Torino, alla ricerca dell'amalgama
Il giorno dopo la conferenza stampa di Bianchi, che sancisce la fine della diatriba sull'amalgama della squadra, porta a qualche riflessione. Del genere: il bomber granata non ha scoperto l'acqua calda sabato, dopo la sconfitta di Pescara. Il concetto era semplice: se ogni anno si cambia allenatore e giocatori si deve ricominciare da capo e i meccanismi ci mettono più tempo a funzionare a dovere. C'era qualcosa di male in tutto ciò? Una polemica contro la società? Meglio dire un'osservazione, del genere creiamo uno zoccolo duro da cui partire. Bianchi non è andato assolutamente sopra le righe, anche perchè, è vero che ognuno deve mantenere i propri ruoli, ma lui ha dato una spiegazione da "giocatore". Se non segno è perchè non ricevo palloni utili, colpa forse della mancanza di una agile manovra comune, deve aver pensato e poi esternato Bianchi, in un'analisi corretta e precisa (in un buon italiano, ci ha tenuto a specificare il bomber).
Il problema, se mai, sta nelle parole di Petrachi, che ha bacchettato il giocatore attraverso i media, prima magari di sentire il giocatore e farsi spiegare da lui stesso cosa aveva detto (ma può essere che il direttore sia stato preso alla sprovvista e anche lui abbia risposto a caldo). Morale della favola, il povero Massimino l'amalgama pensava si potesse comprare, addirittura che fosse un giocatore ("Ditemi dove gioca e lo compro"), invece è un concetto astratto che vuole dire trovare l'unione delle forze, in una ricetta mescolare gli ingredienti giusti. La prima ciambella può uscire con il buco malfatto, ma poi, prendendoci la mano, diventerà sempre migliore.