Maresca e tutto il resto, riflessioni sulla filosofia granata

Emanuele Gamba riflette sulla filosofia del Torino.
24.08.2013 13:18 di  Marina Beccuti   vedi letture
Maresca e tutto il resto, riflessioni sulla filosofia granata
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Riflettiamo. Criticare prima che parta il campionato, dopo essere stati eliminati dalla Tim Cup, forse è prematuro, ma qui non si tratta di ragionare sulla squadra, di come giocherà, che posizione prenderà in campionato e così via. Qui si tratta di seguire la logica granata, la sua filosofia, perchè essere del Toro non significa solo tifare, seguire la squadra allo stadio o in pay-per-view, si tratta di un'idea di vita che nessuno scalzerà mai, costi quel che costi. Se vuoi essere degno del Toro chiunque si deve adeguare a queste caratteristiche. Persino Cimminelli, che faceva lo sbruffone con Superga, c'era arrivato, mettendo gente come Zaccarelli, gran signore oltre che bravo conoscitore di calcio, al posto giusto. Oggi invece stiamo assistendo ad una specie di guerra psicologica tra i tifosi e la dirigenza. Che non riguarda solo la "provocazione" di Maresca, ma altre cose.

Già Maresca, ragioniamoci sopra, possiamo anche sorvolare sul fatto che è stato alla Juve e ha anche l'impronta bianconera nel suo dna, le corna danno fastidio, ma si potrebbe anche soprassedere se fosse un giocatore utile alla causa, che dico, uno alla Cuadrado per esempio, un giocatore che ti cambia il volto delle partite. Ma che curriculum ha Maresca da creare così tanto interesse nel Torino? E non è stato manco al Bari, fatto che avrebbe potuto giustificare certe scelte. Maresca ha militato bensì alla Fiorentina, dunque ha vestito i panni della tifoseria gemellata, anzi, i supporter viola gli avevano fatto un rito purificatore per togliergli la juventinità dentro, poi l'hanno accettato anche se con qualche mugugno. Tuttavia non ha lasciato un grande ricordo per le sue giocate.

E qui arriva il pezzo che ha scritto Emanuele Gamba su Repubblica, una delle firme più importanti del giornalismo italiano e anche tifoso granata, che non dice che cambierà squadra se arriva Maresca, ma fa un'analisi più profonda. Comincia con "Ha ragione Ventura: a Torino non si può fare calcio. I tifosi granata si lamentano di tutto, che screanzati. Si tarocca un pareggio, e fischiano. Si compra una mezza dozzina di giocatori invischiati nel calcioscommesse, e s’indignano. Si scarica il capitano, e mugugnano. Si vende il vice-capitano alla rivale cittadina, e borbottano. Si tenta di comprare Maresca, e sbacaliscono. Che palle, ’sti granata: sognano il Filadelfia, rimpiangono il settore giovanile, s’aggrappano alle radici, sfoderano parole impolverate come etica e dignità, non gliene va mai bene una. Cosa c’è di male, in fondo, ad aggiungere agli sfregi degli ultimi anni anche l’ingaggio di un centrocampista in chiara parabola discendente, messo fuori rosa dal suo club di appartenenza (la Samp, non il Bayern) e celebre per avere sfottuto in diretta la curva Maratona?". Chiara l'ironia, velata di tristezza.

Gamba poi prosegue: "Insomma: lasciateli lavorare, Cairo e Ventura. Lasciateli in pace anche se sembra che, appena scoprono qualcosa che possa dare fastidio alla gente del Toro, si impegnino pervicacemente a perseguirla. La tifoseria granata sarà anche piena di insopportabili rompiscatole, ma il presidente e l’allenatore devono rassegnarsi all’idea che la clientela cui si rivolgono è quella, e non apprezza le pastette, le partite vendute, le omesse denunce e nemmeno le prese in giro. La netta sensazione è che a Cairo (e a Ventura, di conseguenza) interessi soltanto tenere in piedi una squadra che resti in qualche modo in serie A e che, dunque, garantisca visibilità, frequentazioni e, soprattutto, diritti televisivi: di tutto il resto, cari tifosi, infischiatevene. Altrimenti presidente e allenatore s’offendono. (Emanuele Gamba, La Repubblica).

Morale? E' giusto guardare avanti e modernizzare il Toro alle esigenze attuali, ma senza scavalcare quel sentimento che finora ha permesso al Torino di rimanere famoso nel mondo e di non crollare mai, anche di fronte a tragedie e fallimenti. Questa è la vera forza del Toro, la sua filosofia e, che piaccia o meno, la storia non si può cambiare.