Torino, Ventura: "Non ha senso andare in A se poi si improvvisa"
Ora finalmente si può dire che l’obiettivo è centrato.
“Gli obiettivi: perché quando siamo partiti ne avevamo due. I miei ricordi sono quelli della mia prima conferenza stampa, quando sono arrivato in quell’occasione ho ascoltato quello che mi veniva detto e mi ricordo perfettamente di aver detto che non volevo essere ricordato per quello che avrebbe portato il Torino in serie A, perché questo lo possono fare in molti, ma che avrei voluto essere ricordato per quello che aveva riacceso quella che chiamai la cellula granata, che era a detta di molti completamente morta. Ecco, mi sembra che i due obiettivi li abbiamo centrati: quello di salire di categoria e quello di aver rivisto ciò che si è visto oggi ovvero uno stadio tutto granata con la voglia e l’orgoglio di sentirsi granata. Questo è in assoluto il campionato di quelli che erano sul campo, cioè parlo del pubblico, che mi ricordo che quando siamo partiti riceveva messaggi di non fare gli abbonamenti e di non andare allo stadio, perché questo era il tam tam. Il pubblico credo che abbia capito e apprezzato la serietà e la professionalità con cui ci siamo avvicinati a questo campionato e già dalla prima partita o forse ancor prima, dalla gara di Coppa Italia, c’erano allo stadio quattordici-quindici mila spettatori e non ci hanno più abbandonato né in casa né fuori per arrivare alla conclusione di oggi che è stata straordinaria. E questo è il campionato dei calciatori in assoluto, non è il mio, è il loro, di un gruppo che ha dovuto superare problemi giganteschi, ha dovuto violentarsi, cambiare mentalità, modo di vedere le cose e di confrontarsi, però ce l’hanno fatta e magari ci ho messo qualche cosa di mio, ma senza la loro disponibilità non ci sarebbe stata nessuna possibilità in un ambiente imperniato di scetticismo come quando siamo partiti. Lo scetticismo era anche comprensibile a causa delle delusioni degli ultimi anni che non erano quelli che si aspettava la città, il pubblico e la società. Quindi ho detto che sono orgoglioso di questi giocatori, ma sono loro che dovrebbero sentirsi orgogliosi di quello che hanno fatto e quando lo scopriranno lo saranno perché adesso c’è l’euforia di aver vinto un campionato, ma quando si fermeranno a riflettere e rivivranno il giorno della nostra partenza, io ero seduto lì (indica un posto in tribuna, ndr) a vedere Torino-Padova (l’ultima giornata del campionato scorso, ndr) ed ero alla Sisport il giorno che abbiamo iniziato questa stagione, ecco se i giocatori si fermeranno un attimo, chiuderanno gli occhi e ripartiranno da questi due punti lì scopriranno di aver fatto qualche cosa di veramente importante. Questo per concludere il discorso dell’annata poi nei dettagli ci entreremo quando a fine campionato ci fermeremo a parlare”.
Ogbonna ha detto che il merito più grande lo ha lei e che se lui è rimasto è grazie a lei. Quindi per far sì che Angelo rimanga è lei che deve convincerlo.
“Non è questo il problema, ma ho detto durante l’anno che questo era un anno zero perché non ha senso andare in serie A se non si è capito che nel calcio non si può improvvisare, non si può vivere alla giornata. Abbiamo cercato di fare una squadra e ho dovuto confrontarmi con il presidente che ha avuto la pazienza di ascoltare e abbiamo formato un gruppo che avesse più o meno un senso e in serie B bastava, ma oggi in serie A bisogna essere ancora più dettagliati e quindi questo è l’anno zero, perché è quello che ci dà la possibilità di partire alla pari delle grandi, grandi significa le squadre che giocano in serie A, non parlo di Milan e Inter sia chiaro a scanso di equivoci, ed è chiaro che per rimanere in questa categoria e poi, perché le ambizioni del presidente non si limitano a quello, non si può avere tutto e subito perché il tutto e subito non lo si avrà mai nel calcio, ma se si inizia dalle fondamenta che sono il bagaglio di entusiasmo che questi giocatori hanno chiunque arriverà l’anno prossimo si dovrà confrontare con il loro entusiasmo e la loro voglia e allora credo che potranno esserci delle basi importanti, ma queste sono solo parole bisognerà fare i fatti. Però i fatti da farsi sono abbastanza chiari e si dovrà verificare cosa effettivamente si realizzerà”.
