioco. Quattro pareggi, Sassuolo, Bari, Crotone ed Albinoleffe, due vittorie, Livorno e Pescara, due sconfitte, Modena e Padova.
Il problema del Toro è presto detto, una manovra lenta, macchinosa e più complicata di quella che dovrebbe essere, e, un’incapacità, ormai cronica, nel buttarla dentro, sette gol nelle ultime otto gare, quattro nella partita contro il Pescara. L’idea che si ha vedendo oggi la squadra di Ventura, e, che il Toro più che per la bravura dell’avversario di turno nel chiudere spazi e corridoi, paga, e non poco a mio parere, per problemi interni. Quali siano è difficile dirlo, di fatto, la differenza tra la squadra che ha aperto e dominato il campionato per i primi tre mesi, sino a novembre, e quella che vediamo oggi è tangibile, aldilà del risultato. Insomma non la penso proprio come Ventura, non penso vale a dire, che il giudizio sul match sia condizionato dal risultato, giocare bene o giocare male è una cosa, vincere o perdere un’altra, che poi le due cose spesso coincidano è un dato di fatto, almeno nella stragrande maggioranza dei casi.
Anche oggi contro l’Albinoleffe, e questa non è una novità per come la penso, il Toro ha regalato un tempo all’avversario, creando pochissimo, un tiro sbilenco di Bianchi, e subendo molto di più, con l’occasione più grossa capitata sui piedi di Cocco. Di tutt’altro spessore la ripresa, almeno come intensità, anche se le occasioni gol si contano sulle dita di una mano, con il clamoroso palo colpito da Antenucci, ma anche il sacrificio di Iori su Foglio lanciato a rete.
Insomma, sarà un momento di flessione che tutte le squadre hanno durante il campionato, saranno tante altre cose, ma questo Toro che ha chiuso al primo posto il girone d’andata, grazie anche ad un avvio record, per chiudere al primo quello di ritorno, che è l’unico che conta, deve fare molto di più di quanto visto in queste ultime uscite.
Recuperare Bianchi a me sembra una priorità, e dico questo, convinto che il capitano può fare ancora il bene di questa squadra, senza neanche mai pensare che il gioco di Ventura non preveda un attaccante come Bianchi, uno cioè che la butta dentro. Ma non è il solo Bianchi, sarebbe riduttivo ed ingiusto, in molti stanno rendendo meno di quanto ci si possa legittimamente aspettare, ma forse, stanno tirando il fiato, preparando altri tre mesi da record.
Quanto al mercato le priorità mi sembrano evidenti, bisogna solo avere voglia di vederle.
La corsia sinistra, esterno difensivo ed offensivo devono trovare alternative, cosi come trovare uno che possa giocare in attacco accanto a Bianchi o Antenucci, oppure allo stesso Sgrigna, che abbia anche la capacità tecnica di saltare l’uomo. Riconosco che Parisi contro l’Albinoleffe ha fatto la sua migliore partita in granata, ma trovare un’alternativa non significa fargli torto, anzi, manifesta l’intenzione di aiutarlo a giocare il girone di ritorno nel migliore dei modi. Quanto a Guberti la speranza di rivederlo in capo a febbraio o marzo non può bastare, bisognerà anche dargli il tempo di ritrovare ritmo partita e giocate, senza critiche affrettate.
Nel suo ruolo si sono alternati in tanti, senza a mio avviso convincere pienamente.
Ora aspettiamo la prima di ritorno, curiosi di vedere che Toro sarà.
Alla fine, chi vuol essere lieto, sia: di doman non c’è certezza.