Il Borsino dei granata
Flavio Bacile
Chi sale
Rosina: un gol da fuoriclasse, che rilancia il Toro, rilancia se stesso, mantiene aperta la salvezza per i granata. Erano anni che il Toro non segnava un gol su punizione, nonostante che in rosa gli specialisti non sono mai mancati. Di lui ho sempre la stessa stima, continui così, profilo basso, lavoro e un sorriso che non può mai mancare. Ora avanti con il Genoa, il bis è dietro l’angolo.
Bianchi: anche lui ci regala un super gol, e meno male, come lui stesso aveva ammesso il gol fallito contro il Bologna gli era restato in testa per tutta la settimana, ed in questo momento non ci possiamo permetter niente di negativo, anche nei pensieri. Indubbiamente è un ragazzo corretto, aver ammesso pubblicamente che per cinque mesi ha faticato più del dovuto, ringraziando compagni e società per l’aiuto ricevuto, è un bel gesto.
Stellone: l’ho detto per primo, e ne rivendico la paternità, avesse anche un rapporto più facile con il gol sarebbe un campione assoluto. Per il Toro, quando è in forma, diventa fondamentale e insostituibile. Mi sbilancio, contro il Genoa segna lui.
Sereni: incertezze è vero, ma una paratona che tiene a galla il Toro. Anche lui ha vissuto una stagione travagliata, ma vederlo più sereno tra i pali, sorridere e ringraziare il cielo sul secondo tentativo di autogol di Stellone, mi fa pensare che fisicamente e moralmente si sente al top.
Franceschini: altra prestazione di sostanza per questo ragazzo ripescato da Camolese. Gli manca il suo gemello difensivo, cioè Natali, all’inizio soffre un pochino, poi torna a macinare quantità e sostanza, e tra botte prese e date, questa volta è lui ad avere il conto in rosso. La rivelazione di questo finale di campionato.
Ogbonna: stravedo per questo ragazzo, lo ammetto, ma lui, sia da centrale, dove può diventare il più forte in Italia lavorando con costanza, senza montarsi la testa, sia da terzino, non tradisce mai. Entra in un momento delicatissimo, e con la forza di un veterano sbroglia matasse e ricuce una tela che si stava strappando. Un gol di testa, su calcio d’angolo lo deve regalare a noi tutti, e anche a se stesso per coronare al meglio questa sua stagione.
Pisano: chiaramente ha giocato meglio nel secondo tempo, nel suo ruolo, che non nella prima frazione, dove da terzo centrale mi è sembrato un po’ troppo morbido. Nella sostanza non mi è dispiaciuto, anzi rivederlo in campo, più cattivo del solito, è stata un’esperienza che vorrei rivivere più spesso. Ho l’impressione che abbia anche un buon sinistro dalla distanza, lo faccia più spesso.
Stabili
Barone: nel bene e nel male si conferma tra i più propositivi del centrocampo granata. Nella realtà l’ho trovato troppo timido, alle volte anche troppo scolastico, con appoggi all’indietro di sicurezza, e palle facili appoggiate all’esterno più vicino, senza mai rischiare nulla. Ma, non posso negare il lavoro fatto durante i novanta minuti, in un continuo cucire tra difesa e centrocampo.
Colombo: soffre, e molto, durante tutta la partita, limita le sue proiezioni offensive al minimo, e per poco non combina il pasticciaccio in area di rigore. Ma corre, s’impegna, lotta e suda fino allo stremo delle forze, con risultati alla fine positivi.
Chi scende
Pratali: sinceramente mi dispiace doverne bocciare la prestazione, in questo momento avrebbe bisogno del massimo apporto, ma sul campo, la sua involuzione è stata lampante, persino in certe chiusure che gli appartengono. Impacciato e lento, sicuramente bloccato dalla paura di sbagliare, in una partita che significava molto per il Toro, quindi anche per lui.
Rubin: dieci minuti ottimi, trentacinque molto meno positivi. Lo ripeto, uno con le sue doti fisiche, non può assolutamente limitarsi a crossare dalla trequarti, cosa che gli ho visto fare anche a Napoli. Deve forzatamente cercare il fondo, l’area di rigore e anche la porta. È un talento, questo è indubbio, alla volte frenato, non so, se dal carattere o dalle disposizioni tattiche, ma comunque sempre frenato.
Abate: inizia benissimo, si fa vedere al tiro e spesso tenta la giocata. Poi succede l’impensabile, arretra di quindici metri il suo raggio d’azione e si fa vedere di rado in fase offensiva.
Da recuperare per la partita contro il Genoa, permettendogli di fare, quello che sa fare, più spesso.
Dzemaili: entra poco nel vivo del gioco, si sacrifica invece in un gioco di copertura che ne limita il suo apporto alla fase offensiva. L’ho visto stanco, spero di sbagliarmi, perché un ottimo Dzemaili serve come il pane a questo Torino, ma lui, che ne ha le possibilità deve osare di più.
Diana: non mi è proprio piaciuto.