I giocatori che c’erano lo scorso campionato e sono rimasti in questo erano l’ombra di se stessi, mentre quest’anno sono diventati calciatori veri e sicuri di sé quindi è evidente che anche lei ha contribuito a questa metamorfosi.
“Questa è la mia terza promozione in serie A, Cagliari, Lecce e Torino e ne ho perse due-tre per un punto, ma è stata la più faticosa perché non c’era da fare solo calcio, ma tante cose. C’era da aiutare questi giocatori a sentirsi tali, c’era la necessità di capirli. Ci hanno messo del loro e io ci ho messo qualche cosa di mio però senza la loro disponibilità …. la risposta a chi la vuole capire e a chi segue il calcio l’ha data la gara di oggi: si è battuto il Modena con un gol di Oduamadi, che erano quattro partite che andava in tribuna, e uno di De Feudis che ha giocato pochissimo, però oggi hanno giocato ed erano presenti e hanno vinto la partita. Questo è quello che si intendeva quando si parlava di fare un gruppo, c’era l’abitudine all’io io, al Tizio, Caio e Sempronio. Come mai non gioca Paolo o perché gioca Francesco e si capisce che si era molto lontani da quello che è necessario per vincere, mentre invece nonostante le critiche, il chiacchiericcio e le mezze frasi abbiamo costruito un gruppo dove non ha importanza chi gioca, ma che tutti partecipano perché hanno voglia di vincere, di sentirsi da Toro e vogliono diventare sempre di più e questo senza un grande aiuto se devo essere sincero, non lo dico polemicamente lungi da me. Vorrei fare una riflessione: sono partite tre squadre con l’obbligo di vincere il campionato ossia la Sampdoria, il Padova e il Torino e la pressione per Padova e Sampdoria li ha distrutti nel girone d’andata, mentre noi siano stati in testa dalla prima all’ultima nonostante le dicerie che l’ultimo mese di Ventura è il peggiore e su sette partite abbiamo vinto sei volte e perso una, ma è stata la sconfitta di Pescara dove ci hanno asfaltato dimenticando che all’andata eravamo stati noi ad asfaltare loro e invece noi avevamo per la critica semplicemente vinto e c’era pure un gol in fuori gioco, sempre dettagli negativi e mai positivi. Siamo in testa dalla prima di campionato e il Pescara dei miracoli - che gioca un buon calcio e faccio i complimenti veri a Zeman e ai suoi giocatori, che sono di assoluto livello - nel mese di aprile ha perso quattro partite consecutive. La domanda che faccio è cosa sarebbe successo se il Torino avesse perso quattro partite di fila, la risposta ognuno se la può dare da solo. Quindi superare tutto questo è merito assolutamente della disponibilità dei calciatori che si sono violentati per calarsi in una mentalità diversa, per mettersi al servizio del compagno, per cancellare le vecchie abitudini e voler diventare dei giocatori del Torino. A loro dicevo se strada facendo si aumentano le conoscenze e voi lo capite non sarete più giocatori del Torino, ma da Torino, questo è il passaggio che abbiamo cercato di fare, questo per me è il vero motivo di orgoglio. Mi hanno chiesto se oggi ho gioito, sinceramente oggi non ho gioito più di tanto, ero molto più contento con il Sassuolo perché avevo capito che avremmo centrato l’obiettivo, ma ero contento soprattutto per i giocatori. Mi spiace solo che non hanno potuto festeggiare come avrebbero voluto perché non si è potuto darli in pasto ai tifosi presenti allo stadio poiché c’è stata invasione di campo, ma capisco anche dall’altro la voglia folle di festeggiare, hanno aspettato tanto e quindi è giusto che sia stato così”.
Festeggiamo anche il suo contratto, possiamo finalmente dire che guiderà il Torino anche la prossima stagione?
“Così ha detto il presidente, un biennale direi a occhio e croce, ma direi più a occhio che a croce, e a chi mi ha chiesto qual è il mio obiettivo del prossimo anno ho detto di riuscire ad arrivare alla fine di settembre perché sarei l’unico allenatore che con Cairo ha fatto un anno e tre mesi e questo sarebbe per me motivo di grande orgoglio e arrivare a fine settembre vorrebbe dire fare oltre alle amichevoli pre-campionato anche quattro gare di campionato che non sarebbe cosa da poco, quindi ci vediamo a fine settembre se tutto va bene”.