Così è finita l'era Bianchi

20.05.2013 16:18 di  Marina Beccuti   vedi letture
Così è finita l'era Bianchi
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© foto di Federico De Luca

Per cominciare poniamoci sempre delle domande, che non necessariamente possono avere delle risposte. Esistono ancora i sentimenti nel calcio? Verrebbe subito da rispondere no, ma c'è ancora qualcuno che ci crede e, per esempio, i tifosi granata sono tra questi. Per anni, anzi secoli, sbeffeggiati dalla sorte, sono rimasti vivi nella loro storia, sempre a testa alta al cospetto delle tragedie e anche degli affabulatori di turno. Hanno amato giocatori fino a farli diventare dei veri e propri miti, per fortuna alcuni viventi, come Pulici, il bomber per antonomasia, colui che raccolse l'eredità di due immortali come Ferrini e Meroni, parlando sempre del periodo post Superga. Poi ci sono stati lunghi periodi di buio pesto, soprattutto con Cimminelli, culminati nel fallimento. L'arrivo di Cairo ridiede nuova linfa alla società, ma nessun giocatore era entrato di diritto nella storia granata recente, con tutto rispetto per le centinaia di giocatori che hanno indossato la maglia granata dal 2005 ad ora, come Rolando Bianchi. Domenica sera c'è stata l'apotesi della commozione, della passione, dell'amore, del dolore e anche della rabbia per il suo addio, che ha fatto effetto anche fuori dalle mura dell'Olimpico. Tutte le redazioni sportive ne hanno parlato, domandandosi perchè si è scelto di lasciare partire il capitano, incomprensibile ai più. Si è capita una cosa: che la generosità del pubblico granata è impari a come viene trattato, il calcio vive le sue stategie, ma il sentimenti di questi tifosi non avranno mai prezzo, sono gratuite per chi li sa conquistare con coraggio, dedizione, passione, comprensione di un ambiente che resterà sempre diverso dagli altri.

Bianchi è stato il primo ed unico finora ad aver sposato questa causa dopo decenni. Si è passati da Pulici a lui, bypassando tanti altri giocatori meritevoli, ma che non sono entrati con questa prepotenza nel cuore della gente. Sarebbe un fenomeno da studiare, ma noi siamo gente semplice e ci accontentiamo di guardarci negli occhi, scoprire una lacrima che ci fa sentire più uniti dopo domenica sera. Qualcuno ha vinto la sua battaglia, ma non la guerra, se il presidente vuole ripartire lo faccia fino in fondo, chissà, magari è la volta buona che un progetto decolla. In fondo la Fiorentina l'anno scorso rischiò la retrocessione e quest'anno è stata ad un passo dalla Champions League, che avrebbe meritato, ma il Milan politicamente è troppo forte. In estate fece una vera e propria rivoluzione, trovando le giuste sinergie.

Noi a Rolly diciamo solo arrivederci, ora andrà a divertirsi altrove (l'ha detto lui ieri sera), ma resterà sempre un figlio della famiglia granata e come quello prodigo tornerà e finalmente potremo asciugarci quella lacrima rimasta bloccata nei nostri occhi, figlia anche dell'incomprensione del perchè si è lasciato partire questo giovane uomo che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rimanere. Il calcio è strano, ma noi, comunque vada, saremo sempre fieri di Bianchi e dei nostri sentimenti, forse antichi, antiquati, naif, ma sinceri. Parlano anche i numeri: 77 volte grazie, per i suoi gol, ma lui è diventato grande non solo per questo, ma perchè ha dato qualcosa in più oltre alle sue reti. Poi si sa, non tutti la pensano così...