Maxi dubbio, meglio titolare o no?
Nel pareggio con la Roma l’entrata di Maxi Lopez ha contribuito a cambiare radicalmente il volto offensivo del Toro, che fino a quel momento non aveva creato nessun problema al portiere giallorosso De Sanctis.
Quagliarella non è riuscito a trovare la posizione per impensierire la difesa avversaria, mentre Martinez subisce ancora la fisicità e la marcatura dei difensori italiani, meglio preparati rispetto a quelli che era abituato ad affrontare. La sua sostituzione ha fatto sì che entrasse un attaccante meno mobile ma più abile nel capire la partita: sull’azione del gol Maxi Lopez si fa trovare nella posizione migliore per semplificare il passaggio di Vives, staccandosi dalla marcatura stretta della coppia Astori-Manolas. La partita allora va innervosendosi, poiché la compagine capitolina vuole continuare la striscia di vittorie per cercare di raggiungere la Juventus ma soprattutto per mantenere il secondo posto; il Torino allora riprende a soffrire sotto il possesso palla romano, senza comunque avere mai grossi pericoli. L’importanza dell'argentino è stata quella di rallentare la manovra avversaria in possesso palla, spezzando il gioco spalle alla porta, alzando il baricentro del Torino e subendo falli dai giocatori giallorossi intenti ad anticiparlo.
Da sottolineare è ovviamente la differenza di età ed esperienza tra Maxi Lopez e Martinez. Il primo nasce calcisticamente nella “Cantera blaugrana”, il settore giovanile del Barcellona, mentre Martinez ha avuto esperienze solo nel campionato svizzero. Il peso specifico delle partite giocate dai due è nettamente più grande per l’argentino quindi, ma la freschezza e l’immaturità del ragazzo venezuelano sono comunque caratteristiche importanti.
Lo schema d’utilizzo dei due giocatori è semplice (ponendo ovviamente come fissa la titolarità di Quagliarella): se la partita richiede la vittoria (Athletic Bilbao e Zenit San Pietroburgo in primis) allora Maxi Lopez può garantire sicuramente migliori capacità sottoporta, mentre se il match dev’essere gestito più tatticamente allora il talentino venezuelano può essere più efficace. La motivazione di quest’ultima affermazione sta nel fatto che giocare contro un attaccante di movimento rapido e brevilineo mette a dura prova la resistenza mentale e fisica, rendendo difficile anche il posizionamento difensivo nella ormai consueta marcatura a zona. Il che porta a destabilizzare gli equilibri difensivi, regalando spazi e palle aperte all’altro attaccante (Quagliarella) o “preparando” i difensori all’inserimento dell’attaccante bravo nel segnare, stancandoli e modificando totalmente il giocatore che essi devono marcare. Un ulteriore motivazione per cui Martinez, malgrado il basso numero di gol segnati, continui a giocare molto spesso titolare è l’amore di Ventura per gli attaccanti con le sue caratteristiche, che gli permettono di utilizzare spesso schemi offensivi visti e rivisti più volte (uno-due con velo del primo attaccante per superare la difesa in linea).
La partita contro la Roma non essendo una partita dai tre punti obbligati si presentava come una sfida dalle tante difficoltà, che doveva essere affrontata con grande attenzione ai dettagli e gran rigore tattico; Ventura ha dunque scelto Martinez per destabilizzare la difesa giallorossa, che rimane una delle migliori del campionato, per poi colpirla dopo lo svantaggio arrivato grazie al rigore di Florenzi.