Coppola: "Il gioco di Ventura esalta il ruolo del portiere"

Il gruppo ha permesso ai nuovi di inserirsi agevolmente. E' bello sentire sulla pelle l'importanza della piazza. Parlare in campo serve a migliorare gli automatismi e l'intesa. Dobbiamo creare i presupposti per fare bene.
21.07.2011 15:20 di Elena Rossin   vedi letture
Coppola: "Il gioco di Ventura esalta il ruolo del portiere"
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© foto di Federico De Luca

Ferdinando Coppola in conferenza stampa rispondendo alle domande dei giornalisti presenti si è fatto conoscere ed ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto ad accettare di giocare nel Torino.

La sua prima impressione sul Torino?
“Quello che mi avevano detto sulla passione dei tifosi per questa maglia e della voglia di riscatto che avrei trovato le ho riscontrate e percepite da subito. Mi auguro che i tifosi possano gioire quest’anno e togliersi, insieme a noi, tante soddisfazioni”.

Alcuni calciatori dicono che giocare nel Torino vuol dire sentire addosso tanta pressione, lei l’ha percepita sebbene sia arrivato da poco?
“C’è delusione per i due anni trascorsi in B e questo forse determina un po’ di pressione. Torino è una piazza importante che ha tantissimi tifosi, ma sinceramente è bello per un giocatore avvertire sulla pelle queste sensazioni”.

Stando a quanto ha visto in questi primi giorni ci sono i presupposti per il Torino di fare un campionato come quello dello scorso anno del Siena?
“I presupposti li dobbiamo creare noi. Al momento, dopo i primi giorni di ritiro, c’è sicuramente la voglia di fare bene: per qualcuno c’è voglia di riscatto, per qualcun altro voglia di riconfermarsi. Queste sono componenti importanti dalle quali partire. Dovremmo, secondo me, vivere un po’ più alla giornata, l’obiettivo è lì e dobbiamo lavorare per raggiungerlo costruendo giorno dopo giorno il nostro percorso”.

Il modo di giocare a calcio di Ventura parte dal portiere, lei si sente particolarmente responsabilizzato?
“Negli ultimi anni il portiere è chiamato in causa più per i piedi che per le mani. E’ ovvio che principalmente bisogna parare. Il mister ha questa esigenza e io sono contento, l’ho già fatto lo scorso anno a Siena e spero di ripetermi sui livelli del campionato passato”.

Qual è il piede con il quale preferisce calciare?
“Io sono destro, però se capita di dover calciare con il sinistro lo faccio tranquillamente”.

Ieri nella prima partita ufficiale con il Sappada abbiamo sentito che parla molto con la sua difesa, questo vuol dire che si è già integrato?
“Devo dire che è un gruppo eccezionale e che ha permesso a noi nuovi di inserirci agevolmente e questo è fondamentale per costruire qualche cosa di importante. L’aspetto del chiacchierare in partita favorisce il trovare gli automatismi e l’intesa e mi auguro di affinare questi aspetti sempre di più. Ovviamente più ci aiutiamo in campo meglio è”.

Ventura fa svolgere una preparazione molto intensa. Lei nei suoi passati ritiri era abituato così o ci sono delle differenze con gli allenamenti che ha svolto con altri mister?
“Ogni allenatore ha le sue idee e imposta il lavoro in base a quello che vorrà proporre in campionato. I ritiri sono duri a prescindere, perché c’è la lontananza dalla famiglia e doppi allenamenti per un bel po’ di tempo, ma siamo qui per questo. Sappiamo tutti che sono giorni importanti per mettere fieno in cascina e per gettare le basi per questo campionato”.

Cosa pensa del suo giovane collega Gomis?
“Innanzi tutto siamo in tre, non c’è solo Gomis, ma anche Morello. Mi hanno parlato bene di Lys, ha un bel caratterino è una persona simpatica, è ovviamente giovane. Per quanto mi riguarda spero che allenandosi con me ci si possa aiutare a vicenda e crescere tutti, qualche consiglio, se lui lo accetterà, glielo darò volentieri. Siamo allenati da Zinetti che è un ottimo allenatore e ha esperienza da vendere. Io auguro a Gomis visto che il campionato è lungo di trovare il suo spazio e potrà farlo se sarà, come si suol dire, sul pezzo”.

Stando alla sua esperienza Gomis è pronto per il campionato di B?
“Il campo dirà se è pronto per la B. La gavetta e l’esperienza bisogna farle. Si deve allenare e deve essere concentrato in modo da dimostrarsi pronto per poter sfruttare l’occasione quando arriverà e lo farà sicuramente”.

Lo scorso anno con il Siena ha conquistato la serie A. Che cosa l’ha spinta ad accettare di giocare nel Torino e di conseguenza disputare un’altra stagione in B anziché puntare ad un ingaggio nella massima divisione?
“C’erano delle situazioni in gioco sulle quali stavo lavorando ed effettivamente ero in attesa di alcune chiamate. Il direttore Petrachi una sera mi ha telefonato prospettandomi questa possibilità. Sinceramente il progetto mi ha affascinato e tecnicamente mi dava l’opportunità di continuare a fare quello che avevo fatto l’anno scorso a Siena per il modo di interpretare il ruolo da parte di Ventura. Il fascino della maglia non mi era indifferente. Queste sono tutte componenti che mi hanno spinto a dire di sì. Abbiamo dovuto quasi agire di fretta perché, ripeto, c’erano altre opportunità ed essendo di proprietà del Milan la società rossonera aveva altri contatti e mi stava spingendo verso altre direzioni. Così il giorno dopo la telefonata che mi aveva fatto Petrachi sono andato a Milano, non dico per fare una forzatura, ma con il direttore siamo stati un bel po’ nella sede del Milan per convincerli a farmi indossare la maglia granata”.

Per finire una curiosità: con chi divide la stanza in albergo?
“Sono da solo”.