Cairo, un passo avanti sbagliato
Il presidente granata non ha resistito ad essere ancora protagonista, nonostante i buoni propositi di rintanarsi dietro le quinte e far lavorare i collaboratori secondo le competenze. Ha voluto metterci la faccia negli abbonamenti e sta fallendo in pieno. Forse non ha capito che, in mezzo ai tanti tifosi che ancora credono in lui, soprattutto perchè sanno che all'orizzonte non si affaccia nessuno, ce ne sono altrettanti che lo contestano, anche se non in modo plateale. Il "Cairo vattene", storia già vista con Cimminelli, non funziona, è uno slogan banale che serve a poco. Meglio non abbonarsi, fa più presa l'assenza, che significa anche presa di coscienza. E' una specie di passaparola tra i gruppi organizzati, lasciando a ciascun tifoso il libero arbitrio. Non è solo una questione di mancati risultati, della retrocessione, riguarda il rapporto società e tifoseria organizzata, con Cairo che non ha mai accettato un dialogo costante con il CCTC, preferendo il contatto con i singoli tifosi, più malleabili dei gruppi organizzati.
Cairo, imprenditore del ramo della comunicazione, non ha ancora capito come si dialoga nel calcio, continua a fare errori su errori, non ha nemmeno qualcuno nello staff dirigenziale in grado di sopperire a questo, non gli interessa. Probabilmente nessuno ha consigliato a Cairo di mettere la sua faccia per la campagna abbonamenti, dev'essere stata un'idea sua, senza rendersi conto che in questo momento la sua immagine non aiuta ad alzare la passione per il Toro. Era molto meglio scegliere una velina vestita in modo succinto, almeno avrebbe aiutato la fantasia dei tifosi a dimenticare le difficoltà granata.
Non solo, secondo i tifosi, i prezzi degli abbonamenti non sono poi così popolari, dunque con la crisi e il sospetto di vivere le solite stagioni tormentate, la gente granata preferisce aspettare di vedere come si evolve la situazione, anche perchè al momento non ci sono nemmeno certezze sull'undici che scenderà in campo. Alle prime vittorie e con Colantuono al comando, gli spettatori torneranno allo stadio, a patto che Cairo faccia davvero quel passo indietro promesso e che invece di farsi vedere in prima persona su giornali e tv cominci a dialogare con la tifoseria organizzata.